Chi ama torna sempre indietro

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Il corpo s'immerge nell'acqua calda della vasca, la bianca schiuma accarezza la pelle ancora violacea, la mente è offuscata dalla scena che poco prima si è palesata dinanzi ai suoi occhi.

«Che cosa fate?» Lei sobbalza a quel suono acuto, poche lettere con cui lui esterna il suo disappunto. Trisha volta il suo corpo a metà, riuscendo così a intravedere il rammarico disegnato sul volto spigoloso.

«Cosa stavate cercando?» è a braccia conserte e una smorfia increspa la bocca piena.

«Cosa nascondi, Rogers?» Meredith lo raggiunge e, sfrontata, attacca per prima. Trisha non muove un passo, i piedi sembrano incollati al pavimento, sebbene lui possa vedere nitido il profilo; la ragazza non fiata, preferendo udire le sue spiegazioni.

«Siete entrate in camera mia, sia chiaro Trisha può farlo ogni volta lo vuole, quindi, sono io in diritto di far domande.»

«Credi d'intimorirmi? Siamo qui per cercare le prove che scagionino Mason, l'unico ragazzo che Trisha avrebbe dovuto frequentare!» Trisha sussulta nell'udir quelle parole pronunciate con durezza, scova la forza di voltarsi e osservare l'espressione grave disegnata sul volto di Austin.

«Avresti odiato pure lui, un unico destino per tutti coloro che si avvicinano a Trisha. Illuminami, perché cercavate queste prove nella mia camera?»

«Perché...»

«Meredith, per favore, lasciaci soli.» Trisha gratta sulla superficie della sua vigliaccheria, un barlume di coraggio emerge lento, inspira forte e le mani sono pronte a coglierlo al volo.

«Trisha, non credo sia il caso.» La voce di Meredith si addolcisce e le mani accarezzano le braccia dell'amica.

«Fuori di qui! Trisha vuole parlarmi in privato, lei ordina ed io eseguo. Fammi un favore, cerca di stare il più lontano possibile da me e dalla mia camera. La prossima volta non sarò così clemente!» Meredith sgrana le palpebre per lo stupore, non immaginando che Austin potesse trattarla in quel modo, e la rabbia che scuote il suo corpo è placata dalla supplica sussurrata da Trisha affinché vada via senza controbattere. La ragazza affonda i denti nelle labbra che vorrebbero sputare fuori il peggior veleno, ma con un cenno del capo palesa l'accettazione di quanto richiesto dall'amica.

Varca la soglia senza sprecare parole, la porta si chiude alle sue spalle spinta da Austin con un tonfo secco.

Un fiore appassito, calpestato, estirpato: è l'immagine riflessa in quelle iridi che hanno smarrito la luce della speranza.

«Trisha, perché eravate in camera mia?» è un suono dolce, carezzevole, che si posa sulle labbra di Austin, mentre le sue dita spostano dietro l'orecchio una ciocca dei capelli di Trisha e a cui lei tenta di fuggire tremando.

«La polizia di Augusta ha trovato questa fotografia nel computer di Cody, ho mentito loro asserendo di non sapere chi fossero le persone ritratte.» La mano di Trisha sfila la foto dalla tasca posteriore dei jeans, il tempo scivola lento mentre lui la afferra e le loro falangi si sfiorano con accortezza.

«Non ho ucciso quella ragazza, il mio intento era salvarla. Avrei, però, ucciso volentieri Cody se solo avessi saputo quello che infliggeva a te. Non ero a conoscenza che ci fosse lui dietro al ricatto di Luke e Caroline, non sarebbe comunque stato un motivo per eliminarlo, ne è prova che neppur un capello è stato torto a quei due. Credi davvero che io possa essere responsabile di tanto? Perché?»

Le fiamme divampano intorno a lei, quelle dell'Inferno in cui è stata trascinata e del desiderio a cui si plasma nell'udire le sue parole che sembrano una dichiarazione. «Non posso più fidarmi di te. Per tutte quelle volte che sono andata in frantumi e tu non eri lì a raccogliere i pezzi, per tutte quelle volte che anelavo una tua carezza e tu m'infliggevi una pugnalata. Quando sarai pronto a raccontarmi la verità, sai dove trovarmi. Spero solo non sia troppo tardi.»

Annaspa nelle sue stesse parole, cerca un appiglio a cui vorrebbe aggrapparsi quando richiude la porta alle sue spalle.

Bolle di sapone solleticano la pelle, soffia forte per cacciarle via e poter osservare i segni sul suo corpo di cui gli occhi sono colmi.

Un cigolio la desta dai pensieri, ode i passi di qualcuno che si trascina stanco e avverte un corpo che sprofonda sul pavimento; non si volta poiché l'odore della sua colonia raggiunge le narici e lei lo riconosce; abbraccia le gambe circondandole con le braccia e la mano ricade trattenendo appena la spugna, che lui sfila arpionandola con le dita.

La accarezza lentamente, l'acqua scivola sui capelli, sul collo, le spalle, le braccia, la schiena. Austin compie movimenti delicati e attenti, accompagnandoli con casti baci rilasciati su ogni lembo di pelle.

«Che cosa fai?»

«Perché non hai chiuso la porta a chiave?» Austin appare timoroso di udire la risposta alla domanda che è scivolata dalla sua lingua.

«Ho paura di restare sola, potrebbe entrare qualcuno dalla finestra e nessuno riuscirebbe a salvarmi. Cosa fai, Austin?»

«Raccolgo i pezzi e riuscirò ad aggiustarti, dovessi impiegarci tutto il tempo che mi resta da vivere. Andrò ad Augusta per raccontare la verità alla polizia, l'avvocato ha già chiamato per informarli che saremo lì domani. Ti amo e farei qualsiasi cosa per te, anche finire in galera per qualcosa che non ho commesso.»

Trisha inclina la testa senza accorgersene, nel bisogno urgente di appoggiarsi al ragazzo che la sta ancora lavando con dedizione. «La tua camicia si sta bagnando», soffia mentre la spugna traccia ogni centimetro delle gambe e altri baci umidi si posano sulla fronte, tra i capelli, sulle palpebre, sugli angoli della bocca.

Un rantolo sale dalla sua gola, «Non importa, solo tu sei importante. L'acqua inizia a raffreddarsi, ti prendo il telo da bagno così ti asciughi. Vuoi venire in un posto con me?»

«Non posso lasciare Meredith sola.»

«Starà bene, presumo che non le occorra una balia. Voglio portarti nel nostro posto, ricordi qual è?»

Trisha china il capo per celare il sorriso spuntato sulle labbra, «La grande quercia dell'Agamount Park!»

«Voglio raccontarti tutto quello che è successo quella notte e cosa mi ha spinto a comportarmi male con te, e voglio farlo lì!» Austin poggia un primo asciugamano sui capelli di Trisha e li friziona.

Colpi di tosse incessanti mettono fine a ogni gesto e parola tra loro, un sospiro indispettito fuoriesce dalla bocca di Austin appena scorge la figura di Meredith.

«Trisha deve rivestirsi, se vuoi seguirmi fuori, sarebbe cosa gradita.»

Appaiono leoni pronti a sbranarsi tra loro, scompaiono oltre la porta inducendo la ragazza a uscire dalla vasca e asciugarsi alla velocità della luce.

Austin attende, ansioso, l'arrivo di Trisha accanto alle scale, lei si avvicina mesta e le loro iridi non smettono di cercarsi. L'ombra di una figura fa voltare le teste dei due giovani verso i gradini.

Sean Rogers osserva i loro volti, solchi invalicabili sulla sua fronte palesano l'agitazione che tenta di celare, sebbene sia costretto a informarli sulle ultime novità. «Ragazzi, cercavo voi due. Ha chiamato il mio avvocato per dirmi che la prossima settimana ci sarà la prima udienza e anche per avvisarmi che... Cody Patel si è svegliato dal coma.»

Spazio autrice
Adesso mi odierete ma il risveglio di Cody è necessario.

Almeno ho regalato un momento dolce ai sostenitori della coppia.

Quanto inizia a infastidire Meredith?

A presto
Baci
Mariarosaria

Quel che resta di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora