Un anno difficile (Prologo)

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La maggior parte dei personaggi qui trattati non mi appartengono, ma sono proprietà di Yumiko Igarashi; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Era passato poco più di un anno dal loro ritorno in Australia. Tutto era rimasto come lo avevano lasciato. La loro amata fattoria aveva risentito di questa lunga assenza e lo zio Kevin, nonostante la fatica, nonostante le due fattorie di cui occuparsi, era riuscito comunque a prendersene cura.

Ebbe un sussulto che mise a dura prova il suo vecchio cuore quando li vide lì, davanti la porta della sua casa, mentre si prestavano a cingerlo forte in quel meraviglioso abbraccio, felici di essere tornati, di sentirsi finalmente al sicuro, a casa.

Li trovò completamente cambiati, cresciuti sì, ma tanto tanto cambiati. Non riconosceva più in loro quei ragazzi di un tempo, i suoi tre nipotini. Adesso, di fronte a sé, si ritrovava solo tre persone che erano cresciute sì come fratelli, ma ormai così profondamente diversi e distanti anni luce da quello che erano un tempo. Ciò che era accaduto loro in Inghilterra li aveva segnati per sempre e nel profondo, un'esperienza troppo grande per dei giovani ragazzi nati e cresciuti nella semplicità di una fattoria australiana.

Lo zio Kevin, da quando erano tornati, li osservava giorno dopo giorno, cogliendo i profondi cambiamenti in ognuno di loro. Arthur, in particolare, aveva faticato parecchio a riprendersi dalle lunghe torture a cui era stato sottoposto. Nonostante l'aria di casa, il ragazzo non riusciva a lasciarsi alle spalle la dolorosa esperienza. Proprio non vi riusciva, nonostante suo fratello fosse lì, con lui, a sostenerlo tutti i santi giorni; e nonostante Georgie, che aveva scelto di ritornare con loro in Australia, abbandonando persino il padre appena ritrovato. Tutto questo per loro, per vivere la sua vita insieme a loro, ai suoi adorati fratelli.

Arthur, però, non riusciva a dimenticare, l'orrore vissuto lo aveva segnato sul corpo, ma anche e soprattutto nell'animo e ne era uscito fortemente provato.
Le sue giornate "tipo" erano scandite da intervalli di serenità apparente e improvvisi attacchi di panico a cui succedevano momenti di totale distacco dalla realtà che lo circondava. Il problema era che non riusciva a controllarsi, tutto ciò era per lui imprevedibile, qualunque cosa stesse facendo, in qualsiasi momento, quando un attacco lo coglieva non poteva far nulla per impedirlo, se non cedere al dolore, un dolore paragonabile a quello di una lama conficcata nella testa, che lo stremava al punto di farlo accasciare a terra tremante in un bagno di sudore.

E le notti... beh... le notti erano anche peggio. Gli incubi lo tormentavano.
Lo zio Kevin non aveva mai saputo i dettagli di quello che aveva subito durante la sua lunga prigionia. Il ragazzo non era ancora riuscito a confidarsi con lui fino a tal punto e probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Era chiuso come un riccio ed era piuttosto evidente che ciò che lo angosciava era qualcosa che non poteva essere curato da una semplice chiacchierata con il suo vecchio zio, perché ciò che aveva vissuto gli aveva lacerato l'anima così profondamente che non gli sarebbe bastata tutta una vita per risanarla.

"Povero ragazzo.." ripetè tra sé mentre lo osservava intento a badare alle pecore. Per fortuna il lavoro alla fattoria lo teneva parecchio occupato e nonostante la fatica, quelli erano gli unici momenti in cui lo vedeva veramente sereno e lontano dai mostri che lo perseguitavano giorno e notte.

Lo zio Kevin si sentiva impotente, vecchio, stanco. Non avrebbe mai mollato, di questo era certo, ma sentiva di non avere più la forza e l'energia di un tempo per badare a quei ragazzi.
Ragazzi! In effetti osservandoli non lo erano più. Non lo era più sicuramente Abel. Più l'osservava più si rendeva conto che l'uomo che aveva di fronte non aveva più nulla in comune con il giovane impetuoso, irruento, irresponsabile di anni addietro che gli procurava solo dei grattacapi. Assomigliava tremendamente al padre, lo stesso fisico slanciato, le spalle larghe, persino la muscolatura era la medesima, ma ciò che li accomunava maggiormente era la stessa capacità di infondere sicurezza in coloro che gli stavano accanto, la stessa immagine di uomo solido e integro sul quale poter contare.
Lo zio era sinceramente colpito da questo nuovo Abel. Anche lui si sentiva al sicuro e rincuorato dal fatto che il maggiore dei suoi nipoti era lì con lui, pronto ad aiutarlo.
Sì! su di lui poteva davvero contare ed era sicuro che non avrebbe mai più lasciato da solo suo fratello, lo avrebbe piuttosto sostenuto per tutta la vita.
Gli avevano raccontato di ciò che era accaduto in Inghilterra, del suo sacrificio per salvarlo, di come si era sostituito a lui in quella cella e di come aveva rischiato di morire a sua volta, perché condannato per aver ucciso il mostro che lo aveva torturato.
Sì, Abel era proprio cambiato.
Aveva notato come i suoi occhi si posavano sempre su Arthur, come vegliava su di lui ogni istante della giornata, e lo faceva con tutta la discrezione che poteva, senza mai farsene accorgere.

Odi et amo. Storia di tre anime tormentateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora