Inutile dire che l'arrivo di mia nipote sconvolse radicalmente la mia vita.
Fin dal mattino dopo il suo arrivo, quando, svegliandomi come al solito alle cinque per il mio turno a Cold Mountain, mi accorsi che lei era già in piedi da un pezzo.
- Il padrinho Paul mi ha detto che andate a lavoro presto, - esordì stampandomi un bacio sulla guancia. - Ti ho preparato la colazione, e una merenda da portarti per oggi.
La tavola era imbandita con roba che io non avevo nemmeno sentito nominare: fette fumanti di cuscus di mais, con il burro già pronto per esservi spalmato sopra, banane fritte spolverate di zucchero e cannella; il tutto annaffiato da latte e caffé. Rosa si scusò persino di non potermi far assaggiare il beiju: ma dove li si andavano a pescare la farina di tapioca e il latte di cocco?
Ditemi voi se una colazione così non basti a mettere chiunque di buon umore. Tanto più che un bel po' di quel ben di Dio mia nipote me lo aveva già avvolto in fazzoletti perché potessi portarlo al penitenziario; e ce n'era anche per Paul. Il risultato fu che, da quel giorno, io fui la guardia carceraria più invidiata del braccio minorile: tutti i miei colleghi, e anche i nostri ragazzi, ogni giorno, facevano la fila per vedere cosa avessi portato. Torte dolci e salate di mais e formaggio dai nomi improbabili, ma gustose come non se n'erano mai viste in tutta la Carolina del Nord; polpettine fritte di fagioli o fagottini di fagioli e gamberetti; budini profumati di cannella e chiodi di garofano. E, quando tornavo a casa, c'era sempre ad attendermi un bel piatto con pollo in umido, o carne arrostita a puntino, riso, fagioli, e l'immancabile dolce di banana a rondelle.
Ben presto neanche la cena potei godermela da solo. Paul e Janice, Harry e Dean cominciarono a essere ospiti quasi fissi le sere prima dei miei turni di notte: la signora Edgecombe cucinava con Rosa, le chiedeva continuamente le ricette. Dopo, mia nipote metteva mano alla chitarra, si suonava, si cantava e si ballava fino a tardi, mettendo gravemente a rischio il mio lavoro.
Insomma, bastò poco, e alla fine eravamo in qualche modo tutti innamorati di lei.
E Rosa era dolcissima con tutti: quasi subito aveva preso a chiamare Paul e gli altri con l'appellativo di "padrinho", "padrino". Mia nipote mi spiegò che, a Bahia, quando si vuole bene davvero a una persona e gli si porta grande rispetto, lo si chiama padrinho, anche se magari non ti ha nemmeno battezzato o cresimato. Con Paul e Janice arrivò al punto di chiedere loro la benedizione quando se ne andavano; e in quei momenti vedevo lo sguardo del mio amico offuscarsi.
Casa mia aveva cambiato completamente volto. Soprattutto aveva cambiato odore: ovunque profumo di foglie di pitanga e della cachaça invecchiata che ora faceva bella mostra di sé in un barilotto di legno sul tavolo della cucina, tra gli acquerelli con le vedute di Bahia appesi ovunque, in particolare in camera sua. Proprio nella sua stanza, poi, su un vecchio comodino, Rosa aveva messo in piedi uno strano altarino. Sopra campeggiavano sì un piccolo crocifisso di legno e un quadretto a olio di San Cristoforo con Gesù Bambino sulle spalle, ma anche due asce bipenni di legno con le lame dipinte di rosso e una curiosa statua africana con tanto di gonnellino e di altissimo cappello che ricordava un'ascia bipenne. Non che la cosa fosse molto inquietante di per sé, ma davanti a quell'altarino avevo la sensazione di essere osservato, tanto che evitavo di starci da solo. Riuscivo soltanto a spiare Rosa, quando, prima di andare a dormire, s'inginocchiava davanti a quello strano angolino; e, per la stanza, si spandevano i suoni di una Ave Maria in Latino, cui , puntualmente, ogni giovedì, aggiungeva altre parole che non riuscivo a identificare, forse in Portoghese.
Così, uno di questi giovedì, mi avvicinai di più. E notai che quella breve preghiera non solo non era in Portoghese, ma in un Inglese con un accento per metà meridionale. Un accento che non avevo più potuto dimenticare, come le parole che delineava:
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La Rosa dei Venti
FanfictionCold Mountain, North Carolina, Stati Uniti, 1956. La vita di Brutus Howell, detto Brutal, guardia carceraria al braccio minorile del penitenziario, viene sconvolta: una lettera dal Brasile gli preannuncia l'arrivo di sua nipote Rosa, della quale si...