Capitolo 5..

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Reparto giovanile, 3 Gennaio 2009
Paziente: Harold Edward Styles
Età: 15 anni, un minore
Malattie mentali: autolesionismo e ansia

-"Harry!" la voce dolce dell'infermiera riecheggia non appena entrò nella stanza. Poteva sentire i suoi lamenti non appena chiamò il suo nome.

-"Harry, non ti farò del male, devi solo prendere queste pillole. Ti faranno bene" Sussurrò l'infermiera con calma, con la paura che lo potesse spaventare di nuovo.

Sentì i movimenti del corpo del ragazzo che si stava trascinando nell'angolo dove amava rifugiarsi, ogni volta che lei entrava nella stanza, lui scappava in un angolo desiderando di uscire da quel reparto dove era stato ricoverato.

-"Vieni Harry. Solo un secondo, così puoi prendere le pillole" L'infermiera si inginocchiò e aspettò che il ragazzo sbucasse fuori.

Estese le sue braccia, mostrando tra le mani le pillole e una tazzina d'acqua. Furono prese dalle mani tremanti e sporche del ragazzo, che, non appena li prese, li scagliò contro il muro, Eliminando la coppa dalla mano del l'infermiera. Iniziò a indietreggiare quando la donna chiamò un altro infermiere

-"Non puoi farmi questo!" Gridò il ragazzo, la schiena contro il muro di pietra grigio "Sto bene lo giuro! Non ho bisogno di questo" Ripetè ancora e ancora, la menzogna scivolava fuori dalla sua bocca come se fosse un compito da svolgere.

Semplice.

-"Questa è la sesta volta che non le prendi le pillole e stai causando solo problemi. Harry, ti ho messo in guardia ieri, Ti ricordi?" La sua infermiera gli parlò molto severamente, assicurandosi che le parole entrassero nella sua testa

-"Io sto bene" Urlò e due uomini entrarono nella stanza. Lo trascinarono nel letto ancora intatto e una smorfia di dolore comparì sul suo volto quando una stiva passò nel suo taglio al polso. Urlò di nuovo quando gli legarono con delle corde i polsi e le caviglie, poi se ne andarono senza aggiungere niente. Si girò verso la sua infermiera, curioso di sapere cosa avrebbe detto, le lacrime sul suo viso erano abbastanza per far capire che non era felice. Ma lui quando era felice?

L'infermiera prese un ago appuntito e l'osservò, camminando verso il letto dove il ragazzo era sfortunatamente legato, il riccio spalancò gli occhi, scuotendo la testa.

-"Non mi piacciono gli aghi, Ti prego!" La pregò mentre le lacrime continuavano a scorrere sul suo viso

-"Tu stai male, e non hai mostrato alcun miglioramento nella terapia. Ci rimane poco tempo per inniettarti questo nella tua mano" Sputò l'infermiera. Il ragazzo rimase basito, notando il cambiamento che ci fu in lei. L'infermiera Mathilde odiava quando i pazienti si comportavano male. Andando contro le regole, li iniettata segretamente un farmaco che li faceva addormentare più velocemente che spegnere un interruttore della luce. Mentiva benissimo, dicendo che il suo paziente riusciva abbastanza bene ad ascoltarla, le altre infermiere erano gelose, ma evidentemente non lo conoscevano bene

-"Sto bene! Non ho più bisogno di niente!" Mormorò, cercando di convincere più se stesso, ma non funzionò. Cominciò a dimenarsi sotto le corde che lo tenevano fermo. Scuoteva la testa, urlando ad occhi chiusi, mentre l'infermiera inniettò la droga nel suo braccio. Dal braccio, fino in tutto il corpo, tirò via l'ago e osservò come il farmaco aveva cominciato a lavorate.

...

Un manicomio al centro di Londra
26 Dicembre 2013
Età: 19 anni
Malattie mentali: Alcool, abuso di droga
Portato lì dopo un brutto scontro fuori da un bar 1 morto, 2 feriti gravi, in una cittadina vicino Londra 345 km da Tottenham.

-"Lui non collabora" La nuova infermiera si lamentò con diversi infermieri di fronte a lei, chi aveva il coraggio di lavorare con la persona più pazza del manicomio? "Ed è come se parlassi con un muro!"

-"Non mangia?" Disse un'anziana infermiera, facendo spostare tutti gli occhi su di lei

-"No..... Non fino a ieri. Perché?" L'infermiera aggrottò le sopracciglia, troppo curiosa di sapere quello che aveva da dire. Forse lei sapeva come risolvere il problema?

-"Ho usato un farmaco speciale per il trattamento di quel maniaco quando fu portato al manicomio. Era dopo che fu catturato dietro un negozio di droga, aveva ucciso un uomo mentre era ubriaco" La vecchia scosse la testa in disappunto, per poi continuare. "Non avrei detto niente di lui a meno che non mi chiedesse perché era in questo edificio e non in una cella di prigione... dove lui doveva stare. Quel ragazzo è una persona difficile da gestire, ma sono riuscita a farlo"

-"E come ha fatto?" Chiese l'infermiera nuova. L'anziana camminò verso un armadietto, tirando fuori una chiave e sbloccandolo, facendo salire una bottiglia speciale piena di pillole. Chiuse l'armadietto e la consegnò alla nuova infermiera.

-"Gli ho dato queste pillole. Sono delle droghe che rendono il corpo insensibile a qualsiasi cosa" Le sussurrò in un orecchio "Ma non dirgli niente di tutto questo se te lo chiede. Rispondigli che c'è stato un cambiamento nel suo metodo di trattamento"

La nuova infermiera annuì, felice perché in questo modo avrebbe controllato Harry, e lui non sarebbe stato più così testardo. Non vedo l'ora di provare queste pillole. Sarà facilissimo metterlo a letto senza ricevere bruciature o tagli, mormorò a se stessa, allontanandosi dalla donna. Camminò per il corridoio, illuminato da una luce fioca e raggiunse la camera di Harry. La aprì e sentì un gemito provenire dal letto in cui era stato legato il giorno precedente.

-"Harry, indovina un pò?" Le sussurò dolcemente e lui si voltò per affrontarla. La lunga ferita nella sua guancia dimostrava che l'infermiera aveva usato trattamenti molto duri con Harry.

-"Vai all'inferno" Urlò sputandogli in faccia. L'infermiera spalancò la bocca, pulendosi di dosso l'espressione disgustata e metterne una felice.

-"C'è stato un cambiamento della tua cura e devi prendere queste medicine per il momento. Ordini del Dottor Stefan" Disse, la bugia che aveva imparato. Non ci mise molto a prendere due pillole e ingoiarle. Poco, dopo i suoi occhi cedettero e non ci volle molto a stimolare tutto il suo corpo.

-"Cosa.... dov-

-"Shh. Ora dormi Harry." Sussurrò accarezzandogli i capelli ricci e dandogli un bacio sulla guancia. La ragazza aveva preso un pò troppa confidenza per i suoi gusti, ma non poteva fare un bel niente. Il suo corpo era intorpidito, non riusciva a sentire niente, ma restava sveglio, con le lacrime che gli rigavano le guance mentre lei strisciava sopra di lui. Lei era una delle cause per cui era fuggito. La sua disperazione lo spezzò ancora di più, non ha mai voluto vivere sapendo che era stato abbandonato quando era solo un bambino (9 anni), sapendo che viveva in una casa per lunatici - comunemente detti maniaci. Ma sopratutto sapendo che era stato violentato durante il suo soggiorno in quel manicomio.

Cosa poteva dire di se stesso? Lui era uno squilibrato in fuga...

Tottenham Hale || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora