Prologo (E)

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21 Marzo 2007, Vancouver, Canada

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21 Marzo 2007, Vancouver, Canada

«Ti prego, Alli, ti prego...» Teneva la sua testa sul proprio grembo mentre sentiva in lontananza le sirene dell'ambulanza e delle macchine della polizia. Nonostante non piovesse, sul viso della ragazza cadevano gocce d'acqua. Solo qualche momento dopo capì che erano le sue lacrime. Se n'era andata? Le sue labbra erano violacee, le guance senza colore e il corpo senza calore. Era così fredda da poter imitare la morte in persona. Era così ferma da raggelargli il sangue nelle vene. Non appena arrivarono i soccorsi venne allontanato da lei e accompagnato a una macchina della polizia. L'ultima scena che vide fu lei, sopra una barella con un'infermiera che le teneva la mano, mentre veniva caricata sull'ambulanza, la sua moto, distrutta e il camion che li aveva deviati sull'asfalto ancora incredibilmente ghiacciato...

6 ore prima, Bellingham, Washington

Evander King afferrò il suo casco nero, prima di prenderne un altro e montare in sella alla sua nuova moto Harley-Davidson, un regalo da parte di suo padre. Si guardò allo specchietto e sorrise compiaciuto, prima di infilare la testa nel casco: era un bel ragazzo, con i lineamenti marcati, occhi azzurri tendenti a un grigio brillante, capelli bruni con un effetto spettinato come al solito e un sorriso smagliante da far sciogliere ogni singola ragazza o ragazzo che lo guardasse. Accese i motori e sfrecciò verso l'autostrada, voglioso di raggiungere Allison. Il giorno prima si erano trasferiti e lui non aveva potuto fare molto se non promettere alle lacrime che scorrevano sul viso di Allison, che il giorno dopo stesso sarebbe venuto a trovarla. E infatti eccolo lì, a correre a una velocità inaudita verso Vancouver. Distava solo un paio di ore...

***

Giunto all'indirizzo, indicato su un messaggio al cellulare, era ormai notte. Notò immediatamente una minuscola figura, con gli occhiali al viso e le lacrime sulle guance, con la testa abbassata, sedere distrattamente sul portico della casetta illuminata solo da una lampada da parete.
«Ehi, splendore...» Non appena Evander si fece sentire, lei alzò lo sguardo da terra e lo fissò, quasi non volesse credere alla sua presenza. «... cosa ci fa una stella in Terra? Dovresti brillare nel cielo...» continuò lui, facendo un sorriso da cascamorto esperto. Non appena Allison si alzò, mostrando il suo corpo esile ricoperto da una felpa più pesante di lei, Evander allargò le braccia. Quando la ritrovò nel suo abbraccio, sentì quanto debole e piccola fosse, e di quanto gli fosse mancato sentirla così fragile a contatto con lui. Era la sua piccola da proteggere. Era sua, e di nessun altro, così come lui era solo suo. La strinse delicatamente, baciandole le guance e asciugando le sue lacrime con le labbra.
«Pensavo che... tu mi avresti dimenticata...» disse lei in un sussurro, mentre si accucciava con le braccia contro di lui.
«Esiste qualcosa chiamato "amore a distanza", non so quanto tu ci creda o no... ma io ci credo» controbatté lui, ghignando divertito alla sua reazione così adorabile. Dimenticare lei? MAI. «Vuoi far e un giro? Ho una bimba da presentarti...» propose lui, indicando con la testa la moto parcheggiata nel vialetto. Quando un sorriso spuntò sulle labbra della ragazza, Evander le afferrò la mano e le dette il casco di riserva che aveva. Poi saltò in groppa alla moto e l'aiutò a salire dietro di lui. «Tieniti forte piccola!» le consigliò lui, prima di accendere il motore e partire, diretto verso l'autostrada. Menomale che aveva cambiato le ruote con quelle da ghiaccio... Giunti a un'autostrada deserta gridò, mentre sentiva il vento sbattere contro il suo petto. Quando udì anche la flebile voce di Allison innalzarsi per gridare, rise. Adorava sentirla così libera, senza il pregiudizio continuo dei suoi genitori. Subito dopo notò che Allison si era tolta il casco, liberando i capelli lunghi da scompigliare al vento che sferzava contro di loro. Evander si girò verso lei, senza abbassare la velocità. «Rimettiti il casco, Allison!» le gridò, improvvisamente preoccupato. «Solo due minuti, ti prego!» supplicò lei, agitando la testa, sollevata. «Allison, muoviti, rimettitelo!» «Ok... EVANDER ATTENTO!» ... Evander tossì, aprendo leggermente gli occhi e notando che il parabrezza del suo casco era in frantumi. Non appena riuscì a mettere a fuoco lo scenario in cui si trovava, si ridestò cercando di alzarsi di scatto. Davanti a lui c'era un camion in fiamme e la sua moto distrutta, ma soprattutto... il casco di Allison era lontano da... lei. «Allison!» gridò mentre si alzava, si toglieva il casco e raggiungeva il corpo della ragazza. Mentre sentiva il camionista scendere a fatica e chiamare il pronto soccorso, Evander alzò la testa di Allison sul suo grembo e le accarezzò il viso, mentre iniziò a piangere, disperato. «Ti prego, Alli, ti prego...»

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