Capitolo 7: Scared
Quando sono tornato dalla prima delle mie battaglie ci misi mesi per riuscire a dormire senza svegliarmi al minimo rumore e la mia pistola non smise mai di rimanere sotto il cuscino. Mi ricordo il volto di mia madre preoccupato per il mio destino ma che poteva fare? Suo figlio era rimasto leggermente traumatizzato dalla cosa. Non sviluppai PTSD per miracolo pare e non ebbi le stesse reazioni dei miei compagni di squadrone. Per questo forse devo ringraziare la mia fede, mia madre mi ripeteva sempre di pregare gli dei e di rimanere calmo, che in un modo o nell'altro sarei tornato da lei.
Quando tornai con la medaglia gliela mostrai con orgoglio ma lei la gettò sul tavolino senza degnarla di uno sguardo e mi strinse.
"Un pezzo di ferro non vale la vita di mio figlio"
Per lei le medaglie erano inutili accessori così come i gradi e il mio ruolo nella squadra. Dovevo solo tornare a casa vivo, solo questo chiedeva e solo questo desiderava vedere, se portavo un accessorio o meno non le importava, dovevo solo tornare tra le sue braccia.
Quando avevo cinque anni mi appassionai ai racconti eroici più di prima e chiesi a mia madre se poteva comprarmi un peluche a forma di drago visto che era anche il cognome della nostra famiglia. Mia madre lo cercò ma al tempo non ne esistevano di belli quindi ne feci uno con il suo aiuto. Certo non era perfetto ma era un bel draghetto nero con due gemme rosse per occhi e corna grigie, una lunga coda e la parte di sotto era coperta da un tessuto bordeaux e cucita per farla sembrare la parte inferiore di un rettile. Era il mio pupazzo preferito e lo portavo in giro ovunque andassi. Fu mamma a chiedermi se volessi dedicarlo a qualche dio o dea. Mi aveva già insegnato i nomi di ogni dio e dea che esistevano ma qualcosa non mi andava giù.
"Mamma esiste una dea o un dio degli eroi?"
"Degli eroi? Perché lo chiedi?"
"Perché sono sicuro ci sia qualcuno solo per gli eroi! Ci sono dei per i marinai no? Perché non per gli eroi?"
Lei rise "allora dedichiamolo al dio degli eroi!"
"Dea!"
"Perché dea tesoro mio?"
"Perché...perché è come mamma! Perché le donne sono quelle che ricordano sempre tutto e mamma ricorda sempre le azioni che gli eroi dei libri hanno fatto nei libri! Voglio dedicarlo alla dea degli eroi"
Lei sorrise scompigliandomi i capelli "e sia, il nostro draghetto sarà dedicato alla dea degli eroi che come protettore ha un drago e come arma..."
"Libro"
Lei mi guardò confusa "un libro?"
"Un libro dove tutti gli eroi esistenti vengono tenuti e ricordati!"
"Mi pare adatto" rise lei contenta, probabilmente al tempo me la stava solo dando vinta ma...non fu così per me.
Per me gli dei erano tutti solo "dio di" e "dea di" ma la dea degli eroi era diversa. Per me il suo nome era Lisette, una bellissima fanciulla eternamente giovane che aveva un drago sulle spalle e un libro stretto al petto, con un sorriso gentile e rassicurante. Lei fu la dea che immaginai da bambino e a cui mi dedicai in guerra. Mia madre rispettò il mio desiderio e nonostante volesse mettermi sotto il dio della guerra mi mise sotto la dea degli eroi e fu così che tornai a casa, da eroe di guerra. Non importava che succedesse in guerra, vincevo e tornavo a casa con medaglie e titoli. Mia madre alla fine divenne anche una credente della dea degli eroi dopo la dodicesima medaglia vinta e continuò a dire che probabilmente era perché io credevo così tanto nella dea che io ero così tanto protetto. Dissi al mio plotone della dea e alcuni decisero di farsi proteggere anche da lei...nessuno di noi è mai morto in guerra e abbiamo tutti una medaglia almeno.
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The Fate of a Goddess
PertualanganLisette è una timida ragazza che studia mitologia in università. Per restituire un libro appartenuto a suo nonno, viene costretta a fare un viaggio in terra straniera dove finisce per venir coinvolta in un mondo che non pensava fosse nemmeno lontana...