Capitolo 3 (E)

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Allison

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Allison

Il giorno seguente mi svegliai con il buon umore.
Era incredibile. Non mi svegliavo in quel modo da molto tempo.
La luce del sole penetrava nella stanza e i raggi rigeneravano il mio animo.
Mi strinsi di più nel piumino prima di prendere coraggio e scoprirmi del tutto, per poi pentirmene subito dopo che l'aria fredda ebbe lambito il mio corpo congelandolo.
Stupida, chi vuoi prendere in giro? Ricopriti, veloce! Nonostante la mia vocina interiore mi stesse maledicendo, mi alzai e mi guardai allo specchio a figura intera: mi toccai la pancia e sbuffai non appena vidi la cicatrice che caratterizzava il mio corpo insieme a un'altra sul collo. Il bello era che non mi ricordavo come, quando, dove, con chi e perché avevo quei segni.
Quella parte della mia memoria era... nell'oblio.
Mi concessi una lunga doccia calda, una colazione abbondante e mi vestii come più mi piaceva, brillante, solare. Indossai un paio di leggins neri, una camicetta bianca con delle fantasie multicolor, e donai luccichio alla mia mise indossando degli accessori dorati ai polsi, al collo e ai lobi. Quando uscii dal mio minuscolo appartamento mi diressi a piedi verso l'università, dondolando veramente di buon umore prima su un piede e poi sull'altro.
Passai al bar cafè "Alighieri's": il locale era piccolo, arredato con decorazioni dall'aspetto antico ma elegante. Anche il profumo che aleggiava, incenso e rose, si comportava allo stesso modo. Sembrava portare indietro nel tempo. Ordinai un cappuccino con doppia dose di panna e zucchero da portare via. Quando ebbi tra le mani il bicchiere con una stampa decisamente non copiata da Starbucks, uscii e mi scontrai con Shanna Rosen, la ragazza più sgradevole e antipatica di sempre. Occhi neri, capelli biondi, sembrava avere il diavolo dentro il corpo di un angelo vestito dagli abiti di moda firmati.
«' Giorno, Trice!» mi disse lei, sorridendo con quelle labbra laccate di un fucsia acceso, nemmeno fosse una scritta in neon di un strip club. Giorno, pezzente, pronta per la rotonda?
«Giorno, Rosen» risposi, portando alla bocca il bicchiere, per non proseguire a parlarle e la sorpassai. Sentii il suo braccio fermarmi prima di voltarsi verso di me. I suoi boccoli biondi, tinti ulteriormente alla fine di platino per farli brillare, accesero in me la voglia di strapparli. Con violenza. Tanta violenza.
«È carino il nuovo professore, vero? Aveva gli occhi per me! Secondo te è fidanzato? Ci vorrei davvero provare...» gongolò lei, scuotendo i capelli leggermente, facendoli scivolare da una spalla all'altra. Mi contorsi leggermente per liberarmi dalla sua stretta e proseguire a camminare, e mentre mi dirigevo verso la strada per l'università mi girai e le urlai.
«Mi raccomando! Conquistalo!» Come tutti gli altri che si fermano per le poco di buono come te! Arrivai con quasi mezz'ora di anticipo, come sempre da quando frequentavo la Emily Carr, e mi sedetti al mio solito posto: quello in prima fila in mezzo. Rimasi ferma a guardare il proiettore, ricordandomi di ogni singolo movimento del Professor King. Le sue dita sembravano fuoco.
Fuoco... Apparivano le dita di un amante esperto, che sa come toccare una donna per farla...
Il suo corpo poi, con quei muscoli che si intravedevano grazie alla camicia un po' stretta alle spalle, ma perfetta per i pettorali. E la cravatta, che sembrava puntare verso il suo...
Basta, Allison! È il tuo professore non un tuo futuro amante! E se anche fosse... lui non ti prenderebbe mai in considerazione...
All'improvviso nell'aula entrò lui: capelli scuri, occhi di nebbia e oceano, borsa a tracolla e portamento possente. Si parla del diavolo e...
«Buongiorno, Professor King» dissi, sorridendo alla sua vista, non negando il fatto di essere stranamente felice di vederlo

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