Oggi non credo che andrò a lezione perché ho un mal di testa terribile. Sono stanca e ho voglia di rimanere a casa sul divano e magari guardare un film o leggere qualcosa. Mi sento debole, forse perché non ho neanche fatto colazione. Helena mi ha fatto misurare la febbre ma non ce l'ho.
《Raissa, allora noi andiamo. Ci vediamo a pranzo.》 Saluto Hele e Alec. Appena escono accendo la televisione, riesco a guardarla per pochi minuti prima che mi scoppi di nuovo la testa. Rimango sul divano per la pigrizia, allora inizio a pensare. Forse è l'unica cosa che posso fare. Istintivamente ripenso al periodo dopo la morte della mia famiglia. Mi ricordo ancora che mi chiusi in camera mentre piangevo e urlavo, Olivia ancora più triste di me, fece venire alcune persone a cui io volevo bene come Katia e Michael. Vederli insieme suscitò in me un sentimento misto fra rabbia e delusione. Provai a respingerli tutti e due, ma in un secondo momento crollai. A quindici anni mi trovai ad affrontare la vita con molta più forza di quella che avevo avuto prima. All'inizio deliravo continuando a insistere di volerli vedere, nonostante tutte le ustioni mortali. Olivia mi covinse a non farlo per il mio bene, ma il rimorso non mi ha mai abbandonata. Un periodo l'ho passato a chiedermi se fossi tornata prima e avrei potuto aiutarli o forse sarei morta anche io, non lo saprò mai ed è per questo che smisi di pormi domande con i se ed i ma.
Non andai a scuola per due settimane, non avevo voglia di fare niente. Alcuni miei vecchi professori vennero a casa, ma non capivano che più persone avevo intorno e più stavo male. Tutti i miei ex compagni del liceo mi stettero vicino e vennero ai funerali. Fu il periodo più complicato che io abbia mai vissuto. Non riuscivo a credere che tutto ciò fosse capitato a me, io che non avevo mai fatto male a nessuno. Ritorna a scuola solo per occupare la mente; stando a casa non facevo altro che pensare e ripensare costantemente a loro e dopo ciò piangevo, ormai fu questa la mia routine per all'incirca due settimane. A scuola però era peggio. Tutti, compagni e professori, non facevano altro che guardarmi con compassione e tristezza e non mi trattavano come gli altri. Fui costretta a decidere tra casa o scuola, tra il riprendere la vita che conducevo prima o cadere nel passato. In questo periodo decisi chi volevo diventare da grande. Robert mi disse subito la verità sul lavoro di mamma e sul suo omicidio. Capii di voler diventare come lei. Iniziai a studiare per gli esami da poliziotta e compiuti i diciotto anni gli diedi tutti senza seguire alcun percorso, poiché avevo avuto un agente della CIA come istruttore. Fui costretta solo a fare un corso per imparare ad usare l'arma, cosa che già sapevo fare solo che era un corso obbligatorio e lo finii subito. Chiesi che mi venisse assegnato l'omicidio dell'agente Montgomery e iniziai subito a darmi da fare. Ora eccomi quà, a porre l'ultima pietra sul muro del mio passato. Se riuscirò ad arrestare Francis Edward Stewart finalmente avrò fatto giustizia per mia madre, mio padre, Rafail e soprattutto per me. Il mio cellulare squilla e interrompe i miei pensieri.
《Pronto?》 Rispondo al numero non salvato in rubrica.
《Pronto? Sono Andrew Stewart.》 Parli del diavolo e spunta il figlio.
《Ciao. Chi ti ha dato il mio numero? Cosa vuoi?》
《Ti chiamo per il lavoro in coppie che ci hanno assegnato. Comunque il tuo numero me l'ha dato il tuo coinquilino Alex.》
《Alec. Ci vediamo a casa tua per la ricerca?》devo assolutamente entrare in quella casa.
《Purtroppo da me non si può fare. Ci vediamo a casa tua? Per le cinque? Magari poi mandami l'indirizzo.》
《Ok.》Si è appena autoinvitato a casa mia. Chiudo la chiamata e lo salvo come A. Stewart, poi gli mando la mia posizione.
Rimango a fissare lo schermo in attesa di una sua risposta fino a quando sento scattare la serratura e istintivamente afferro una delle pistole nascosta nel pouf bianco.
《Raissa, calmati. Mi hai fatto prendere un colpo.》afferma Alec visibilmente preoccupato.
《Anche tu. Non entrare più in quel modo, ero convinta che foste ancora a lezione. Dov'è Helena?》
《È andata da un suo compagno per la ricerca. Andrew mi ha chiesto il tuo numero e gliel'ho dato.》
《Lo so. Mi ha già chiamata e verrà quì verso le cinque.》Mi siedo sul bancone della cucina e lo guardo mentre cerca di cucinare.
《Verrà quì? Non potevate andare a casa sua?》domanda infastidito.
《Ho provato a convincerlo di andare a casa sua, ma mi ha risposto che da lui non si può. Che si mangia?》
《Pasta al sugo. Se riesco ad accendere questo maledetto fornello.》scendo dal bancone e lo aiuto. Nel giro di dieci minuti abbiamo preparato una pasta al sugo buonissima. Decidiamo di lasciarne un po' per Helena, dato che non mangia mai in nostra presenza. Credo che abbia qualche disturbo alimentare; insomma, è così magra e non mangia granché , salta i pasti e quando mangia con noi ne lascia più della metà. Al contrario io mangerei pure il piatto se fosse possibile. Ho sempre trovato nel cibo la soluzione a tutti i problemi, per fortuna non sono mai ingrassata per via del tanto sport che faccio durante la settimana, la domenica mattina invece preferisco andare a correre.
Torno in camera e preparo gli appunti per il lavoro che dobbiamo svolgere sulla rivoluzione russa, ma alla fine finisco per addormentarmi.
Non so per quanto tempo ho dormito ma quando ho gli occhi mi sono ritrovata Stewart seduto sulla sedia rivolto nella mia direzione.
《Buongiorno.》bisbiglio sbadigliando.
《Buongiorno fiorellino.》risponde lui con un tono da duro.
《Cosa?》 Fingo di non aver sentito bene anche se ho compreso benissimo. 《Comunque che ci fai in camera mia?》
《Sono le cinque e mezza.》guarda lo schermo del cellulare.
Le cinque e mezza? Ho dormito così tanto. Almeno adesso non ho più mal di testa, anche se solo a sentirlo parlare mi ritorna.
《Ok, scusami. Se vuoi possiamo metterci anche in cucina per studiare.》
《No, mi va bene quà.》 Come vuole sua maestà. Alzo gli occhi al cielo ed esco dalla stanza per andare in cucina a prendere qualcosa da mangiare, ho fame.
In realtà ho sempre fame, tranne quando dormo e appena sveglia ho tutta la fame che non mi è venuta dormendo.
Apro alcune ante e prendo un pacchetto di patatine classico, delle barrette al cioccolato, dei biscotti ripieni di cioccolato e cocco e un pacco di patatine al formaggio.
L'ho già detto che mangio per un reggimento intero?
Ritorno in camera con tutta quella roba e mi becco un'occhiata di disgusta da parte del moro.
《Non penserai di mangiare tutte quelle schifezze insieme.》io annuisco mentre apro il pacchetto delle patatine al formaggio e ne prendo una.
《Vuoi?》lui scuote il capo e torna sui fogli. È proprio il ritratto della simpatia. Mi siedo accanto a lui e mentre cerca di tradurre le nostre ricerche io mangio e guardo il cellulare. Mentre pigio con le mani sporche sullo schermo alzo lo sguardo di tanto in tanto. È un bel ragazzo, molto più di Alec. È molto abbronzato, i capelli e gli occhi castani sono molto attraenti perché gli danno l'aria da cattivo ragazzo mentre le labbra rosee e carnose lo rendono innocuo e volubile. Indossa una maglietta semplice bianca e un jeans nero strappato, dalla t-shirt si possono vedere i suoi bicipiti. Ha un fisico molto scolpito, a differenza del mio che sembra quello di un elefante incinta in calore. A un certo punto mi incanto a fissarlo e se ne accorge.
Alza gli angoli della bocca in un sorriso sghembo e provocatorio.
《Così mi consumi. Fai una foto, dura di più.》
《Ma figurati. Non sei granché e poi ho visto di meglio.》Ma a chi la vuoi dare a bere? È un dio dell'Olimpo.
《Farò finta di crederci.》
《Dovresti crederci veramente. Non ti guarderei neanche se fossi l ultimo uomo sulla faccia della terra.》 Dico ciò alzandomi dalla sedia e andando vicino al letto per prendere la bottiglietta d'acqua. Ho una sete terribile. Dopo tutte quelle schifezze è normale.
Lui si alza e mi guarda profondamente. Se uno sguardo uccidesse con gli occhi, sarei già morta.
《Non sei molto convincente, sai? Quindi se facessi questo...》 inizia a camminare verso me è si ferma solo quando è sicuro di avermi intrappolata per bene tra il muro e il suo corpo. Inizia ad abbassare il capo e riesco a sentire i nostri respiri farsi irregolari.
Percepisco i muscoli irrigidirsi, il corpo non risponde ai comandi e temo quello che potrebbe succedere. So che devo avvicinarlo in qualche modo e temo che essergli solo amica non basti.
Si ferma a due centimetri dalle mie labbra, riesco a sentire il suo odore inebriante. Lentamente si avvicina ed io socchiudo gli occhi pronta ad aspettarmi un suo bacio che però non arriva. Al suo posto mi mette una mano sulla testa e scuote i miei capelli castani.
Mi riprendo dallo stato di trance in cui ero caduta.
《Hai creduto seriamente che ti avrei baciata?》chiede dopo aver notato la mia faccia sconvolta e sorpresa.
Io continuo a guardarlo, poi sposto lo sguardo sulla scrivania. Vado e mi siedo. Leggo la ricerca che ha scritto, poi prendo una penna rossa e correggo tutti gli errori che ha fatto. Dopo gli restituisco gli appunti e la ricerca in brutta.
《La prossima volta facciamo a casa tua.》 Non gli do il tempo di ribattere ed esco dalla stanza per andare in bagno. Mi riscaldo con una doccia e mi lavo i capelli. Mentre me li asciugo metto la musica a palla e mi guardo allo specchio di fronte.
《Io sono forte. Nessuno può distruggermi.》continuo a sussurrare cercando di penetrare nella mia anima distrutta attraverso gli occhi.
Io sono forte. Nessuno può distruggermi.
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Nuovo capitolo.
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Grazie di cuore♡♡♡
Nicole
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Death Secrets
RomanceRaissa Kayrse all'età di soli sedici hanni si ritrova senza una famiglia e questo la convince ad indagare sulla loro morte. Così si ritrova a Miami per cercare informazioni su Andrew Stewart , ragazzo pieno di paure e insicurezze ma anche molto prep...