CAPITOLO 3:

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Dopo dieci minuti vedemmo Gabri arrivare da noi correndo con una chitarra in mano, appena arrivò si catapultò sulla panchina e mi disse di sedermi affianco a lui, io feci come disse, poi mi diede la chitarra in mano e disse:
<<Dai facci vedere cosa sai fare>>
<<Raga ma io non sono capace>> iniziai a ribadire,
<<Selene almeno provaci>> disse Nora; allora mi posizionai con la chitarra e iniziai prima suonando un DO, poi un La e nota dopo nota ecco che uscì fuori la base,
<<Io di te non ho paura, tu di noi che cosa vuoi sapere ancora che di te non ho paura...>> stavo intonando una canzone di Emma, quella canzone mi dava forza, ero sempre stata una femminista e diciamo che quella canzone era una sottospecie di inno. Finì la canzone e tutti applaudirono, persino una signora dal balcone che tutto stava facendo se non farsi gli affari suoi;
<<Non avevi detto che non eri capace di suonare?!>> disse ridendo Gabri,
<<Io non so come ho fatto, era come se le mie dita si muovessero da sole e che le parole uscissero così a caso>> dissi io ancora incredula.
Si fece l'una e decisi di tornare a casa, nel tragitto ascoltai un po' di musica e non riuscivo a togliermi l'immagine di Diana dalla mia testa, era così bella ma io non potevo amarla, due ragazze non possono amarsi, o almeno così pensavo prima di riuscire a fare coming out con me stessa, il che è diverso dal farlo con i genitori perché in fin dei conti i nostri potranno pure non accettarlo ma l'importante è che lo abbiamo accettato noi e che noi abbiamo iniziato ad amarci.
Tra tutti questi mille pensieri e la musica mi persi in cinque minuti di spensieratezza e poi arrivai a casa. Entrai piano cercando di non fare rumore per non svegliare nonna, ma lei era ancora sveglia ad aspettarmi,
<<Ti sembra questa l'ora di tornare?!>> disse nonna arrabbiata,
<<No, scusa anche se non mi dovrei scusare dato che ho ventuno anni e ormai non sono più una bambina>> dissi io,
<<Dopo quel che è successo sono rimasta scioccata e mi spavento quando torni tardi>> disse nonna, questa volta con voce più calma.
Dato che era tardi diedi la buonanotte a nonna e andai a dormire.
La mattina seguente mi svegliai alle 7:00 per andare all'università; mi vestii in modo molto semplice, una felpa nera, un jeans non tanto strappato e le mie classiche vans.
Io non ricordavo neanche dove si trovava l'istituto però c'era Nora che frequentava anche lei quindi andammo insieme, appena arrivata in classe tutti mi salutarono felici di rivedermi,
arrivò la professoressa di psicologia e fece la sua classica lezione.
A fine lezione la professoressa venne da me e disse:
<<Selene, bentornata, se hai bisogno di una mano con lo studio chiedi pure>>
<<Grazie Prof.>> dissi io.
Quando finì la lezione tornai a casa accompagnata da Nora e Diana che aveva deciso di venirci a prendere con la sua bellissima Ford Mustang rossa.
Io e Nora entrammo in macchina e Diana baciò entrambe sulla guancia lasciando il segno del rossetto, Nora iniziò subito a lamentarsi del segno mentre io rimasi immobile a farmi film mentali, nonostante fossimo due ragazze.
<<Aiuto non capisco più niente>> urlai improvvisamente e le altre preoccupate mi chiesero il perché,
<<Niente, scusatemi>> dissi io diventando rossa come un pomodoro.
Arrivai a casa ancora con il rossetto sulla guancia e nonna mi chiese chi me lo avesse lasciato, <<Diana>> risposi io,
<<Che brava e bella ragazza, sei stata fortunata a conoscerla>> mi disse nonna
<<Soprattutto bella>> dissi io sottovoce.
Mangiai velocemente e poi andai in camera a cercare di studiare, ma non ci riuscivo perché c'era un pensiero che mi tormentava, ero lesbica o bisessuale?, avevo uno stile da Tomboy ma questo fin da bambina; non sapevo chi ero veramente.

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