Una volta arrivati ad Argegno, sempre sulla sponda occidentale del "ramo" del lago, Matteo le fece visitare il paese e i bellissimi angoli del vecchio insediamento di pescatori, dove poterono anche fare il bagno, spiegandole che a largo di quel litorale c'era il punto più profondo di tutto il lago.
Non si diedero più nessun altro bacio dopo quello sotto il cedro, come se si stessero trattenendo per evitare un'esplosione.
Ma non mancavano mai di sfiorarsi le mani, la schiena per aiutarsi a sedere, le spalle per sistemare una borsa o i capelli con la scusa di un ciuffo fuori posto. Si desideravano e si guardavano in attesa che l'altro facesse o dicesse apertamente qualcosa a riguardo.
Era stata attrazione pura dal primo momento alla locanda e lo avevano riconosciuto entrambi ma, ognuno per un motivo diverso, avevano fatto finta di niente. Sophie a causa della sua malattia e Matteo per non essere certo che lei avrebbe accettato la corte di un uomo più giovane.
Arrivati alla locanda degli zii, Matteo fece le presentazioni senza specificare la posizione di entrambi, ma con la complicità muta di Sophie, disse agli zii di preparare solo una camera da letto per quella notte, e che sarebbero ripartiti la mattina dopo.
Salendo in camera, nessuno dei due osava riconoscere l'elettricità che c'era tra loro e il silenzio li avvolse improvviso.
Lui si fece serio e voltandole le spalle mentre si preparavano per la notte, le disse:
<<Per cosa sono le pillole che hai preso a pranzo?>> così, diretto, lui fece la sua domandona da un milione di euro.
<<Sono integratori per la dieta>> rispose velocemente lei presa in contropiede. Sapeva che le si leggeva in viso la bugia, ma non aveva ancora la sicurezza e la scioltezza di rivelare di più.
Matteo non era soddisfatto dalla risposta e si irrigidì, continuando a sistemare qualcosa nello zaino.
<<Credevo che stessimo diventando almeno amici.>>
Sophie non ebbe cuore di continuare quella sceneggiata.
Sapeva che il tempo è per tutti un bene prezioso, ma per lei lo era ancora di più. Fece ciò che non aveva mai fatto in vita sua, non perse altro tempo a pensare se fosse giusto o meno.
Non voleva che quel non detto tra loro o la bugia sulle pillole fermasse ciò che sentiva nascere per quell'uomo fantastico. Prese una decisione nel giro di qualche secondo, cosa che la destabilizzò momentaneamente.
<<Te lo dirò, ma dopo...>>
<<Dopo cosa?>> disse Matteo senza girarsi a guardarla.
Lei si avvicinò a quelle spalle ampie e da dietro cominciò piano a sollevare la maglietta che lui indossava.
La fece scorrere sulla sua pelle lentamente, accarezzandolo con le nocche e lui la lasciò fare.
Buttò a terra l'indumento e sfilando anche la sua maglia, si attaccò alla schiena di lui abbracciandolo da dietro, con le braccia avvolte al suo petto.
Posò la guancia tra le scapole calde di lui e ascoltando il ritmo accelerato del respiro e del suo cuore capì che anche a lui piaceva quell'abbraccio.
Da quella splendida e confortante posizione, senza che potesse essere vista in viso, gli raccontò tutto, della sua malattia, del decorso fino a quel giorno, della sua decisione di partire e di quella di non volersi affezionare a nessuno per evitare drammi.
Gli aprì il suo cuore raccontandogli che lo trovava un uomo fantastico e che in un'altra occasione probabilmente gli avrebbe regalato più di una estate.
Gli disse di avere i giorni contati per i ricordi importanti e che li avrebbe decisamente voluti raccogliere tutti con lui dentro l'album dei suoi giorni coscienti.
Non avrebbe potuto offrirgli di più, ma lui si disse che se lo sarebbe fatto bastare. Erano adulti e avrebbero affrontato il futuro distacco con la maturità dei loro anni.
Lui la lasciò sfogare e non appena sentì le sue lacrime scorrergli sulla schiena si voltò e la prese dolcemente tra le braccia. La baciò senza dire nulla, neppure un fiato ad interrompere quella magia che lui aveva sentito nascere dopo quella confessione tanto sincera.
Fecero l'amore come solo un uomo e una donna senza catene sanno fare, donandosi liberamente corpo e cuore fintanto che erano insieme.
Alla fine di quell'estate e di quella storia mancava un mese e loro lo avrebbero vissuto tutto, fino in fondo, fino alla fine, fino all'ultimo minuto prima del suo rientro a casa.
Fu un'estate di foto, baci rubati ogni momento, carezze dolcissime, mattine di risate e complicità, notti a fare l'amore guardandosi negli occhi e promesse fatte solo con lo sguardo.
Chi dice che c'è un tempo giusto per poter dire di essere innamorati, un rodaggio del cuore che deve far male o trascorrere periodi lunghi per capire a chi appartiene?
Quando si può dire ti amo, chi lo determina in una storia?
Chi stabilisce di chi ci si deve innamorare, e quando questo deve cominciare a fare male violentando il cuore ogni istante?
La loro fu un'estate piena d'amore, anche se nessuno osò mai ammetterlo all'altro.
Trascorse un mese intero, in cui entrambi dimenticarono ciò che erano prima, senza l'altro, e sognando quello che sarebbero potuti essere solo insieme.
Una mattina di fine estate Sophie prese il treno che passava dalla Svizzera, e partiva alle 04:50 dalla stazione di San Giovanni, e che ovviamente era in perfetto orario.
Stava lasciando Matteo ancora addormentato nel letto che avevano diviso per tutte quelle notti, mentre la locanda cominciava a svegliarsi per preparare la colazione da servire sul balconcino di fronte al lago.
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L'ultima estate di Sophie
RomanceScegliere se viaggiare per conoscere luoghi e popoli diversi, o per conoscere meglio se stessi, è la sfida che chi intraprende un viaggio è costretto a fare alla partenza. La differenza tra un tipo di viaggio e l'altro sta nell'ammettere di essere c...