quindici

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-come stai?- chiese il moro accarezzando dolcemente il volto della sua ragazza, ancora preoccupato per il pallore insolito della sua palle -te l'ho detto, sto bene amore. Ti stai preoccupando per niente- sorrise la mora, quando lei stessa, per prima era preoccupata per il suo stato fisico.

Non capiva cosa le stava accadendo, ma non voleva dare altre preoccupazioni al fidanzato, era in un momento delicato e particolare della sua vita. E sicuramente, il suo stato avrebbe soltanto peggiorato quella situazione.

Ginevra, per la prima volta nella sua vita odiava la solitudine. Ora che era riuscita a trovare la compagnia adatta, la felicità adeguata. Perché doveva rinunciare a tutto, perché Fabio non era in vena di fare niente di tutto ciò?
Era stanca, sia fisicamente che psicologicamente di quella situazione. Non lo dava a vedere, perché sapeva quanto Fabio ci tenesse a fare uscire qualcosa di particolare e speciale nella sua carriera da rapper, e lei, come ragazza e quasi come fan di quest'ultimo rispettava questa cosa. E attendeva pazientemente che questa situazione si concludesse.

-vuoi che avviso gli altri? Facciamk qualcosa di semplice, lo sai come sono- sbuffò il moro annoiato dal comportamento dei suoi amici, sapeva che non aveva voglia di uscire. Perché lo costrigevano?
Se lo chiedeva spesso, ma non voleva rinunciarci. Per lui quei "amici" erano una famiglia, la famiglia non si tradisce.

È una cosa che ti crei, fa parte di te. Poche persone possono farne parte, gli altri sono semplicemente persone che vanno e vengono nelle vite di tutti. Non sono pronti per restare nella tua.
L'importante è che quella famiglia sia solida, e rimanga. Perché sì, i veri amici rimangono sempre, anche quando va tutto di merda.
Loro ci saranno sempre.

Fabio era consapevole di essere stato fortunato.
E ne era riconoscente.
-ma si amore, chiamali, qualcosa di semplice festeggiamo e via- disse Ginevra alzando le spalle, Fabio annuì, mentre dal tavolo, prese il suo iPhone nero e dopo averlo sbloccato, aprì la chat con Cosimo.

Il lato positivo di tutta quella questione, è che la mora, pur sapendo che ci sarebbe stato alcool e erba a volontà, non avrebbe toccato niente di tutto ciò.
Le dava nausea anche il semplice pensiero, era insolito da parte sua. Ma in quel periodo non ne voleva sentir parlare.

[...]
-dai Gin- disse Cosimo porgendole una canna -no Cosimo, non posso- disse posando una mano di fronte a quest'ultima -ma come, perché?- chiese incuriosito mentre portava alle labbra quest'ultima -sto prendendo l'antibiotico, e non posso- disse, sapendo che questa scusa, nonostante fosse molto vaga sarebbe stata utile.

Il guercio alzò le spalle e annuì, poco convinto.
Che l'amico fosse andato a segno?
Non era possibile, Fabio è sempre stato un tipo attento.
Ne era sicuro, oppure avrebbe già sospettato di qualcosa.

Ma gliel'avrebbe detto, sicuramente.

Cosimo era confuso, o forse era solo la sostanza in circolo nel suo corpo a renderlo così, non ragionava più con la stessa lucidità di prima, ma non gli interessava. Vedeva suo fratello felice e a lui stava bene così.

La mora, sapeva che Cosimo aveva intuito qualcosa, ma nemmeno lei stessa sapeva che dire. Aveva paura, era giovane e ciò che il futuro pareva darle era forse una responsabilità più grande di lei e del suo fidanzato.
Ma preferiva tacere.

Ma l'ansia la divorava.

Girò lo sguardo e vide Fabio che chiacchierava con i suoi amici di vecchia data, accompagnato da Mirko, il fratello minore.
Era stupendo vedere come si adorassero quei due, forse perché fin da bambini sono stati abituati a volersi bene, che loro due erano le uniche persone su cui potevano contare a vicenda.

Sorrise, consapevole che lui in quel momento non potesse vederla.
Molte volte si incantava a guardare il ragazzo, in particolar modo in alcuni momenti, naturali, normali, ma di una particolarità che a lei sembravano innaturali.

Forse era proprio questa la cosa, l'essere veri.

-allora bro- disse Cosimo interrompendo il piacevoli frastuono che si era creato nel piccolo appartamento del ragazzo -cosa?- chiese Fabio, sorridendo. -qua, vi siete fidanzati e tutto. Ma un bambino?- chiese ridendo Cosimo, mentre posava sulla spalla dell'altro la mano tatuata e abbellita con un anello e un costosto Rolex al quale tiene particolarmente -fra, ma sembra che devi farlo te il bambino- rise l'altro -e comunque non lo so, cioè cazzo, è presto- rise per poi portare alle labbra la sigaretta.

Era presto.

Untitled|| MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora