Cap.8

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Un anno dopo

<<Matteo per favore puoi ricevere gli ospiti in reception?>> la madre era indaffarata in cucina e non riusciva a gestire anche gli arrivi di quella giornata. 

Le foto di Sophie avevano fatto molta pubblicità alla locanda del Giglio e dal mese successivo alla sua partenza avevano ricevuto tantissime prenotazioni. Le foto rendevano pienamente giustizia a quei posti, ai tramonti e le albe sul lago e soprattutto alla locanda stessa e ai suoi gestori. 

Era stata una svolta inaspettata per il piccolo esercizio che si era trovato costretto a dover rifiutare avventori anche con largo anticipo.

<<Mamma lo sai che preferisco occuparmi del giardino con papà ultimamente, in reception può andarci la ragazzina nuova>> disse Matteo con un disinteresse inusuale. 

Ma la madre non si fece convinta della cosa, sospettava ci fosse qualcosa sotto perché da qualche giorno in lui era cambiato l'umore. In realtà l'umore di suo figlio era cambiato da quando...

Diede uno sguardo al calendario e si bloccò dal pelare le patate. Smise di fare quel che stava facendo e asciugandosi le mani sul grembiule da cucina raggiunse suo figlio che usciva per ubbidire agli ordini della genitrice. Lo abbracciò stretto come quando era un bambino e lo tenne così mentre Matteo grato di quell'affetto nascose il volto allo sguardo della madre. 

Carla aveva capito cosa pesava nel cuore di suo figlio, aveva ricordato che giorno fosse e senza dire nulla cominciò ad accarezzargli i capelli. 

In quel momento una voce femminile chiamava dalla reception che qualcuno si presentasse per il check-in. "Quell'accento, quel particolare modo di scandire l'italiano..." Matteo si staccò rapido dalle braccia della madre e con il cuore a mille si precipitò nella piccola hall. 

Una donna dai capelli rossi con in testa un grande cappello di paglia era intenta a cercare qualcosa nella borsa. Accanto a lei un uomo con una barba ben curata e gli occhi chiari lo scrutava con un sorriso timido.

<<Sei Matteo vero?>> l'uomo disse con lo stesso accento della sua amica col cappello, la quale distolse lo sguardo da quel che cercava perché incuriosita da quella rivelazione.

<<Sì, sono Matteo, ma come fate a sapere il mio nome? Non capisco... il vostro accento mi ricorda qualcuno, forse...>>

<<Sono Annie, piacere, e lui è Hector. Siamo i migliori amici di Sophie.>> 

Era da tanto che non sentiva pronunciare il suo nome, e ora questi due erano qui a riportare a galla un dolore così personale, e proprio il giorno della sua partenza un anno prima. Quando lui era un po' morto dentro, era precipitato nella consapevolezza di aver trovato la donna della sua vita, ma che la vita stessa non aveva intenzione di donargliela.

Rimasero tutti e tre a guardarsi senza sapere cosa dire prima, cosa spiegare e cosa chiedere. Matteo si destò con un grande sforzo:

<<Come sta?>> chiese ai due amici.

<<E' definitivamente in casa dei suoi, continuamente seguita da esperti che le rammentano tutto ora per ora come si fa con una bambina. Ma sta bene... ha solo dimenticato tutto. Non ci riconosce neanche più, ha memoria solo di alcune cose e solo di quando era ragazzina.>>

Fu un colpo per Matteo, saperla persa nei ricordi passati e nella sua mente il vuoto di interi periodi della sua vita. 

In quei ricordi mancanti, fallaci, c'era anche lui, il tempo che si erano amati e le promesse che le aveva fatto. In quel buco temporale che le aveva rubato parte di ciò che era, Matteo era scomparso e inghiottito dal buio. 

Non riuscì a dire nient'altro travolto come era dalla pesantezza e dalla tristezza di quella notizia. Gliela avevano portata via, adesso era davvero partita. Non avrebbe più atteso che lei potesse spuntare nella hall, con quel suo borsone pesante e la macchina fotografica appesa al collo. Non avrebbe più pedalato con lei e mangiato all'ombra degli alberi di villa Carlotta, non avrebbe più amato la sua pelle e i suoi silenzi.

