2.Jeon

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Taehyung's pov
Dicembre.
Uno dei mesi più freddi dell'anno.
Adoravo quella sensazione di fresco che si plasmava sulle mie mani e che ogni volta mi colorava le goti di un rosso acceso. Mia madre diceva sempre di volerle mangiare dato che potevano benissimo assomigliare a delle ciliegie ed ogni volta lasciavo che lei me le mordesse.
Mi piaceva sapere che potevo essere amato e che ero diventato importante per qualcuno.

Per lei ero bellissimo.

Uno di quei belli che le facevano battere il cuore al solo starle vicino.

Crescendo avevo perso quella bellezza. Ero solo uno dei tanti Omega che potevano essere ritenuti carini solo per il colore degli occhi e più gli anni passavano, più cresceva la convinzione che probabilmente quella bellezza non era mai esistita.

Quello fu uno dei primi pensieri che mi ritornarono alla mente dopo aver aperto gli occhi, reduci di una notte infernale. Era ormai da una settimana che sentivo sempre lo stesso odore, le stesse voci e la stessa temperatura che mi aveva procurato un brutto raffreddore. Mi avvicinai a tentoni verso la porta, trascinandomi dietro le catene ancorate alle mie caviglie e presi il vassoio dove ogni giorno trovavo del cibo quasi "accettabile".
Erano giorni che non sentivo il bisogno di mangiare, sia perché avevo paura che mi avvelenassero ma anche a causa del senso di colpa che continuava a tormentarmi atrocemente.
Avevo abbandonato il mio migliore amico e questo non me lo sarei mai perdonato.

<Kim Taehyung, stiamo per aprire la cella...le consiglio di non fare alcun movimento sospetto se non vuole una pallottola in gola.>

Mi alzai di fretta incerto sulla direzione da cui proveniva la voce e mi stirai la tuta rossa che mi avevano consegnato dopo il rapimento. Il clangore delle chiavi mi fece automaticamente strabuzzare gli occhi, ancora incredulo della situazione.

Improvvisamente la porta si spalancò lasciando che tre uomini vestiti di nero e armati di fucile, entrassero con nonchalance. A quel gesto iniziai a tremare, preso dalla consapevolezza di essere in pericolo.

<Porta le mani dietro la testa, Omega del cazzo> sbraitò uno di loro costringendomi ad eseguire quell'ordine.

Lo stesso uomo che pochi secondi prima aveva parlato, avanzò verso di me prima di strattonarmi facendomi ritrovare di faccia al muro. Non fu tanto il dolore a far scorrere la prima lacrima, ma l'odore di Alpha che fece crescere un senso di disgusto e rabbia nel mio animo indifeso.

L'uomo fece scattare la sicura delle manette attorno ai miei polsi e successivamente mi guidò fuori dalla cella con indifferenza.

<Segui gli altri e rimani lì con loro fino a quando non ve lo dicono> disse uno puntandomi il fucile alle spalle.

Camminai verso quella fila di persone tutte aventi la mia stessa tuta rossa e senza neanche una parola, venni violentemente sbattuto anche io tra quella gente. Dopo un pò di secondi passati ad imprecare mentalmente per il dolore, ritornai in posizione eretta sistemandomi come tutti gli altri.

<Ehi>

Una voce a me sconosciuta mi fece automaticamente spostare lo sguardo ormai da tempo concentrato sul pavimento. Accanto a me vi era un ragazzo poco più basso di me che sorprendemente manteneva un'espressione abbastanza tranquilla.

<Piacere, sono Jimin...tu?> sussurrò con un mezzo sorriso stampato in faccia.

Era un ragazzo affascinante la cui bellezza rispettava i canoni dell'aspetto di un Omega.

La chioma folta e bionda, le sue labbra e il corpo snello descrivevano la vera grazia ed eleganza che la nostra specie spesso possedeva.
Lui non aveva ancora perso quella bellezza.

Under his eye  Omegaverse||taekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora