CAPITOLO 7:

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Passammo le ore a quel tavolo ma l'unica persona che a quanto sapevamo era B POSITIVO, era Martin, ma era impossibile, perché mai dovrebbe uccidere sua nonna e mandarmi in coma, anche se l'intento dell'assassino non era portarmi in coma, lui voleva uccidermi ma una volta capito che aveva fatto sforzi inutili ha deciso di uccidere mia nonna in modo da lasciare un vuoto dentro di me e potermi uccidere con più facilità.
Tra me, Diana e Gabri c'era solo un silenzio tombale, si sentiva solo il ticchettio della lancetta dell'orologio; ticchettio dopo ticchettio si fecero le 16:00 e così sia io che Diana andammo a casa per prepararci per il funerale di mia nonna che si sarebbe tenuto alle 17:00.
Mi misi un qualcosa di semplice, una camicia di lino nera con un pantalone grigio scuro e un paio di vans.
Arrivai al funerale e vidi un uomo magro, biondo e con gli occhi verdi, era identico a mia nonna; lo guardai e lui mi guardò, poi si avvicinò:
<<Selene ti voglio bene, non mi interessa della tua omosessualità, sono tuo padre e ti vorrò bene per sempre>> mi disse, io lo abbracciai e poi iniziai a piangere:
<<Perché, perché hanno fatto del male a nonna, era una bravissima persona>> dissi io, con le lacrime che scivolavano lente sul mio volto come quando inizia a piovere e tu sei lì senza ombrello; non sapevo se essere felice perché mio padre aveva accettato la mia omosessualità o essere triste perché ancora non avevo capito chi era quello stronzo che aveva provato a uccidermi e che era riuscito a uccidere mia nonna.
Il funerale finì e io corsi a casa per cercare altri indizi; mi ricordai di quella busta che c'era sul mobiletto quel terribile giorno e così indossai i guanti e piano piano provai ad aprire la busta, ma non ci riuscivo perché quei guanti erano molto scomodi ed era complicato fare una qualsiasi azione; ci riuscii e sulla lettera c'era scritto: <<Questo è solo l'inizio brutta frocia>>;
appena lessi quelle parole mi spaventai, cos'altro avrebbe potuto fare questo mostro.
Stavo male, avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse, così andai da Diana, e gli raccontai tutto:
<<Chi sa della mia omosessualità?, fino a qualche giorno fa non riuscivo neanche a fare coming out con me stessa e adesso subisco un episodio di omofobia>> dissi io,
<<Tu lo hai detto solo ai tuoi parenti quindi l'assassino mangia al tavolo con te e tu non te ne accorgi>> disse Diana,
<<Tu stai insinuando sia Martin giusto?>> gli chiesi io,
<<Ovvio, mio padre forse si sarà tagliato lavorando e quindi si è sporcato anche la maglia, ecco il perché di quella maglia insanguinata>> disse Diana tutta convinta.
La nostra conversazione cambiò argomento e tra una cosa e l'altra gli chiesi:
<<Perché hai quel fazzoletto sul braccio?, cosa nascondi?>>
<<Niente>> rispose lei freddamente,
<<Dai, cosa potrà mai avere di brutto una ragazza così bella>> dissi io facendola addolcire; finalmente si arrese e si levò quel fazzoletto facendomi vedere che aveva dei tagli molto profondi sul polso,
<<Cosa cazzo hai fatto?! Come ti è venuto in mente?!>> gli urlai contro, lei iniziò a piangere e balbettando mi disse:
<<Io subisco episodi di omofobia da mio padre tutti i giorni, non lo sopporto più e quando proprio non riesco a sopportare tutto questo dolore cerco di colmarlo tagliandomi>>,
<<Omofobia? Sei anche tu lesbica?>> dissi io tanto curiosa quanto arrabbiata,
<<No, io sono pansessuale, non mi importa dell'aspetto esteriore, l'importante è che abbia un bel carattere>> disse lei, con tanta fierezza, sembrava quasi si fosse liberata di un peso,
<<Ok ho capito ma adesso smettila di piangere, le lacrime non stanno bene sul tuo viso e soprattutto smettila di tagliarti>> dissi io e lei mi abbracciò, <<Sei l'amica che tutti vorrebbero, sei così dolce e comunque grazie>> disse lei; di tutta questa frase io avevo una sola parola che mi risuonava in mente, amica, io ero solo un'amica.

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