<<Ha ricordato per tanto tempo sai? Leggeva sempre il suo taccuino, tanto che ormai lo sapeva a memoria. E ci ha raccontato di te, tutto quello che sei stato e quello che sareste potuti essere.>> Annie lo disse con la tenerezza nella voce, un tono così caldo che Matteo ne sentì il calore e l'affetto.

<<Tempo fa, quando ancora era in grado di ricordare e di decidere in autonomia cosa fare del suo tempo, ci ha chiamati e ci ha consegnato una lettera per te, pregandoci di venirtela a consegnare in questa data di oggi, la prima volta che lei non avesse potuto più pensarti in questo giorno.>> 

Hector porse una busta a Matteo, che la prese con mani tremanti, quasi come fosse fatta di ali di farfalla.

La busta aveva dei piccoli disegni, degli iris viola, i preferiti di Sophie e lui per prima cosa l'annusò cercando ancora il suo profumo.

Fece loro un gesto di ringraziamento, prese la bicicletta e corse sotto il cedro del Libano di villa Carlotta, lì dove si erano dati il primo bacio.

*******

"Ciao Matteo,

oggi è un bellissimo giorno d'estate anche qui. Immagino sempre che tu sia indaffarato a sistemare i tavoli per la buonissima colazione di mamma Carla, allineando le seggiole in balcone a quel tavolino di fronte al tuo lago meraviglioso. Magari ora starai sorridendo ricordando quando a quel tavolino facesti sedere me, lì dove iniziò tutto.

E' strano ora per me dirlo, data la mia malattia, ma ti ho pensato e ricordato ogni giorno da quando sono partita. Non è passato minuto in cui non ho avuto il desiderio di toccarti, abbracciarti o stare tra le tue braccia. 

La malattia è stata piuttosto clemente con me finora sai! Forse l'estate prossima potrei farti una sorpresa e arrivare da te ricordandomi anche l'indirizzo..." 

Matteo fece una pausa per asciugare gli occhi pieni di lacrime che gli impedivano di distinguere la scrittura sottile e inclinata di Sophie. La cercava tra quelle parole vergate sulla carta color miele, la desiderava e gli mancava come mai prima.

"...oppure, se dovesse andare male come temo, potresti venire qui e rammentarmi tu i nostri giorni insieme. 

Sorrido sai, perché la scelta che feci quel giorno quando me ne andai, la rifarei ogni giorno, ogni fottuto istante che mi resta, perché so che in questo modo ho potuto risparmiarti tutto quello che invece non sto riuscendo a risparmiare ai miei. Sono come una bimba in certi momenti sai? 

Delle volte ho un terribile bisogno di un tuo abbraccio e vorrei chiederti scusa e farti venire fin qui, ma poi mi passa l'egoismo bastardo che mi porta la paura di restare sola e mi convinco di averti già dato i miei ultimi giorni, quelli migliori. Quelli della mia ultima estate in cui sono stata veramente me stessa, la Sophie che ti ha amato, ti ama e ti amerà anche dopo. 

Non volermene Matteo, sei stato la cosa più bella che ricordo, più bella della prima alba al lago e più bella dell'ultimo tramonto che ammirerò cosciente di farlo. Ti amo sai... questo non dimenticarlo tu, tienilo con te registrato nel cuore, ricordami Matteo...sempre. 

Ricorda cosa eravamo, anche per me!

La tua Signorina Sophie 😊 "

Matteo asciugò gli occhi, chiuse la busta infilandosela in tasca, appoggiò la schiena al tronco di quel maestoso albero e aspettò a lungo, fino al pomeriggio, che il sole tramontasse sul lago, per godere per l'ultima volta in quel giorno, del suo calore come fosse stato l'abbraccio tenero di Sophie.


L'ultima estate di SophieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora