Quando non trovai l'auto della mamma al suo posto nel parcheggio dell'ospedale mi feci un giro dei parcheggi circostanti, magari qualcuno, per un'emergenza, le aveva fregato il posto, delle volte succedeva. Ma della sua auto non c'erano tracce, così mi feci indietro, ben attenta a non passare in mezzo alla strada e camminare sul marciapiede, evitare i pedoni e attraversai solo quando il semaforo era rosso per le auto. Si, dovevo stare attenta, le auto erano un pericolo, ovviamente, ma lo erano anche le persone, ed era importante che non si spaventassero nel vedermi e non cercassero di catturarmi. Se fossi finita in un canile sarebbe stato a dir poco problematico. Così, cercai di prendere, come sempre, le strade meno affollate e meno trafficate, allungando un po' per evitare il centro. Una volta avrei odiato dovermi fare tutti quei chilometri a piedi, ma ormai camminare non mi dispiaceva per nulla, anzi, quando ero in quella forma trotterellare in giro e correre mi piaceva molto.
Comincia a rilassarmi e godermi la passeggiata con i suoi colori e profumi una volta arrivata nella zona periferica. La villetta dove avevamo abitato era stata costruita in mezzo a quelle che una volta, al massimo una cinquantina di anni prima, erano state campagne. Ora, come la nostra villetta ce ne erano molte altre ma, comunque, erano rimaste qua e la zone verdeggianti con alberi che crescevano allo stato selvatico o prati incolti, rimasugli di campagne e boschetti di pioppi. In primavera quel posto era una disgrazia per le persone allergiche. Come nelle mie precedenti visite mi acquattati dall'altra parte della strada, tra dei cespugli e il tronco di un grosso pioppo e rimasi li a fissare la casa. Quasi non si vedevano le finestre del piano terra a causa della recinzione, ma rimasi comunque lì. L'auto della mamma c'era, anche quella che lei aveva procurato a mia sorella ora che non poteva più prendere in prestito la mia, quindi rimasi semplicemente ad aspettare e dopo un po' cominciai a divagare con la mente, sempre restando a fissare le finestre illuminate al secondo piano, quelle della camera di mia mamma. Cominciai a riflettere su quello che era successo da quell'ultima volta che le avevo viste faccia a faccia e non le avevo dovute stalkerare per potermi assicurare che fossero ancora intere e su quello che sarebbe successo nei prossimi giorni.
I miei fratelli se ne erano andati. Se ne erano tornati tutti a casa loro, a parte i due che erano rimasti, e non li avevo più ne visti ne sentiti, il che non lo trovavo troppo strano, eravamo fratelli ma non avevamo un vero e proprio rapporto. Anche papà se ne era andato, dieci giorni dopo quella sera, dopo avermi dato le chiavi dell'auto nuova, una di quelle auto super costose di cui la maggior parte delle persone non conosce neanche il marchio perché tanto non se lo può permettere. Io, quel marchio, non lo conoscevo affatto e un'auto del genere non me la sarei mai potuta neanche sognare. Era bella, cinque posti, cinque porte, linee affusolate anche se non era molto grande. Si guidava benissimo. Mi avevano elencato una serie di specifiche delle quali non avevo capito un accidenti ma che i maschietti avevano ritenuto essere vitali e di cui avevano parlato per l'intera sera, quello che importava a me, invece, era che partisse, camminasse e mi portasse dove volevo andare senza pericolo di lasciarmi a piedi. L'autoradio era l'optional che la rendeva efficiente al centodieci percento. Comunque, sentivo papà tutti i giorni, mi chiamava, parlavamo, non di mamma ed Eli, evitavamo l'argomento con tutte le nostre forze. Parlavamo dei lupi, lui mi raccontava cose sulla sua giornata, mi mandava i saluti da parte dei miei fratelli che ricambiavo prontamente, e qualche volta mi diceva qualche aneddoto su di loro o su se stesso e Olga, dandomi informazioni sulla cultura e politica mannara.
Da alcune settimane, ormai, non facevamo altro che parlare della festa con gli altri capostipiti e stavo giusto riflettendo sul fatto che tra una manciata di giorni avrei conosciuto tutta quella gente, indossato un abito che ancora non avevo comprato e mi sarei dovuta comportare da principessina, cazzuta ma raffinata, anche se mi sentivo solamente sconvolta e burbera, quando, con la testa appoggiata sulle zampe, l'auto di Rob si fermò un metro davanti a me. Non la riconobbi subito, a causa della prospettiva con cui la vedevo, ma, quando la portiera del passeggero si aprì e ne uscì mia sorella, si che capii di chi era l'auto.
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Famiglia Senza Branco
Hombres LoboEntrare in un mondo di cui non hai mai saputo l'esistenza può essere destino, se in fondo in fondo è sempre stato tuo. Una famiglia normale, o almeno così appare, segreti nascosti a lungo, svelati, incontri, scontri, amicizia e, forse anche amore. M...