"Mi stai prendendo in giro" affermai convinta e sconvolta dal discorso che mi aveva appena fatto. Eravamo sedute entrambe sul divano, io mi stringevo la mia maglietta addosso per evitare che si aprisse, adoravo quella maglia, ma in quel momento avrei voluto avere per le mani un cardigan fornito di bottoni e non uno che non poteva essere chiuso. Lei, quando aveva notato che facevo di tutto per non guardarla si era diretta al grande armadio, ne aveva cacciato una camicia maschile e se l'era infilata, chiudendo solo i bottoni strettamente necessari, per fortuna quello bastò a coprirle ciò che doveva essere coperto.
"No, non ti sto prendendo in giro" affermò in tono serissimo "So che può esse un discorso strano, e inverosimile, ma è la verità" continuò con quel suo tono serio e pacato. Mi scappò una risatina "Senti, davvero, non voglio offenderti, ma non c'è nulla in ciò che hai appena detto che è anche solo vagamente reale" a quelle parole lei sospirò, sembrava un po' esasperata, forse. "Allora, perché non provi a concentrarti e a riesaminare quello che è successo ieri notte" propose. Di certo non era una idea malvagia, prima o poi lo avrei dovuto fare a prescindere dalle assurdità che mi stava riversando addosso. Farlo ora o farlo più tardi non mi cambiava nulla "Allora, cosa hai fatto ieri?" mi spronò "Sono uscita con dei miei amici, sono venuti a trovarmi da fuori città, abbiamo bevuto un po' e ci siamo divertiti" raccontai "E dopo" mi incitò a continuare. Mi sentivo abbastanza stupida, ma visto che i ricordi di quella parte della serata c'erano li dissi "Ad una certa ora ci siamo salutati" non ero sicura di che ora fosse non me ne ero curata molto "E io sono tornata alla mia macchina" ecco da quel punto, al mio risveglio, i ricordi si erano interrotti, però ora, a mente un po' più lucida e con quella ragazza che annuiva ad ogni parola per incoraggiarmi a continuare, i ricordi si schiarivano e mi tornavano alla mente "La macchina non partiva" affermai, con lo stesso tono di qualcuno che ha appena scoperto qualcosa di estremamente importante. "Era troppo tardi per chiamare qualcuno e, dato che non abito troppo lontano ho deciso di tornare a piedi" e si che era stata una idea stupida quella. Dal centro della città a casa mia la strada era quasi tutta in salita, io avevo indossato dei tacchi non esattamente bassi e dopo circa un quarto d'ora di camminata avevano cominciato ad uccidermi i piedi ma, avevo continuato a camminare, passando dalla zona più popolata, piena di case e palazzi, a quella più periferica, dove vivevo, piena di villette con giardino, ben distanti le une dalle altre e mal illuminata. "E cosa è successo dopo" mi incitò ancora "Ho camminato per tre quarti d'ora, con delle scarpe che mi massacravano i piedi e mancava poco che raggiungessi casa" raccontai "Ora, pensa bene a quello che è successo a quel punto, è importante" assicurò. Quella donna, di cui ancora non scoprivo il nome, che alla fin fine non mi importava, cominciava a darmi molto fastidio, mi trattava come una deficiente e la cosa era parecchio irritante. Però, feci lo stesso lo sforzo di concentrarmi e cercare di ricordare, non tanto per lei, più che altro per me, perché a quel punto i miei ricordi si facevano tutti, completamente sfocati, come se fossero circondati di nebbia e poi, volevo proprio sapere come cavolo ci ero finita lì, a letto con quei due, e visto che quella tipa blaterava cose assurde dovevo scoprire i fatti da sola, e l'unico modo possibile era ricordarmi quello che era successo.
Dovetti concentrarmi per alcuni minuti prima di riuscire a mettere insieme qualcosa "C'era un cane" dissi alla fine. Cominciavo a ricordare qualcosa, frammenti, brandelli di quello che era successo, il grosso cane che sbucava dal nulla e mi saltava addosso. Ricordai che ero a terra con quell'animale, che mi sembrava enorme, addosso. "Sono stata aggredita da un cane" affermai. Ero un po' sconvolta dalla cosa, incredula, non mi era mai successo che un cane mi aggredisse, in genere io piacevo agli animali, non a tutti, ma nessun cane aveva mai cercato di aggredirmi. "Quello era Michele" mi informò "Quindi è stato il vostro cane ad aggredirmi" ipotizzai. Per nessun motivo avrei mai e poi mai preso in considerazione la sua prima spiegazione, quella assurda, inverosimile accozzaglia di parole che le avevo sentito pronunciare. Mai. Era impossibile, fuori da ogni logica che potessi credere a quello che aveva detto. E non ero mica da biasimare per questo, eh no, chi, al posto mio avrebbe creduto ad una sconosciuta che ti veniva a dire del tutto calma che eri stata morsa da un lupo mannaro e che ora eri diventata anche tu un lupo mannaro? Nessuno, giusto? Io non ci credevo.
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Famiglia Senza Branco
WerwolfEntrare in un mondo di cui non hai mai saputo l'esistenza può essere destino, se in fondo in fondo è sempre stato tuo. Una famiglia normale, o almeno così appare, segreti nascosti a lungo, svelati, incontri, scontri, amicizia e, forse anche amore. M...