Non solo i pesci... vengono a galla!

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Era una giornata insolitamente fredda quella in cui si tenne il funerale. Sebbene fosse ancora estate, quel giorno la temperatura era scesa e il grigiore del cielo non prometteva nulla di buono. Di lì a poco si sarebbe scatenata una tempesta.

Un infarto. Il medico non aveva avuto dubbi riguardo la causa del decesso.
Il povero zio Kevin era morto così, nel sonno. Non era troppo avanti negli anni, ma allo stesso tempo non si poteva dire che fosse un giovinetto. Lo stress e il troppo lavoro, accumulatosi negli ultimi tempi, probabilmente avevano messo a dura prova il suo cuore già malato da tempo.
Arthur e Georgie, rimasti vicino l'uno accanto all'altra per tutta la funzione, erano entrambi in balia del rammarico e dei sensi di colpa verso il loro amato zio. Aveva nascosto loro la verità e come sempre aveva anteposto le loro esigenze alle sue, trascurando se stesso, la sua salute.
La giovane donna, in particolare, quel giorno appariva fortemente provata. Il suo viso era sciupato, i suoi magnifici occhi verdi cerchiati da profonde occhiaie, i folti capelli biondi raccolti in una coda, privi di quella lucentezza che solitamente emanavano. Tutto in lei esalava l'amara tristezza in cui versava ormai la sua vita e quella perdita improvvisa, unita alla fuga di Abel, aveva reso insopportabile ogni cosa.

La funzione si era svolta in forma molto semplice e riservata, ma fu lo stesso molto commovente. In pochi si unirono al cordoglio di quegli sfortunati ragazzi. Lowell, sorella Kate, un paio di amici di vecchia data dello zio e infine la signora Potter.

Junior per tutto il tempo era rimasto accucciato accanto alla tomba del suo padrone, non muovendosi neppure quando la funzione fu conclusa, rimanendo dov'era, rendendo vano ogni tentativo di portarlo via.
Lo avrebbero ritrovato una settimana dopo, proprio dove lo avevano lasciato.
Non aveva voluto abbandonare il suo padrone. Fino alla fine era rimasto accanto a lui, lasciandosi lentamente morire.
In questo modo ebbe così termine la vita del "Barone William Adam Junior, amico fedele e compagno di avventure", come recitava l'iscrizione sulla piccola lapide che Georgie aveva provveduto a far collocare accanto a quella dello zio.

Dopo il funerale, tutti i presenti si separarono tacitamente. L'assenza di Abel, tuttavia, non era passata inosservata e sia sorella Kate che la signora Potter non si erano risparmiate nelle domande.
Secondo la versione ufficiale si era trattata di una partenza improvvisa, precedente la morte dello zio, un'opportunità di lavoro importante.
Ovviamente erano stati attenti a non menzionare il nome di Victor. Questo avrebbe potuto destare sospetti e non potevano rischiare così tanto. Nessuno al villaggio insomma doveva sapere della loro reciproca fuga e, nonostante l'iniziale imbarazzo, la bugia sembrava aver ben attecchito, permettendo loro di chiudere quella giornata senza ulteriori grattacapi.


Una settimana dopo, nei pressi del villaggio...prime ore del mattino...

- Forza, cerchiamo di sbrigarci, il cielo anche oggi non sembra promettere nulla di buono e dopo la pioggia di stanotte, il lago si è parecchio ingrossato. Dobbiamo fare molta attenzione. Figliolo, diamoci una mossa e recuperiamo in fretta le reti."
- Va bene, ma ho paura che così facendo rischio di strapparle. Cavolo, la corrente le ha spostate e in questo punto sembra proprio che si siano incagliate. C'è qualcosa che le blocca!"
- Sarà qualche tronco rimasto impigliato, con una tempesta incessante come questa dev'essere finito di tutto nel lago. Aspetta, ti do una mano!"
- Ok, al mio via!"
All'unisono diedero un forte strattone e questo si rivelò efficace riuscendo finalmente a liberarle. Tirandole su, però, qualcosa di strano emerse assieme ad esse, completamente ricoperta di alghe e detriti di ogni genere.
- E questo che diavolo è?"


Qualche ora più tardi...

- Due pescatori?"
- Sì, un padre e suo figlio. Si tratta di brava gente, che tira avanti contando sui pochi guadagni che gli frutta la pesca, direi totalmente estranea a questo caso. Solo una giornata di pesca andata veramente storta! Diamine, che situazione!". Si grattò la testa e si asciugò la fronte sudata, prima di ricoprire nuovamente naso e bocca con lo stesso fazzoletto. Il fetore emanato era tale che più volte aveva dovuto allontanarsi di qualche metro, in preda ai conati di vomito.
Osservava nel frattempo il suo strano collega, chino sul cadavere, intento ad osservarlo e a scrutarne chissà cosa. In effetti si chiedeva cosa ci fosse rimasto ormai da esaminare. Quel corpo era ridotto in tali pessime condizioni, che era impossibile riuscire a capirci qualcosa. E poi! Come diavolo faceva a stargli così vicino? Quell'uomo doveva possedere proprio uno stomaco di ferro.
Alzò gli occhi al cielo che si stava nuovamente ingrigendo. Forse era il caso di darsi una mossa, non voleva ritrovarsi coinvolto nella tempesta e col rischio che il lago esondasse.
Decise quindi di prendere parola per accelerare i tempi.
- A prima occhiata, pare che si tratti proprio di quel ragazzo. I pochi stracci che gli sono rimasti addosso sembrano corrispondere alla descrizione che mi è stata fatta. Non so cosa ne pensa, collega, ma secondo me questa ha tutta l'aria di essere stata una bevuta finita veramente male, uno spiacevole incidente insomma. Probabilmente era così ubriaco che non si è accorto di niente. Sarà scivolato, avrà battuto la testa e le acque torbide del lago avranno fatto il resto."
Soddisfatto e compiaciuto di se stesso per quella che riteneva essere senza dubbio una centrata e risolutiva visione dei fatti, si volse verso il collega che dal canto suo sembrava non aver ascoltato neppure una parola.
Deluso, lo vide rovistare tra i vestiti del cadavere e nel vederglielo fare ci mancava poco che gli vomitasse addosso.
Ma qualcosa che tirò fuori richiamò nuovamente la sua attenzione.

- Uhm... un ubriaco che accidentalmente si è infilato queste tra i vestiti e subito dopo, sempre accidentalmente, è caduto nel lago! Sì... dev'essere andata proprio così!".
Ed eccolo di nuovo riapparire, quell'odioso quanto terrificante ghigno sul suo volto.


Nel tardo pomeriggio.. dello stesso giorno, in città...

- Diamine! Sono giorni che ce ne stiamo nascosti in questa topaia e chissà per quanto ancora dovremo starci?"
- Smettila di lamentarti, non riesco più a sopportarti! La tempesta non accenna a placarsi e le navi sono tutte bloccate al porto, non possiamo farci nulla! Dobbiamo starcene tranquilli e aspettare che si plachi. Sono sicuro che sarà così solo per qualche giorno e allora finalmente potremo salpare."
Victor annuì senza più aggiungere altro. Sapeva che Abel aveva ragione, la sua esperienza da marinaio non era da sottovalutare e poteva fidarsi di lui. Nella loro situazione, poi, non potevano fare altro che starsene buoni e attendere che le condizioni del mare fossero migliori per poter finalmente partire.
Ma per lui stare lì rinchiuso era peggio di quanto il suo amico potesse solo immaginare e anche se questi aveva sperimentato la prigione, la sua esperienza in Inghilterra era ben lontana dalla sua.
Erano stati cinque, lunghissimi anni, vissuti tra gli stenti, giorno dopo giorno trascorso alla mercè dei peggiori criminali d'Australia.
Era stato un incubo, difficile da dimenticare dall'oggi al domani, e adesso rimanere anche solo per poco tempo in uno spazio così piccolo e angusto non era per niente facile. Troppi spiacevoli ricordi assalivano la sua mente e si sentiva come un animale in gabbia.

Doveva uscire da lì, prendere aria. Aveva bisogno di svagarsi un po' e tentò nuovamente di convincere il suo amico.
- Dannazione Abel! almeno questa notte usciamo per qualche ora, cambiamo aria! Facciamoci una bevuta, troviamoci un paio di donne.. cerchiamo insomma di spassarcela! Se rimango un minuto di più in questo posto, finisco per andar di matto! ".
Ok, il suo era stato solo un tentativo, vano, ma pur sempre un tentativo, e doveva almeno provarci.
Non ricevendo alcuna risposta dall'amico, decise quindi di lasciar perdere e sbuffando si sedette al tavolo, ricominciando l'ennesimo solitario diventato ormai l'unico diversivo in quelle lunghe giornate d'attesa. Ma dopo qualche minuto...
-Aah, al diavolo! Non resisto più! Amico, tu fa' come vuoi. Io vado a farmi un giro." Esasperato lanciò le carte sul tavolo e senza più esitare indossò il mantello dirigendosi verso la porta d'uscita.
- Sei proprio sicuro di non voler venire? Ti farebbe bene, sai! Beh... fa' come vuoi!". Non ricevendo nuovamente alcuna risposta, infastidito uscì sbattendo la porta.

La tempesta imperversava sulla città e la pioggia cadeva così fitta che a stento si riusciva a intravedere il porto, nonostante l'alloggio di fortuna che avevano trovato fosse a breve distanza.

Abel continuava in silenzio a guardare fuori dalla finestra, con lo sguardo perso nel nulla, immerso come al solito nei suoi pensieri. Non si curò molto di Victor, sarebbe stato del tutto inutile cercare di fermarlo.
A lungo, da quella notte, non aveva fatto altro che pensare a ciò che era successo e si era chiesto più e più volte se la sua fosse stata la decisione giusta.
Non andava fiero di averla abbandonata lì, senza dire una parola. Ma era stato costretto a farlo. Almeno questo era ciò che continuava a ripetersi per convincersene.

Ancora non riusciva a credere a ciò che era successo tra loro, nonostante ogni immagine di quell'assurda notte continuava a scorrere una dopo l'altra nella sua mente. E man mano che esse procedevano, il suo cuore acquisiva maggiore consapevolezza di ciò che era avvenuto. Lei lo amava.
Certo, queste parole non erano mai venute fuori dalla sua bocca, ma non era stato necessario, perché quel bacio gliel'aveva dichiarato mettendo a tacere ogni dubbio.

Quando si erano sopiti, stretti l'una nelle braccia dell'altro, per tutto il tempo non era riuscito a chiudere occhio. Non aveva potuto, pensieri contrastanti gliel'avevano impedito.
Alla felicità di avere finalmente tra le braccia la donna che amava, si era infatti aggiunta l'angoscia di dover prendere, di lì a poco, la decisione che avrebbe segnato le loro vite.
Per tutto il tempo quella notte, fino al sorgere del sole, aveva cercato una soluzione che fosse giusta per entrambi, che permettesse loro di vivere serenamente una vita insieme. Aveva valutato ogni possibilità, persino quella di portarla via con sé e l'idea l'aveva tentato, ma ogni qualvolta che si ritrovava ad un passo dal cedere, le conseguenze di tale scelta tornavano ad irrompersi come macigni nella sua testa, costringendolo ad accantonarla.
In particolare ciò che più lo preoccupava era Arthur. L'idea di abbandonarlo per fuggire via con Georgie era qualcosa che mai avrebbe permesso a se stesso. Non avrebbe mai potuto vivere con questo rimorso, sicuro che una decisione simile avrebbe distrutto il fratello e questa volta irrimediabilmente.
E non sarebbe stato giusto neanche per Georgie. Con lui avrebbe vissuto da fuggitiva, lontana dalla serenità che aveva tanto desiderato per lei. Le aveva fatto già fin troppo male e per quanto fosse doloroso ammetterlo, era sicuro che senza di lui la sua vita sarebbe stata di gran lunga migliore.
Sì, è così! Aveva preso la decisione giusta e quel sogno, quello di una vita insieme, sarebbe rimasto soltanto questo, un meraviglioso quanto irrealizzabile sogno.

Cercando di provare un po' di conforto, chiuse gli occhi rimandando la memoria ad ogni singola emozione che aveva provato nel sentirla in quel modo, quando era stretta a lui, al calore del suo esile corpo, al suo profumo, a tutti quegli istanti in cui il suo cuore aveva quasi fatto vacillare la ragione.
Mai, in tutta la sua vita, si era sentito così impotente come in quei momenti. Se solo avesse potuto avrebbe voluto gridare, tirare fuori tutta la rabbia e la frustrazione che stava provando, scongiurare Dio di aiutarlo e di porre fine a tanta sofferenza. Ma sapeva che la sua sarebbe rimasta una voce inascoltata.
Del resto, cosa si aspettava? Che tutto gli fosse perdonato, che potesse voltare pagina come se nulla fosse, permettendo alla sua coscienza di andare avanti? Non poteva pretendere questa grazia, non dopo tutto quello che aveva fatto.
Strinse i pugni, maledicendosi l'ennesima volta per aver permesso a se stesso di perdere il controllo fino a tal punto.
Si era spinto troppo, troppo oltre ed era sicuro che sarebbe stato impossibile dimenticare. Gli incubi d'altronde glielo rammentavano tutte le notti. In essi, infatti, oltre la scena dell'omicidio, riviveva sempre quella in cui quel mostro si avvinghiava su di lei, possedendola con la forza. Ogni cosa, ogni particolare avvenuto in quella maledetta stalla sembrava materializzarsi come se fosse reale, e quando la stessa collera, la stessa furia omicida tornava a travolgerlo come allora, si risvegliava sempre nello stesso modo, di soprassalto, sudato e in preda al terrore... il terrore di aver riconosciuto il suo nel volto di quell'uomo.
Come aveva potuto fare questo proprio alla donna che amava? Al suo corpo minuto e fragile che, dopo aver tentato invano di liberarsi, aveva sentito cedere, incapace ormai di reagire. Come avrebbe potuto mai liberarsi dal ricordo della sua voce spezzata che lo supplicava di fermarsi. No, semplicemente non poteva.
E a queste immagini ogni volta si aggiungeva di contrasto il ricordo del suo volto sereno, mentre beata dormiva tra le sue braccia, con quell'espressione che conosceva fin troppo bene. Da piccola l'aveva sempre quando dormiva accanto a lui, l'unico posto al mondo dove si sentiva più al sicuro, lontana da ogni pericolo.
Al sicuro!
Un sorriso amaro si disegnò sul suo volto. Come aveva potuto sentirsi ancora in questo modo con lui? Non riusciva proprio a capirlo. L'aveva presa con la forza, aveva distrutto la sua purezza, aveva reso un incubo ciò che avrebbe dovuto essere un atto di puro amore e dopo tutto questo lei semplicemente lo aveva perdonato, donandogli il suo cuore.
Non la meritava, un uomo misero come lui non la meritava affatto. Ed era per questo motivo che sentiva di aver preso la decisione giusta nell'abbandonarla così, l'unica ragione che l'aveva spinto a cederla per sempre ad un altro uomo.

Si fissò la mano che a lungo aveva continuato ad accarezzarla, cercando in questo modo di scacciare quei cattivi pensieri, permettendo alla sua mente di concentrarsi solo sugli ultimi istanti passati accanto a lei.
Separarsi da lei. Diamine, era stata questa la parte più difficile di quella lunga e assurda notte, e così si era rivelata fino alla fine, fino a quando la sorte gli aveva indicato all'improvviso e nel modo più inaspettato la strada da percorrere, seppur crudele e dolorosa.
Storse le labbra in una smorfia amara quando il ricordo di ciò che avvenne si accese nitido nella sua mente, quando a quegli ultimi istanti di felicità mai provata pose fine il calpestio cadenzato e lento degli zoccoli di un cavallo...

Inizio flashback

Proveniva da lontano, ma nel silenzio della notte le sue orecchie lo avevano avvertito chiaramente. Qualcuno al di là del fiume si stava avvicinando.
Facendo molta attenzione si separò da lei, maledicendo subito se stesso di averlo fatto. La coprì con una coperta che aveva portato con sé e si allontanò un po', in direzione di quei passi che man mano avvertiva avvicinarsi sempre di più.
Nascosto dietro un cespuglio riuscì a scorgere l'uomo a cavallo, riconoscendolo.

"Lowell!"

Era proprio lui. Quel dannato damerino probabilmente doveva essersi accorto della sua assenza e si era messo a cercarla.
Si sentiva combattuto tra l'odiarlo o l'essergli grato. Ma doveva ammettere che il suo rivale aveva scelto proprio il momento giusto per farsi vivo.

Senza esitare oltre, e in fretta, tornò da Georgie che beata, e soprattutto ignara di tutto, continuava a dormire. Le si avvicinò e lentamente si chinò su di lei per non svegliarla.
Sorrise tra sé nel trovarla ancora così. Era davvero incredibile! Soltanto lei poteva essere capace di abbandonarsi ad un sonno così profondo dopo tutto quello che era successo. In questo non sarebbe mai cambiata, la sua dolcissima e bellissima Georgie.

Ancora un ultimo sguardo ed un'ultima carezza, infine si separò da lei.
La decisione era stata presa.
Si diresse verso Blue Star per allontanarlo ed evitare che fosse visto e dopo averlo fatto si nascose nuovamente, rimanendo in attesa a pochi metri di distanza.
Lowell non tardò ad arrivare e per sua fortuna ci mise ancor meno ad accorgersi di Georgie.
Non sembrava invece essersi accorto minimamente della sua presenza e così ben nascosto dietro un albero, senza poter dire o fare nulla, si ritrovò costretto ad assistere ad una delle peggiori scene della sua vita.

Lo vide chinarsi su di lei, vide come l'accarezzava, proprio come aveva fatto lui pochi istanti prima. Vide lei destarsi e stringere con affetto quella mano e subito dopo lo stupore misto al terrore nei suoi occhi una volta resasi conto che non era la sua la mano che stringeva.

Fine flashback

Al ricordo non riuscì a contenere le lacrime, facendole scivolare giù, ormai libere e lontane da sguardi indiscreti.
"Perdonami amore mio...".


Nel frattempo, alla sartoria...

"Mia cara hai fatto un eccellente lavoro, sono davvero fiera di te e soprattutto ti sono molto grata. Da sola, senza il tuo aiuto, non avrei mai potuto avviare una nuova attività in questa zona."
- Oh Barbara, sono io che devo dirti grazie per tutto, per la fiducia che hai riposto in me. E mi dispiace così tanto che a causa mia tu abbia dovuto annullare la festa per l'inaugurazione."
- Suvvia Georgie, era il minimo che ti dovevo. Hai appena subito una grave perdita in famiglia, non potevo non tenerne conto. Non sarebbe stato un buon momento per festeggiare, non credi?"
- Hai ragione e ti ringrazio." Le parole della sua cara amica l'avevano commossa e le lacrime non tardarono ad arrivare.
- Su, adesso asciuga quelle lacrime e mostrami il tuo bel sorriso." Le porse uno dei suoi magnifici fazzoletti ricamati in pizzo, un vero e proprio piccolo gioiello di sartoria. "Devi cercare di farti forza, lasciarti alle spalle la tristezza di questi giorni e guardare avanti." E così dicendo le strinse la mano cercando in questo modo di darle conforto - Perché non cerchiamo di distrarci un po'? Possiamo... beh... vediamo un po'... mentre controlliamo gli ordini e scegliamo le stoffe ... possiamo chiacchierare del più e del meno, come si fa tra amiche!"

L'insolita proposta la colse di sorpresa e non potette fare a meno di fissarla stupita senza riuscire a formulare qualcosa che le venisse in mente e di cui parlare. Con suo rammarico si rese conto di non avere in effetti nessun argomento che potesse essere condivisibile in una normale conversazione tra amiche e questa nuova consapevolezza la rattristò molto. Cercando di non farlo notare preferì quindi mantenersi sul vago.
- Sinceramente non so proprio di cosa potremmo parlare, dopotutto, trascorro gran parte delle mie giornate qui in sartoria e a parte qualche grattacapo non è che qui accada qualcosa di veramente interessante ".
- Ne sei sicura? Che ne dici di parlarmi un po' dell'amore della tua vita? Oh Georgie... è stato davvero un gesto così romantico da parte sua tornare in Australia solo per vivere accanto a te. Certo, lo ha fatto anche per accedere alla carica di governatore, ma sono sicura che sia tu la vera ragione che l'ha spinto ad un tale cambiamento e..."

Mentre Barbara continuava a parlare, la mente di Georgie si era isolata, soffermatasi solo sulla prima parte. "L'amore della tua vita." Queste parole continuavano a rimbombarle nella mente.
Per quanto ancora questa farsa sarebbe andata avanti? Per quanto ancora avrebbe potuto reggere una situazione che già poco sopportava?
Quell'ultima settimana era stata un inferno. La morte dello zio Kevin ne aveva segnato il tragico inizio. Da lì in poi le cose erano andate sempre peggio.
La convivenza con Lowell si era fin da subito rivelata insopportabile, più di quanto avesse potuto immaginare. Lui aveva provato più e più volte ad avvicinarla, ma lei, per allontanarlo, ogni volta aveva proferito una scusa qualsiasi. Sapeva che lo stava facendo soffrire e odiava se stessa di non potere evitarlo. Non riusciva a mentirgli e allo stesso tempo non trovava il coraggio di rivelargli la verità. Dopo la visita di Arthur questo le era stato pressochè impossibile. Da allora aveva ripensato spesso alle sue parole. A turbarla nel profondo dell'anima, però, non era stata la sua dichiarazione d'amore. Ciò che più l'aveva scossa era stato scoprire che anche Abel l'aveva volutamente affidata a Lowell, chiedendogli indirettamente di prendersi cura di lei.
Dal minore dei fratelli poteva pure aspettarselo, ma da lui, che si era mostrato sempre ostile a Lowell fin dal primo incontro, proprio non poteva.

- Georgie, cosa ti prende? C'è qualcosa che non va? Mi sembri turbata!"
Accortasi che non le mostrava più attenzione, assorta com'era nei suoi pensieri, Barbara le chiese cosa avesse, preoccupata del suo improvviso cambiamento.
- Scusami, non è niente... forse sono solo un po' stanca, tutto qui."
- Oh, piccola mia, scusami tu, forse sono stata troppo invadente e le mie parole ti avranno messo in imbarazzo.."
La interruppe prima che concludesse la frase – Non preoccuparti, non è colpa tua, si tratta solo di un po' di stanchezza accumulatasi in questi giorni. Ti prego.. non sentirti in colpa, davvero!"
Si alzò dalla sedia e si diresse verso lo scaffale dove erano posizionati i rotoli delle stoffe che lei stessa era andata a recuperare solo pochi giorni prima al porto.
Il ricordo di quel giorno e di tutto ciò che accadde da allora in poi ritornò nitido nella sua mente. Ricordava tutto: lo stupore, la rabbia, la gelosia provate quando lo vide tra le braccia di Jessica, l'inaspettata consapevolezza della reale entità dei suoi sentimenti, giunta subito dopo. Rise di se stessa scuotendo la testa, rendendosi conto di quanto, fino ad allora, si sia comportata da stupida rimanendo sorda verso la voce del suo stesso cuore.

-Oh bene, finalmente un sorriso! È questa la Georgie che conosco!" Barbara si era avvicinata per aiutarla e si accorse subito dall'espressione del suo viso del cambio d'umore.
La ragazza non potette fare a meno di arrossire, colta in flagrante proprio mentre ripensava a quel particolare momento e questo imbarazzo il suo innato pudore non poteva proprio nasconderlo.

-Oh arrossisci! Devo quindi dedurre che stavi pensando al tuo fidanzato? Oh come ti invidio, mi fai rimpiangere di non essere più così giovane!"
Barbara continuava a stuzzicarla, ma con il dovuto garbo, come era consono ad una gentildonna come lei. Sentendosi in vena di confidenze si rivolse nuovamente alla ragazza – Georgie, ti ho mai parlato del mio ex marito?"
La ragazza rimase sorpresa dalla sua domanda. Non sapeva affatto che fosse stata sposata. In effetti, a volte, si era domandata come mai una donna così avvenente, e ancora giovane, non lo fosse, ma non aveva mai osato chiederle di più, preoccupata di fare la figura dell'impicciona. In realtà, si rendeva conto solo in quel momento di non sapere nulla di lei, di non conoscerla affatto.
Tra loro non c'erano vincoli di parentela, e per lei era pur sempre un'estranea. Nonostante questo, però, fin dal primo istante in cui si erano incontrate aveva mostrato interesse per lei, aiutandola più volte senza volere nulla in cambio. Si sentiva un po' in colpa per non essere mai stata capace di ricambiare tale gentilezza come meritava.

Notando l'espressione sorpresa ed anche un po' dispiaciuta della sua giovane amica, Barbara le venne in aiuto.
- Oh cara, non devi dispiacerti per me, col tempo ho imparato a farmene una ragione e adesso rappresenta poco meno di uno spiacevole ricordo. Vedi... il nostro non è mai stato quello che si dice.. ehm.. un "matrimonio felice". In realtà sono stati i nostri genitori ad imporci le nozze per ragioni per lo più economiche. Lui era il giovane rampollo di una nobile famiglia inglese caduta però in disgrazia e rifugiatasi qui in Australia a seguito della bancarotta. Io invece ero l'erede di una ricca famiglia borghese che aspettava il momento giusto per accasarla, tanto meglio se questa si fosse rivelata l'occasione giusta per elevarne il nome.
Come avrai di certo intuito, è stato in tutto e per tutto un matrimonio di convenienza, senza amore. E questo non arrivò neppure dopo. Col tempo entrambi cominciammo presto ad accusare il peso di questa unione forzata. Iniziai a trascurarlo, dedicandomi giorno e notte all'industria tessile della mia famiglia, decisa a realizzare il sogno della mia vita. Fu allora infatti che aprii il mio primo atelier. Ricordo ancora la gioia che provai. Mi sentivo così realizzata. Era stata dura, ma i miei sacrifici erano stati ricompensati.
Mio marito, invece, fin da subito si dimostrò per nulla interessato a me e tantomeno ai miei sogni.
A lui premeva solo vivere nell'agiatezza, come se tutto gli fosse dovuto. E col tempo la situazione non migliorò affatto. Cominciammo a non sopportare l'una la presenza dell'altro e a non condividere neppure la camera da letto. Non passò molto tempo che venni a sapere delle numerose donne con le quali mi aveva costantemente tradito e, cosa peggiore, della sua ossessione per il gioco d'azzardo a causa del quale, per anni, sono stata costretta a pagarne i debiti, tormentata com'ero dagli strozzini."

Georgie ascoltava la sua amica in silenzio. Ignorava completamente tutto questo, che avesse vissuto momenti così difficili e tristi ed era sinceramente dispiaciuta per lei.
- Ti chiedo perdono, io non immaginavo che tu avessi sofferto così tanto."
- Ti ringrazio, ma non devi. Oggi sono una donna realizzata e l'unico mio rammarico e non aver vissuto una romantica storia d'amore."
- Vuoi dire... ecco.. forse non dovrei.."
- Cosa? Se mi sono mai innamorata in tutti questi anni?
La ragazza, ormai rossa un peperone, annuì. Non era per niente abituata a parlare liberamente di queste cose.
- Beh... in effetti qualcuno c'è stato, ma sono passati così tanti anni che a stento ricordo il suo viso." Il suo sguardo si perse per un momento tra i ricordi e Georgie ne colse chiaramente il significato senza che fossero necessarie le parole. Era fin troppo evidente che in realtà non l'avesse dimenticato.
Incuriosita non riuscì a non cedere alla curiosità.
- Vuoi dire che dopo aver divorziato da tuo marito c'è stato ... ecco.. forse non dovrei, non sono fatti miei dopotutto.."
- Oh, no no, in realtà tutto è avvenuto l'ultimo anno che ero sposata. Era.. era così bello... così incredibilmente affascinante ed io ero così giovane e inesperta, e mi sentivo così sola... Oddio, che imbarazzo! il ricordo di lui mi fa ancora battere il cuore, proprio come accadeva allora. - Si portò le mani al viso, coprendosi le guance accaldate. - Chissà cosa penserai adesso di me dopo quello che ti ho rivelato?!" La situazione era piuttosto esilarante ed entrambe completamente arrossite scoppiarono a ridere.

Dopo quelle rivelazioni, percepiva una certa complicità tra loro. Era la prima volta che si ritrovava a condividere una conversazione di questo tipo, di quelle insomma che ci si scambia tra donne e, nonostante l'imbarazzo, doveva ammettere che la cosa non le dispiaceva affatto. Si sentiva a suo agio con Barbara, la considerava un'amica ed era un onore per lei condividerne segreti così intimi e personali. Chissà se anche lei avrebbe potuto un giorno fare lo stesso?

- Come lo hai conosciuto?" Non riuscì a trattenersi, spinta dalla curiosità di conoscere una storia d'amore romantica e passionale. Non si spiegava la ragione, ma in qualche modo, ascoltarla, le dava un certo conforto.
- Beh... è passato tanto tempo, non ricordo tutti i dettagli, ma se la memoria non m'inganna dev'essere avvenuto dopo aver scoperto l'ennesimo tradimento di mio marito e della sua perdita al gioco. Ricordo che ero furiosa con lui, ma ciò che mi faceva veramente arrabbiare era la sua totale mancanza di rispetto.
Una sera, dopo aver litigato bruscamente, uscì di casa sbattendo la porta, lasciandomi sola e in lacrime. Gli corsi dietro ma non riuscii a raggiungerlo. Ero distrutta, sentivo che la mia vita stava andando a pezzi, odiavo quell'uomo e ancor più me stessa per non riuscire ad impedirgli di trattarmi in quel modo. Ero così afflitta che, mentre ero rimasta a fissare la soglia di casa, indecisa se entrare o fuggire via, non mi ero accorta che qualcuno si era avvicinato a me e aveva posto la sua mano sulla mia spalla. Non so come spiegarlo, ma quel gesto, il calore che mi trasmise ...beh.. era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento e non ebbi la forza di separarmene." Fece una piccola pausa, sentendo la voce rotta dalla commozione - Lo conoscevo. Era il giovane giardiniere che da circa un anno lavorava nella nostra tenuta. Fino ad allora tra noi non era mai accaduto nulla. A volte era capitato di incrociare i nostri sguardi, ma nulla di più e se devo essere sincera ancora oggi non so spiegare cosa mi sia preso. Ricordo soltanto che i suoi modi, i suoi gesti gentili mi conquistarono a tal punto che non seppi proprio resistere all'impulso di concedermi completamente a lui."

- Oh Barbara, non ti facevo così ... ecco .. non trovo le parole!"
- Cosa? Intendi forse ...così spudorata? Beh, in effetti a pensarci bene un po' lo sono stata. Ma sapessi quanto era bello, gentile, premuroso. Non ho potuto resistergli. Allora ero così timida ed impacciata, e per certi versi ancora infantile, ma con lui per la prima volta realizzai di essere una donna, capace di amare e di essere amata senza il timore di cedere alla passione. Con mio marito non mi era mai spinta fino a tanto. Il matrimonio era stato consumato, ma eravamo piuttosto lontani dall'idea romantica e passionale che mi ero prefissata. Sai Georgie, se dovessi descrivere quel giovane e paragonarlo a qualcuno che conosciamo, direi che fisicamente si avvicina in tutto e per tutto a tuo fratello Abel, bello e affascinante come lui, sicuro di sé, con quello sguardo magnetico a cui qualunque donna non potrebbe resistere."

L'inaspettato paragone la fece trasalire e nell'udire quel nome non riuscì a nascondere il rossore che le aveva inondato le guance.
- Cosa c'è? Ho forse detto qualcosa che non va? Ma sì, certo, che stupida! In fondo si tratta di tuo fratello e per te deve essere imbarazzante che io lo paragoni al mio ex amante. Ti prego di scusarmi."
- Oh no, no, nessun problema, è solo che non me l'aspettavo." Cercò in questo modo di salvare le apparenze finchè poteva.
- Sarà come dici, ma a giudicare dal rossore delle tue guance credo che le mie parole siano state un po' troppo per te. In fondo, siete fratelli ed è normale per te provare imbarazzo nel sentir parlare di lui in questo modo, come un uomo insomma."
- Sì... forse hai ragione... in effetti un po' mi imbarazza." Decise di tagliare così il discorso e distolse lo sguardo, cercando di nascondere più che poteva l'espressione del suo viso.
Come diamine erano finite a parlare di Abel? Doveva assolutamente trovare al più presto il modo per uscire indenne da quell'imbarazzante conversazione.

- Georgie va tutto bene? Ti chiedo scusa di nuovo, non era mia intenzione metterti così a disagio. Possiamo parlare d'altro se vuoi?"
- Oh no, non preoccuparti, sto bene te l'assicuro. Mi fa molto piacere che tu abbia condiviso con me ricordi così intimi. Siamo amiche o no?" sfoggiò uno dei suoi sorrisi per rassicurarla, cercando di mostrarti sicura e indifferente più che poteva.
- Sì, certo che lo siamo, ma se c'è qualcosa che ti crea troppo imbarazzo, ti prego di dirmelo subito, perché mi dispiacerebbe che tra noi si venisse a creare di nuovo il disagio di prima. E tanto per cominciare, prometto di non menzionare più i tuoi fratelli quando ci ritroviamo a conversare ... ehm.. di uomini."

Questa volta non riuscì a trattenersi...
- Abel e Arthur... no.. non sono i miei veri fratelli!"
Le parole le uscirono da sole senza che potesse impedirlo, lasciando l'amica sbigottita. Era la prima volta che lo ammetteva a voce alta davanti qualcuno. E fu più facile di quanto avesse immaginato.
Ma la situazione adesso era ben diversa di quando era accaduto con la gente del villaggio. Allora li aveva aiutati sorella Kate. Questa volta invece era da sola, senza nessun intermediario a toglierla dal disagio di dover dare spiegazioni.

- Cosa? Che vuoi dire, non capisco?" Barbara la guardava con aria interrogativa.
- È la verità. Perdonami se non te ne ho parlato prima, ma mi ero ripromessa prima o poi di farlo...".


Nel frattempo, alla fattoria dei Butmann...

- E con questo abbiamo finito! Wow, che fatica!" si asciugò la fronte madida di sudore.
- Sì, credo proprio che per oggi possa bastare. Ti ringrazio, mi sei stato di grande aiuto. Devo proprio ricredermi, non immaginavo che un lord inglese lavorasse così tanto e duramente.. oh, perdonami forse ho un po' esagerato, non volevo offenderti o mancarti di rispetto."
-Ah lascia stare, non preoccuparti, non c'è bisogno che ti scusi. Hai ragione! In tutta la mia vita non mi era mai capitato di lavorare così tanto, e ad essere sincero non ho mai sudato in questo modo. È vero, la ricchezza in cui sono cresciuto mi ha risparmiato tali fatiche. Però, non ti nascondo che a volte avrei voluto che fosse andata diversamente. Oggi per la prima volta nella mia vita mi sono sentito realmente vivo, bene, in pace con me stesso e di questo devo ringraziare solo te, che mi hai permesso di condividere tutto questo. Sei un vero amico, Arthur, grazie davvero."
Le parole di Lowell lo colpirono molto e ne fu compiaciuto, nonostante il disagio che provava a stargli vicino. Questa insolita e del tutto inaspettata compagnia si era presentata quella mattina presto, di buon'ora, e aveva trasformato la solita routine in una giornata piacevole e sicuramente meno triste.
- Ehi, se vuoi puoi darti una rinfrescata, possiamo farci anche uno spuntino e magari bere qualcosa insieme, in casa ho dell'ottimo sidro. È un toccasana, te l'assicuro! Me lo ha regalato la signora Potter, quella donna ci sa davvero fare con queste cose."
- La signora Potter?"
- Sì, è una cara amica di famiglia, c'era anche lei al funerale. Gestisce la drogheria del villaggio, ma è più famosa per essere una vera pettegola, però le vogliamo tutti un gran bene."
- Capisco. Dev'essere un tipo interessante, mi piacerebbe conoscerla."
- Bè, ti basterebbe mettere piede al villaggio. Conoscendola, un tipo come te non se lo farebbe di certo scappare, ahh ahh!"
Lowell lo guardava con aria interrogativa, non capendo esattamente cosa intendesse. Si sentiva un po' preso in giro, ma lasciò passare facendosi trascinare dal buon umore del suo nuovo amico.

Ultimato il lavoro, entrarono in casa, prima che ricominciasse a piovere.
- Questa pioggia sembra non avere mai fine. È da giorni che va avanti così e non accenna a placarsi." Guardava fuori dalla finestra in attesa che Arthur gli portasse un cambio. E questo non si fece attendere.
- Tieni, sono di mio fratello, spero che per te vada bene lo stesso, purtroppo la maggior parte dei miei vestiti sono sporchi e non avevo proprio nulla da prestarti. Da quando vivo da solo, non ho avuto molto tempo da dedicare al bucato o alle faccende domestiche, in effetti devo organizzarmi meglio!" Si grattò la testa, un po' imbarazzato.
- Vanno bene, grazie." Si cambiò velocemente e dopo aver mangiato qualcosa, entrambi si sedettero davanti al camino a sorseggiare il sidro della signora Potter.
Il primo sorso quasi soffocò Lowell, che appena avvertì scorrere il primo sorso cominciò a tossire fortemente, invocando dell'acqua per dare sollievo alla sua povera gola.
Arthur non riuscì a contenere le risate, seppur scusandosi ripetutamente. La scena era stata a dir poco esilarante e si rese conto che quel giorno gli era capito di sorridere più di una volta.
Si era venuta a creare una strana complicità con quel ragazzo, doveva proprio ammetterlo, avrebbe giurato di essersi sentito persino a suo agio in alcuni momenti. Quel giorno aveva avuto modo di conoscere altri aspetti di lui, ben lontani dall'idea che si era prefissato. Neanche lui, al pari di Abel, aveva mai nutrito simpatia per quel biondino, colpevole di aver portato via la loro Georgie, ma a differenza del fratello, non gli aveva mai sbattuto in faccia la propria ostilità, preferendo tenerla per sé. E poi era perfettamente conscio del fatto che fosse l'unico che potesse renderla veramente felice e soprattutto proteggerla.
Avevano fatto bene a prendere questa decisione. Nessuno si sarebbe mai avvicinato alla futura moglie del governatore.
Forse rivelargli tutto quello che era accaduto era stato un po' troppo avventato da parte sua, in realtà inizialmente aveva immaginato che a farlo fosse stata Georgie, ma poi si era reso conto che così non era stato, decidendo lo stesso di proseguire nel racconto.
In cuor suo sentiva di aver fatto bene, il suo aiuto sarebbe stato fondamentale nel caso in cui le cose si fossero messe male. Dopotutto l'influenza dei Gray nella società australiana era cosa nota, e avere un alleato simile dalla loro parte non poteva che rivelarsi un aiuto prezioso.
Si vergognava un po' di questi pensieri, si sentiva un po' opportunista. Ma in gioco c'era la sicurezza di Georgie e di suo fratello e questi pensieri, per quanto poco corretti fossero dal suo punto di vista, erano più che giustificati.
Si distolse velocemente da essi, scuotendo inconsciamente la testa e prese a versarsi dell'altro sidro.

- Ehi, Arthur, qualcosa non va?". Lo strano silenzio e il suo gesto richiamarono l'attenzione di Lowell, a cui non era sfuggito l'incupirsi improvviso del suo volto.
- No. E' tutto ok! Solo un po' di stanchezza che comincia a farsi sentire."
- Perdonami, hai ragione! Dopo una giornata come questa vorrai andare a riposarti un po' e la mia presenza non fa altro che impedirtelo. Si è fatto veramente tardi, è meglio che mi affretti a rientrare."
– No, non preoccuparti, sono abituato a giornate come questa. E poi fuori non accenna a smettere di piovere, non credo che sia una buona idea mettersi in strada con questo tempo. Questa notte puoi dormire qui, se vuoi?"
- Dici sul serio? Sei sicuro che per te vada bene? Non vorrei essere troppo invadente e approfittare della tua gentilezza."
- Sì, è tutto ok. Consideralo il mio ringraziamento per avermi aiutato tutto il giorno. E poi, in fondo, passare una serata in buona compagnia anziché in piena solitudine, non può che andarmi bene, non trovi?".
- Bè, se la metti così allora accetto... grazie!" Rimase a fissarlo, sorpreso dall'inaspettato invito. Si sentiva a suo agio con quel ragazzo, poco più giovane di lui, così diverso dai ragazzi della sua età in cui si era sempre imbattuto. In effetti, in entrambi i fratelli aveva fin da subito notato una maturità non consona alla loro giovane età e questo spesso era stato motivo per lui di disagio. Ciò che più lo spiazzava in particolare era la loro forte aura combattiva e quella dignità e nobiltà d'animo che non aveva nulla a che fare con quella acquisita per discendenza e che gli avevano inculcato fin da bambino. Era qualcosa che andava al di là di tutto questo, al di là delle origini sociali e questa consapevolezza lo faceva sentire nettamente insicuro e debole rispetto ai suoi due cognati. Non gli piaceva ammetterlo, orgoglioso com'era, ma nel profondo coltivava una grande stima nei loro confronti.

- Ehi, adesso sei tu che all'improvviso hai smesso di parlare! Ah, ho capito, sei preoccupato che Georgie possa arrabbiarsi perché non rientri per la cena, ah ah ah!"

"Preoccuparsi!?"

Arthur neanche poteva lontanamente immaginare quanto remota fosse per lui questa possibilità e notando il repentino cambio d'umore, fu incuriosito di conoscerne il motivo - Ehi, va tutto bene tra voi? Avete forse litigato? In effetti stamattina mi ha po' sorpreso vederti spuntare qui all'improvviso. Ah, sta' tranquillo, vedrai che tutto si sistemerà, con Georgie è sempre così, è impossibile che tenga il broncio per più di un giorno. È testarda, è vero, ma sono sicuro che domani ti accoglierà a braccia aperte".
Le parole di Arthur cercavano di dare conforto, ignare di essere ben lontane dalla realtà.
Quella mattina, in verità, aveva deciso di allontanarsi per un po' dalla sua casa, con la scusa di dirigersi al lavoro. Le cose nel corso della settimana non erano migliorate. Tra lui e Georgie l'atmosfera era diventata sempre più tesa, soprattutto per via dello strano comportamento della ragazza.
- In realtà.. le cose tra noi non vanno così bene." Si passò la mano tra i capelli e si appoggiò del tutto allo schienale della sedia, rassegnato com'era di fronte ad una situazione che non riusciva proprio a spiegare.
- Che vuoi dire?"
- Bè, non c'è molto da dire! È solo che a volte ho come l'impressione che la donna che ho ritrovato qui in Australia, la donna di cui sono da sempre innamorato... non esista più!"

Aggrottò le ciglia, cercando di capire se aveva afferrato bene il senso di quelle parole.
- Scusa, si tratta di tua sorella, non dovrei parlarti di queste cose, ma non so proprio più cosa fare. Avevo deciso di non parlartene, di aspettare che passasse ancora del tempo e che le cose si sistemassero tra noi, ma dopo ieri sera.. non credo di poter andare avanti così ancora per molto."
- Cos'è successo? Ti va di parlarne?"
- Abbiamo litigato, cavolo, non ... non era mai accaduto prima, o meglio.. qualche volta era già capitato, comunque mai in questo modo. Abbiamo cominciato a discutere e la cosa non so come ci è sfuggita di mano e abbiamo finito per attaccarci. Hai proprio ragione, a volte tua sorella sa essere così testarda! Una vera gatta da pelare!"

- Ma che diavolo è successo?" Ormai la curiosità aveva preso il sopravvento.
- Nulla di grave visto da una certa prospettiva, ho solo provveduto a fare ciò di cui mi sono preso la responsabilità, e cioè badare alla sua sicurezza. Ieri sera, convinto che le facesse piacere e soprattutto di aiutarla, l'ho messa al corrente della mia soluzione riguardo la sartoria: predisporre il tutto affinchè due uomini fidati l'accompagnassero sempre e vigilassero su di lei, soprattutto quando doveva recarsi al lavoro."
- In pratica ... due guardie del corpo!"
- Proprio così! E' un'idea geniale, non trovi? La migliore tra tutte quelle che ho valutato".
In realtà, non sapeva proprio cosa rispondergli. Conosceva Georgie e comprendeva il motivo che l'aveva fatta così infuriare. La sua indole da spirito libero non avrebbe mai permesso un tale controllo e freno al suo modo d'agire e poco le importava se in gioco c'era la sua sicurezza.
Era comunque sinceramente dispiaciuto per Lowell. Stando così le cose, forse avrebbe fatto bene a dirgli che la sua era una battaglia persa e che quella testona non gliel'avrebbe mai data vinta.
Non riuscì a trattenere un sorriso, ma questo gli morì presto sulle labbra, non appena notò il velo di tristezza che aveva offuscato il suo sguardo. Forse era stato qualcosa di più di un semplice litigio tra innamorati. Tuttavia, continuava a non capire.

- Tieni, bevi, un altro bicchierino ti aiuterà a dimenticare!" Gli versò un altro po' di quella disgustosa bevanda. Ma non la rifiutò, dopo il primo bicchiere, la sua gola aveva cominciato ad abituarsi, accusandone meno il forte impatto e col tempo il sapore si era fatto persino gradevole. Lo mandò giù tutto d'un sorso e osservando compiaciuto il bicchiere vuoto...

- Sai, devo dire che in fin dei conti questo intruglio infernale comincia a piacermi! È mia intenzione ordinarne una cassa alla cara e gentile signora Potter e perché no! farle magari un po' di buona pubblicità tra le cerchie dell'alta società australiana! Penso che le farebbe piacere, non credi?"
-Ah ahh ahh, non posso credere a quello che ho appena sentito. Hai davvero intenzione di far bere il sidro della signora Potter a quei ricconi con la puzza sotto il naso!?"
- Certo! E non vedo per quale motivo dovresti dubitarne. Anch'io sono uno di loro e mi pare di avere ampiamente dimostrato di esserne all'altezza. Posso confermare, amico mio, di essere uscito indenne dalla prima prova e adesso sono capace di bere questa diabolica bevanda senza più rischiare di lasciarci le penne! Ahh ahh.."
Scoppiarono entrambi a ridere, consapevoli.. o quasi.. di essere ormai totalmente ubriachi.

Una volta calmatesi, continuarono in silenzio a godersi il piacevole calore che proveniva dal caminetto.
- Vedrai che le cose con Georgie si sistemeranno, ne sono sicuro! Vi amate, e questo è sufficiente non credi?" Arthur si sentì in dovere di rassicurarlo. Certo, forse non era la persona più indicata per consolarlo in questo modo, soprattutto adesso che si era dichiarato proprio a colei che presto sarebbe divenuta sua moglie. Si sentiva in effetti un vero ipocrita. Ma la sua indole gentile e sempre comprensiva verso gli altri usciva sempre a prevalere su tutto, anche sui suoi sensi di colpa.
- Sarà come dici, ma a volte il comportamento di tua sorella è... come posso definirlo, spiazzante! Non riesco proprio a capire cosa le passa per la mente, molto spesso mi evita e si isola per ore nella sua camera. È così distante e questo non riesco proprio a sopportarlo. Sono pazzo di lei, farei qualunque cosa pur di rivedere il suo dolce sorriso, ma ogni mio tentativo finora si è rivelato vano." Mandò giù l'ennesimo sorso assieme alla frustrazione che provava.
- Come già saprai, le ho chiesto di sposarmi e lei ha accettato, ma dal giorno in cui le ho chiesto di diventare mia moglie le cose sono incredibilmente cambiate, lei è cambiata e non mi spiego il motivo. Diamine, non riesco proprio a capire cosa le passi per la testa!" .
Arthur lo guardava stupito senza riuscire a trovare una risposta. Stando a ciò che Lowell gli aveva appena rivelato, anche lui non riusciva a spiegarsi lo strano comportamento di Georgie. Sì, certo, la morte dello zio Kevin e la fuga di Abel dovevano aver pesato molto sul suo umore, ma non capiva la ragione di questo atteggiamento distaccato proprio nei confronti di colui che avrebbe dovuto essere il grande amore della sua vita. Non era forse questo ciò che aveva sempre desiderato? Vivere accanto a Lowell, sposarlo ed essere finalmente felice?

- Ehi Arthur, posso farti una domanda personale, però non sentirti in obbligo di rispondere!"
- Spara!"
- Pensi ancora a Maria? Tra voi le cose non sono andate.. insomma.. per il verso giusto, dev'essere stata dura per te separarti da lei, dovevi amarla molto."
- Sì, lo è stato. Maria avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, ma... in realtà ...non è lei la donna di cui sono stato e sarò sempre innamorato." Il suo sguardo si perse tra le fiamme e non aggiunse altro.

Lowell non sapeva a chi in realtà si riferisse, ma era rimasto un po' sorpreso di sapere che quella donna non fosse la giovane figlia di Dangering. Avrebbe giurato il contrario in effetti.
La sua mente era lontana anni luce dalla verità, e il sospetto che potesse trattarsi di Georgie non lo aveva per nulla sfiorato. Non osò chiedergli di più, avvertiva che non si trattava di un argomento facile da affrontare, per cui preferì lasciarlo in pace evitandogli ulteriori domande. Bastavano le incomprensioni con sua sorella a dargli pensiero. Doveva prima imparare a risolvere le proprie questioni personali, prima di poter offrire il proprio aiuto ad altri.

Il fragore di un tuono li fece sobbalzare entrambi.
- Wow, questo è stato davvero forte!"
-Già, questa maledetta tempesta non vuole saperne di smetterla!"
- Uhm, mi chiedo, se.."
- Cosa?"
- Bè, mi chiedo se mio fratello sia riuscito a partire! Al villaggio ho sentito dire che le navi non sono salpate a causa del maltempo ed è possibile che anche lui sia rimasto bloccato. Se solo avessi notizie più certe, mi precipiterei a cercarlo."
- Ti deve mancare davvero molto".
- Sì, è così. l'idea di non rivederlo chissà per quanto tempo a volte è davvero insopportabile. Ho il terrore che non torni più. Lui è... tutto ciò che mi rimane della mia famiglia." Abbassò lo sguardo, sentendo le lacrime inondargli gli occhi.
- Bè, ti rimane ancora Georgie, anche lei fa parte della tua famiglia, no! È vero, non siete fratelli naturali, ma vi volete bene come se lo foste realmente. Devo confidarti che ho sempre provato un po' di gelosia verso di voi e del legame che vi unisce. Però... c'è una cosa che mi sono sempre chiesto e che non sono mai riuscito a capire, cioè la ragione che vi ha spinto a non rivelarle la verità fin da subito."

Intuendo cosa intendesse, decise di chiarire le sue perplessità e incominciò il suo racconto.
- In realtà sono stati i miei genitori a decidere così, in particolare mio padre. Non voleva che lei soffrisse, desiderava donarle una famiglia e una vita serena assieme ad essa. E le cose per un po' andarono così, almeno fino a quella maledetta notte." I ricordi, seppur lontani, erano ancora chiari. Alzò lo sguardo verso la finestra..
- Era una notte di tempesta come questa, quella in cui la nostra famiglia venne completamente distrutta. E fu proprio mia madre a farlo. Rivelò a Georgie la verità sulla sua nascita, le disse che era la figlia di un deportato, distruggendo in questo modo tutti gli sforzi che avevamo fatto nel tenerglielo segreto e assieme ad essi la nostra felicità. Si pentì subito di averlo fatto, e cercò in tutti i modi di rimediare, ma non fece in tempo perchè Georgie partì e lei morì con questo rimpianto."
- Capisco, però, non mi spiego perché all'improvviso vostra madre abbia deciso di rivelarglielo, cacciandola di casa in quel modo! In fin dei conti l'aveva cresciuta come una figlia".
- Bè, non è facile da spiegare.. è complicato. Il loro rapporto lo era. Credo che la vera ragione stia nel fatto che mia madre non sia mai riuscita ad accettarla come se fosse realmente sua figlia e temeva che la sua presenza potesse nuocere al rapporto tra me e Abel".
- Cosa? Nuocere al vostro rapporto, non capisco?".
- Sì, proprio così" E con questo tagliò corto, non aggiungendo altro. Si alzò e prese a sistemare altra legna nel camino, rinvigorendone il fuoco.

- Penso che sia ora di andare a riposare. Di là, dietro quella porta, c'è la nostra stanza. Puoi dormire nel letto di mio fratello, le lenzuola sono state già cambiate."
Rimase un po' sorpreso da questo congedo improvviso e dall'improvvisa freddezza delle sue parole, aveva la sensazione che lo stesse facendo con lo scopo di rimanere un po' solo.
Annuì senza dire una parola e decise di assecondarlo. Da ospite non poteva che acconsentire.
- Allora... buonanotte!"


Tornando alla sartoria...

- È davvero una storia incredibile! Ma dopotutto devo dire che non mi sorprende. Io stessa sono rimasta perplessa la prima volta che vi ho visti insieme, dubitando che foste fratelli."
In effetti quella volta c'erano state alcune cose che non era riuscita a spiegarsi e non alludeva solo alla poca somiglianza fisica. Tanto per cominciare lo strano comportamento della signora Butmann. Sì, è vero, inizialmente era rimasta visibilmente sorpresa della sua proposta, ma stranamente a questa non aveva opposto la resistenza che si aspettava. Le aveva chiesto non solo di farla partire insieme a lei, ma di adottarla, e lei aveva reagito quasi impassibile, o meglio, non nel modo che ci si aspetta insomma da una madre alla quale stanno per portar via per sempre la figlia, preferendo piuttosto lasciare che a decidere fosse Georgie, allora poco più che una bambina, ancora troppo giovane per essere in grado di affrontare da sola una scelta che le avrebbe cambiato per sempre la vita.
Nonostante ciò non biasimava quella donna, doveva essere stato difficile per lei allevare nella propria casa una perfetta sconosciuta, ma non capiva il motivo di tanto accanimento. Dopotutto si trattava di una bambina innocente, che non aveva alcuna colpa di essere stata abbandonata.

- Ti chiedo perdono, questa doveva essere una chiacchierata tra amiche e invece l'ho trasformata in un monologo sulla mia vita. Mi dispiace, non volevo che finisse così!"
- Cara, ma cosa dici? Non devi assolutamente scusarti. Anzi, sentiti libera di parlarmene ogni volta che ne senti il bisogno, siamo amiche ed io non mi stancherò mai di ascoltarti."
- Ti ringrazio, è davvero importante per me sapere che posso contare su una così cara amica".
- Oh.. ma così mi farai di nuovo arrossire! Però... c'è una cosa che non capisco! Mi chiedo perché la signora Butmann, nonostante avesse giurato a suo marito di mantenere il segreto, abbia invece deciso di infrangere la sua promessa rivelandoti tutto, pur sapendo che ciò ti avrebbe di certo ferita. Sembra quasi che ti odiasse, ma non riesco a capirne il motivo? Dopotutto eri solo una bambina, mi chiedo quindi il perché di tanto accanimento!" A meno che... Si rese conto che le cose in quella strana famiglia dovevano essere più complicate di quanto immaginasse, e a giudicare da come Georgie aveva cercato in tutti i modi di non darlo a vedere, era piuttosto evidente che il nocciolo della questione riguardasse proprio il suo rapporto con i fratelli.
Riflettendoci, non dev'essere stato facile per quei due ragazzi vivere giorno dopo giorno con una bambina che non solo non era la loro vera sorella, ma crescendo si era trasformata in una donna dalla bellezza disarmante, di fronte alla quale qualunque uomo avrebbe perso la ragione, figuriamoci due avvenenti giovanotti nel pieno vigore della loro pubertà.

Georgie non aveva molta voglia di rispondere alla sua domanda ma, nonostante fosse davvero dura per lei affrontare la cosa, decise lo stesso di andare avanti.
- Io... io non credo che mi odiasse, era ... era soltanto preoccupata per i suoi figli e temeva che il loro affetto per me li dividesse. E tutto sommato posso capirla, nonostante il suo atteggiamento nei miei confronti fosse sempre così ostile. Ma non le porto rancore per come mi ha trattata, non potrei mai farlo. Le sarò grata per sempre per avermi cresciuta nella sua casa. D'altronde... i suoi timori non erano infondati. Sia Abel che Arthur hanno finito per innamorarsi entrambi di me e come aveva previsto, ciò li ha portati a scontrarsi. Essendo una madre, per lei dev'essere stato veramente difficile sentirsi impotente, senza poter fare nulla di fronte ai propri figli che si facevano così male a vicenda".
- Capisco, adesso è tutto più chiaro." Le parole di Georgie avevano finito per confermare i suoi sospetti. Dunque era questo ciò che era accaduto a questi ragazzi e si sentì davvero triste per loro.

- Beh, adesso basta con questi discorsi tristi, abbiamo ancora gli ultimi rotoli da sistemare e fuori è già buio. È ora di rientrare e il tempo sembra che stia di nuovo per peggiorare, senti che tuoni!" L'ennesimo forte boato scosse entrambe ridestandole dalla strana atmosfera che si era creata per via delle ultime confidenze.
- Hai ragione, cerchiamo di sbrigarci." Poi, soffermandosi un momento ad osservare fuori dalla finestra, aggiunse - Per fortuna il tuo fidanzato ci ha messo a disposizione quella magnifica carrozza e due vere e proprie guardie del corpo incaricate di scortarci fino a casa. Non ti nascondo che da quando ci sono quei due, mi sento molto più tranquilla e soprattutto libera di tardare qualche ora in più al lavoro senza dovermi preoccupare di finire tutto in fretta prima che faccia buio.
- Ti prego... non ti ci mettere anche tu! Sai che non sono per niente d'accordo e ho litigato con lui non so quante volte per questa storia. Ha preso questa decisione senza neanche consultarmi e infischiandosene della mia opinione!"
- Sì... ma lo ha fatto per una buona ragione, non puoi non tenerne conto. È evidente quanto ci tenga a te e alla tua sicurezza, e in fondo è del tutto normale che un uomo si prenda cura della donna che ama, non credi?"
Barbara aveva ragione e anche se non era a conoscenza di tutta la verità le sue parole dicevano il vero. Lowell lo aveva fatto per il suo bene, lo sapeva anche lei, ma non riusciva proprio ad accettarlo, come si rifiutava di farlo per tante altre ragioni.
- Ehi, c'è qualcosa che non va? Va tutto bene tra voi, non è così?"
Guardò la sua amica rimasta in attesa di una risposta che proprio non poteva darle. Questo perché sarebbe stata costretta a rivelarle completamente la verità. C'erano in realtà così tante cose di cui ancora avrebbe voluto parlarle, di non essere Lowell l'uomo che in realtà amava, tanto per cominciare, di vivere con lui solo per costrizione, per uno strano scherzo del destino. Ma temendo il suo giudizio aveva deciso di non farlo e di chiudere lì la conversazione. Aveva già detto più di quanto avrebbe voluto e per questa volta andava bene così.
Un nuovo boato le fece sobbalzare entrambe dalla sedia.
- Mio dio, questo è stato piuttosto forte. Sarà meglio finire in fretta prima che peggiori. Questa tempesta non accenna proprio a placarsi. È stata una vera fortuna che il carico con queste magnifiche stoffe sia giunto prima che si scatenasse. Abbiamo rischiato seriamente che non arrivasse in tempo o quel che è peggio di perderlo."
- Oh suvvia, non ti sembra di esagerare? In fondo si tratta solo di pioggia, al massimo si sarebbero bagnate un bel po', niente insomma di così irreparabile che una bella giornata di sole australiano non avesse potuto risolvere.
- Oh no, non esagero affatto! Ho sentito dire che in quest'ultima settimana ci sono stati diversi disagi in città, soprattutto al porto. Molte navi non sono riuscite ad attraccare per via della forte mareggiata e molte altre non sono salpate affatto."
- Cosa? ne..nessuna nave è salpata?" Colta dallo stupore si bloccò all'improvviso facendo cadere i rotoli che teneva tra le mani.
- Sì, almeno è ciò che mi è stato detto! Ma.. cosa c'è? Georgie, tesoro, che ti prende, non ti senti bene? Improvvisamente sei diventata molto pallida! Ti prego ... siediti qui un momento".
Le avvicinò una sedia per farla accomodare. Era visibilmente scossa, ma in quel momento poco le importava di darlo a vedere.
Una nuova sensazione si fece strada in lei, attraverso il suo cuore, quasi come se lo rigenerasse riportandolo in vita. Se le parole di Barbara dicevano il vero, allora c'era la possibilità, per quanto remota, che Abel non fosse riuscito a partire, che si trovasse ancora in città, nascosto chissà dove. Forse non tutto era perduto, forse ... il destino aveva in serbo altro per loro.

Si alzò dalla sedia e finì più velocemente possibile di sistemare le ultime cose. Poi, una volta chiusa la sartoria, salirono entrambe su quella carrozza e tornarono in silenzio ognuna alla loro casa.

Poco più tardi si ritrovò nuovamente in quella gabbia dorata. Lowell non era ancora rientrato, e probabilmente non lo avrebbe fatto. Non che la cosa la sorprendesse più del dovuto, ultimamente infatti accadeva spesso a causa dal suo lavoro. E passare meno tempo possibile insieme a lui era ciò che preferiva, perché era l'unico modo per mettere a tacere, anche se solo per poco, i sensi di colpa.
Si sdraiò sul letto una volta finito di prepararsi per la notte. Ultimamente non era stato così facile per lei riuscire a dormire bene, e quella notte non faceva eccezione, soprattutto dopo ciò che le aveva detto Barbara.
Le mancava, aveva bisogno di vederlo, di parlargli, di stringerlo a sé ancora una volta. Ogni giorno da allora aveva lottato con se stessa perché in cuor suo sentiva che non era partito, che si fosse solo nascosto da qualche parte chissà dove. Sapeva che si faceva solo del male ad illudersi così, ma non poteva farne a meno. Per riuscire ad andare avanti si era aggrappata anche a questo piccolo barlume di speranza, per quanto effimero esso fosse date le circostanze.
Aveva una gran voglia di prendere un cavallo e precipitarsi a cercarlo, ma non aveva idea di come fare senza prima sbarazzarsi di quei due energumeni che il suo fidanzato aveva incaricato di attendere alla sua sicurezza giorno e notte.

Dopo circa un'ora, passata a rigirarsi in quell'enorme letto, era fin troppo evidente che nonostante la stanchezza non riusciva a rilassarsi del tutto per conciliare il sonno. E il temporale fuori non le facilitava le cose. Fin da bambina aveva sempre avuto paura dei tuoni. Ma a quel tempo bastava rifugiarsi nel letto di Abel o di Arthur per tranquillizzarsi e addormentarsi senza più alcun timore.
Si alzò e uscì dalla sua stanza. Si avvicinò a quella di Lowell, domandandosi se nel frattempo fosse rincasato. In realtà non aveva sentito alcun rumore a riguardo, ma per esserne certa decise di appurarsene direttamente.
La sua camera era vuota e il suo letto era rimasto intatto. Chissà, forse era rimasto bloccato da qualche parte a causa della tempesta, rimandando al mattino il suo rientro, ma ripensandoci non le importava molto saperlo.
Scese giù nel salone centrale e trovò con sua grande meraviglia le sue guardie del corpo intende entrambe a dormire, l'una sul divano, l'altra sulla poltrona. Rivolse loro uno sguardo di disappunto e contemporaneamente una folle idea le balenò subito nella testa. Forse doveva approfittarne!
Senza attendere oltre, facendo attenzione a non fare rumore, chiuse la porta e salì velocemente nella sua camera. Si rivestì con quelli che le sembravano essere gli indumenti più adatti per ciò che aveva in mente di fare.
Fuori pioveva ancora, ma con una minore intensità rispetto a prima. Doveva affrettarsi e approfittare di questo momento di calma apparente.
Stranamente non aveva paura, l'adrenalina le aveva inibito i sensi e resa forte, di un coraggio mai provato in vita sua.
In silenzio uscì e si diresse nelle scuderie. Sellò velocemente uno dei cavalli e vi salì sopra. Non era così sicura di ciò che stava per fare, tantomeno aveva idea di dove andare di preciso. Tuttavia, anche se era doloroso ammetterlo, c'era soltanto un posto che le veniva in mente, l'unico in effetti dove avrebbe potuto scoprire qualcosa. E proprio lì, senza pensarci oltre, puntò la sua corsa.
Una volta fuori dalla tenuta dei Gray, serrò ancor più le briglie, spingendo al massimo il cavallo.
Nonostante la stanchezza e il poco riposo, la speranza di ritrovarlo le aveva ridato rinnovata energia. Sperava con tutta se stessa che il suo non si rivelasse un vano tentativo, ma non le veniva in mente un'idea migliore. Doveva almeno tentare, incurante della tempesta, di Lowell, del costante pericolo in cui lei stessa si trovava.
Così concentrata sulla sua meta, infatti, non si era minimamente accorta che qualcuno nel frattempo dietro di lei, ad una certa distanza, si era messo a seguirla, facendo molta attenzione a non palesarle la propria presenza.

Odi et amo. Storia di tre anime tormentateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora