Mi trovo in un'immensa stanza bianca senza porte né finestre, ci sono solo tre specchi. Mi avvicino al primo e la mia immagine riflessa inizia a cambiare forma mutandosi in mia madre. Lei inizia ad allontanarsi nonostante io le stia urlando di rimanere.
《Mamma, dove vai? Stai quì. Non te ne andare.》 Cammina verso il secondo specchio e io la seguo. Nel secondo vedo anche mio padre e urlo più forte.
《Mamma, papà state quì, vi prego.》 I due si guardano e vanno verso il terso specchio, dove ci sono tutti tranne me.
《Rafail, mamma, papà, aspettatemi.》urlo disperata mentre si allontanano. Intanto io sono circondata da fiamme.
《Aiuto, non andatevene. Non lasciatemi di nuovo da sola.》
《Raissa, svegliati.》apro improvvisamente gli occhi e trovo Johnson seduto sul mio letto e chinato su di me scuotendomi. Impiego una decina di secondi per riprendere fiato.
《Johnson, che ci fai nella mia stanza. Non ricordi di averti autorizzato ad entrare.》
《Lo so, ma ti ho sentita urlare e sono accorso. Comunque sentiti libera di chiamarmi pure Alec.》
《Ok, Alec. Ora se non ti dispiace vorrei vestirmi.》 Lui si alza ed esce lasciandomi sola e ritorno a pensare al incubo. Oggi è il primo giorno di università e devo avvicinare Andrew Stewart. Prendo un asciugamano dell'armadio e vado in bagno, esco una decina di minuti dopo con l'asciugamano intorno al corpo. Torno in camera e indosso un pantaloncino nero con le borchie e una maglietta rossa e delle scritte nere, infilo le mie amate converse rosse e un giubbotto di pelle nero, nello zaino infilo gli orari delle lezioni e un quaderno per gli appunti. Vado in cucina e trovo Roger che prepara i pancake e Alec che legge alcuni documenti del caso.
《Buongiorno.》dico versando nella mia tazza azzurra il caffè.
《Buongiorno, signora.》dice Roger sull'attenti.
《Rilassati Roger. Da oggi dobbiamo fingere di essere sia coinquilini sia amici perciò siete autorizzati a chiamarmi per nome.》bevo l'ultimo sorso di caffè e vado a prendere il telefono e lo zaino dalla mia camera.
《Alec, Helena dobbiamo andare.》loro mettono i piatti sporchi nel lavabo e mi seguono.
Prendo posto sul sedile anteriore, come sempre e inizio a spiegare cosa dobbiamo fare per avvicinarci a Srewart.
Alec ci lascia davanti all'università mentre lui va a parcheggiare. Decidiamo di entrare per trovare le classi. Mentre parlo con Helena, una ragazza mi urta facendo cadere a terra alcune cose.
《Ehi, sta più attenta! Che tipa.》 Rispondo sussurrando l'ultima parte e squadrando la ragazza dai capelli rossi.
《Sentito Andrew, non mi difendi?》
Andrew?
《Certo. Non osare mai più rivolgerti così alla mia ragazza.》risponde il moro un po' seccato.
《Perché? É impedita? Non può parlare da sola? Oh tesoro mi dispiace tanto, ma forse è meglio che una come te non parli.》rispondo schiettamente.
《Brutta stronzetta. Non ti permettere mai più. Tu sai chi sono io?》
Purtroppo non riesco a starmi zitta quando mi insultano.
《No, chi sei? La regina delle oche o delle papere di Paperopoli?》 Lei diventa rossa dalla rabbia e io mi volto per andarmene, cosa che mi impedisce un braccio che mi stringe il polso. È Stewart . Lui mi guarda negli occhi, cosa che faccio anche io ma nessuno dei due apre bocca. Lentamente allenta la presa e io mi libero.
Mi allontano con Helena che è rimasta in disparte per tutto il tempo.
Le lezioni sono noiose, purtroppo Stewart ha scelto lingue: spagnolo, francese e russo. Lo spagnolo e il francese gli ho imparati al Liceo, il russo invece io e Rafail l'abbiamo sempre saputo perché a nostra madre piaceva molto la storia, la cultura e la lingua russa. Alcuni professori ci hanno già accennato che formeranno delle coppie di studio e alla fine dell'esame si potrà anche parlare di questa esperienza sociale. Devo fare in modo che mi mettano con Andrew. Intanto le lezioni sono finite e sto tornando a casa con Alec, Helena invece è rimasta all'università.
《Com'è andata la giornata?》rompe il silenzio.
《Disceramente.》 Non lo chiedo a lui perché sinceramente non mi interessa.
《Approposito, prima che me ne dimentichi. Oggi pomeriggio Stewart va in una palestra chiamata "eXcape", ci ho pensato io a iscriverti. Se vuoi puoi andare anche oggi pomeriggio.》
《Benissimo. 》Lo guardo negli occhi e sento una specie di mal di stomaco.
《Un 'grazie' non dispiacerebbe》si gira guardandomi anche lui negli occhi.
《Io non ti devo niente. È il tuo lavoro perciò non abituarti a elogi.》 Lo so, a volte sono antipatica. Ho provato a cambiare ma io sono questa e finora nessuno è mai riuscito a cambiarmi anche perché non l'ho mai permesso a nessuno.
《Ti hanno mai detto che sei più acida di un limone in uno yogurt greco scaduto?》 Rido per il paragone e lui si unisce a me. Ha proprio una bella risata. Al contrario della mia che sembra un elefante africano asmatico.
Torniamo a casa e vado in camera a preparare il borsone per la palestra mentre Alec è solo soletto in cucina a preparare il pranzo. Poco dopo bussa alla mia porta avvisando che è pronto.
In cucina trovo due piatti pieni di quella che dovrebbe essere una purea poco invitante.
《Cos'è?》chiedo prima di assaggiare.
《Non lo so, ho messo ingredienti a caso.》 Lo assaggiamo contemporaneamente e devo dire che l'aspetto non rende il gusto, è molto più schifoso.
Mi alzo e butto il contenuto dei piatti nell'immondizia. Prendo degli utensili da cucina e inizio a mescolare ingredienti.
Dopo una quindicina di minuti servo una pizza di riso con mozzarella e salame piccante.
《Cos'è?》
《Assaggiala e dimmi com'è.》 Alec segue il mio consiglio e in un nanosecondo se ne finisce metà.
《Ora mi vuoi dire che cos'è?》chiede finendo quello che ha nel piatto.
《È una pizza di riso. Un giorno Olivia non aveva niente in frigo tranne questi ingredienti e così e uscita questa specie di pizza.》
È bello passare un momento tra "amici". Dopo Michael e Katia non ho mai più avuto amici e ragazzi, avevo perso la loro fiducia e me lo sarei potuto aspettare da chiunque perciò ho preferito non soffrire più per queste cose. Anche perché ne ho già provato troppo di dolore per cose molto più importanti e rimanere delusa da amici è l'ultimo dei miei problemi.
《A cosa pensi?》
《Penso che non mi sono mai sentita così bene con una persona. Non ricordo di avere mai avuto amici.》
《Conosco la tua storia, Raissa. E ci tengo a dire che mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare nella tua vita. Purtroppo le cose accadono e tu non puoi fare proprio niente per fermarle.》
《Sono Fyre! Ricordatelo. E comunque non mi piace che tu abbia preso informazioni su di me. Non ti permettere mai più Johnson.》 Alzo il tono di voce e corro in camera mia.
Purtroppo sono fatta così, quando qualcuno parla di quella maledetta notte non ci vedo più e vado su tutte le furie. Mi dispiace per Alec ma è più forte di me, ci sono passata io e so che inferno era e di certo non lo auguro a nessuno.
Guardo l'orario dal mio telefono e prendo il borsone per andare in palestra. Vado in anticipo per scaricare i nervi. Chiamo Helena appena arrivata in palestra.
《Pronto, Helena. Sono in palestra, in quale stanza si allena Stewart? Nella stanza nera? Ok, grazie.》mi cambio nello spogliatoio e indosso dei pantaloncini rossi e neri e un top nero e grigio, poi lego i capelli castani in una coda di cavallo e vado ad allenarmi. Nella stanza ci sono due o tre sacchi da boxe, io occupo quello nero e inizio ad allenarmi fino a quando non sento la porta aprirsi. Una sagoma imponente si piazza dietro me e nel mettermi una mano sulla spalla lo faccio cadere a terra tirandolo dal braccio. Io lo fisso negli occhi e lui fa lo stesso.
Forse ho un po' esagerato.
Mi avvicino e gli tendo la mano per aiutarlo ad alzarsi. Lui la afferra e mi tira giù.
《Non ti permettere mai più di farmi cadere.》 Dice alzandosi da solo.
《Non ti permettere mai più di disturbarmi mentre mi alleno.》 Rispondo alzandomi.
《Questa stanza è dove mi alleno io, perciò tu non devi disturbarmi.》
《Quando sono entrata non ho visto nessuna scritta col tuo nome. Perciò lasciami allenare.》
Mentre riprendo a colpire il sacco lui si posiziona dall'altro lato e lo tiene fermo facendomi infastidire. Nel dare un calcio lo prendo sull'anca. Lui si allontana e io riprendo a colpire il sacco.
《Tu non sei la ragazza di stamattina?》chiede massaggiandosi la parte dolorante.
《Può darsi. Quella sottospecie di oca rossa è la tua ragazza?》
《Può darsi. Comunque tu non hai intenzione di andartene e neanche io perciò prenditi i tuoi spazi.》
《Non ho intenzione di allenarmi in tua presenza.》rispondo schietta.
《Io non mi faccio comandare da una sconosciuta. Non so nemmeno come ti chiami.》
《Fyre Morse.》
《Ti chiami fuoco?》
《No, sono Fyre.》
《Io Andrew Stewart.》
Che i 77° Hunger Games abbiano inizio.
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Buogniorno a tutti,
Mi scuso per eventuali errori grammaticali. Vi sta piacendo la storia? Cosa ne pensate? Voglio saperlo nei commenti ;P.
Nicole♡
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Death Secrets
RomanceRaissa Kayrse all'età di soli sedici hanni si ritrova senza una famiglia e questo la convince ad indagare sulla loro morte. Così si ritrova a Miami per cercare informazioni su Andrew Stewart , ragazzo pieno di paure e insicurezze ma anche molto prep...