CAPITOLO 9:

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Era il 25 giugno e faceva molto caldo così decisi di mettermi un pantaloncino e una maglietta e di andare in giro con Diana, quella sera non avevamo tanto voglia di stare in giro e quindi mangiammo un qualcosa di veloce in pizzeria e poi andammo a casa di Diana; appena arrivammo a casa sua notammo che non c'era nessuno, eravamo solo noi due e così decidemmo di metterci sul divano a guardare un film, in quel momento a me non importava niente del film, avevo occhi solo per lei, era bellissima, la desideravo, desideravo che le sue labbra sfiorassero le mie e così io cercai di avvicinarmi piano piano e lei sembrava starci ma in realtà pensava che quando la stringevo forte al petto era per dirgli che le volevo bene, quando in realtà io la amavo, avrei fatto di tutto per lei. Il film finì e Diana mi abbracciò dicendomi:
<<Je t'aime>>,
io mi pietrificai ma per un attimo pensai che quella frase poteva significare anche ti voglio bene, ero confusa e perciò non risposi, rimasi in silenzio. Dopo un po' Diana spezzo questo mio silenzio prendendo una bottiglia di vino rosso e versandolo in due calici,
<<A noi e a questa serata fantastica, ti voglio bene nanetta mia>> disse lei; io odiavo quel nomignolo che ricevevo per la mia altezza però quando lo diceva lei mi piaceva e neanche ci facevo caso a quel piccolo dettaglio, pensavo solo al fatto che dicesse ti voglio bene e non ti amo, come desideravo.
Mentre stava bevendo si sporcò la maglietta che indossava e così senza pensarci due volte si levò la maglietta e rimase in top, io la guardai e rimasi incredula ;non guardarla era totalmente inevitabile perché aveva un corpo bellissimo e delicato, sembrava una bambola di legno costruita con tanta precisione e tanto amore. Lei si accorse del mio sguardo e così ridendo iniziò a provocarmi , prese le mie mani e le mise sui suoi fianchi e delicatamente toccai le sue curve. Quando mi mise le mani sui suoi fianchi rimasi pietrificata, mi feci guidare da lei per qualche secondo ma appena compresi quel che stava succedendo levai le mani dai suoi fianchi e me ne andai da quella casa, lasciando Diana lì da sola, senza che sapesse il perché della mia reazione; mentre stavo ritornando a casa pensavo ancora a quel che era successo e ancora non me ne facevo una ragione, mi chiedevo il perché lo avesse fatto, ma ormai me ne ero andata e di quel momento rimaneva solo un piccolissimo e bellissimo ricordo.
Arrivai a casa e la situazione era molta tranquilla, nonna dormiva e c'era un gran silenzio l'unico rumore che si sentiva era il verso di un piccolo grillo, così gracile che sembrava non sentirsi. Mi misi sul divano e pensai che quel che Diana aveva fatto ci avesse solo messo nei casini, infatti ci eravamo scordate che in quella casa erano presenti delle telecamere e che il padre di Diana le controllava sempre quando lasciava la figlia da sola in casa, pensai che pure se le avesse viste non sarebbe successo niente e così presa dal sonno mi misi sul letto e appena mi stesi mi addormentai. Quella sera quando Mark, il padre di Diana ,tornò a casa sua si precipitò a controllare le telecamere e vide quel che era successo e alla figlia non disse niente, neanche una parola. Aspettò che la moglie e la figlia andarono a dormire, si mise una maglia e un pantalone nero e a piedi si mise in cammino per arrivare a casa mia. Mentre stava camminando gli venne in mente di chiamare Martin, sapeva che lui mi odiava e quindi gli chiese di aiutalo ad uccidermi, Martin accettò e si recò velocemente a casa mia. Mark arrivò e quando vide Martin lo salutò e poi gli spiegò il piano, per prima cosa dovevano buttare giù la porta ed entrare in casa. Così tutti e due con un calcio cercarono di abbatterla ma non ebbero risultati, così decisero di buttare sulla porta un pesante masso che avevano trovato in giardino e questa volta purtroppo riuscirono a rompere la porta e ad entrare. Entrarono in casa e mentre Mark si avvicinava a me per uccidermi io mi alzai e cominciai a cercare di capire chi fosse colui che avevo davanti; Martin appena prese visione del fatto che ero sveglia scappò a gambe levate e davanti a me rimase Mark che prima mi addormentò e poi mi prese a calci e pugni cercando di farmi morire, ma tutto quel baccano aveva svegliato mia nonna e così Mark appena vide una seconda ombra iniziò a scappare.

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