ventisette

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"Guardo le stelle come se potessero rispondere"

-Fabio, noi andiamo, deve arrivare la sorella di Diego, e vorrei esserci anche io per salutarla, ti dispiace se vado?- disse Martina posando una mano sulla mia spalla, alzai di poco la testa e la guardai negli occhi -vai pure, tranquilla.- sorrisi lievemente -te? Non vai a casa?- chiese Diego -anche se volessi non potrei, vogliono tenere la bambina in osservazione, e visto che sono l'unico genitore a cui si possono rivolgere- alzai le spalle -speriamo allora che ti faccia dormire.- sorrise Martina, scossi -lo sai anche te, non riuscirei a dormire, né se Ginevra stesse bene né se stessi davvero crollando dal sonno. L'insonnia non mi aiuta neanche in questi momenti.- risi -ti capisco.- rispose Martina -ma hai comunque bisogno di riposare anche solo cinque minuti, ti avranno dato un letto no?- disse, scossi la testa -l'unica cosa che possono darmi è una poltrona accanto alla culla di Cecilia.- risposi -capisco...ma ormai sei abituato, cazzo hai dormito ovunque.- rise, e sorrisi, sì, avrei preferito davvero stare in tour a quest'ora, che incastrato in questo posto di merda, con questo odore di disinfettante in qualsiasi angolo, con la morte che, in qualsiasi modo, è lì, sul tuo collo.

-sì, ma in questo momento, se potessi, preferirei stai con Ginevra.- dissi -ho il terrore che da un momento all'altro potesse succederle qualcosa...e io non sono lì.- continuai, Diego e Martina si guardarono in volto -stiamo male anche noi al pensiero che potesse succederle qualcosa, ma non puoi lasciare tua figlia qua. Da sola. non puoi.- disse Diego, annuì -lo so. Ma è piena di infermiere pronte a cullarla quando ne ha bisogno. Io non sono capace neanche di prenderla in braccio, capisci? Sono inutile, come posso essere utile qua dentro?- dissi alzando le spalle -Fabio, anche se stesse bene. Tu non potresti fare nulla, la vedresti arrabbiarsi per qualsiasi cosa, in paranoia perché non si sente una brava mamma nonostante è solo all'inizio. Anche in quel caso, se non potessi rassicurarla, non potresti fare nulla. Devi avere pazienza, e attendere, nel frattempo, fai quello che puoi.- disse Martina -va bene- sospirai -andate dai, oppure farete tardi.- sorrisi -va bene.- rispose Martina -ci vediamo domani mattina.- continuò poi uscendo dalla porta.

A domani amore mio.

[]

Cecilia è stata brava tutta la notte, ha dormito e diversamente da come mi aspettassi, non ha creato un minimo di fastidio a nessuna delle infermiere. Ormai potevo andare da lei. -buongiorno signor Rizzo.- sorrise un'infermiera, mi fermai, prima che potessi uscire dalla stanza -giorno.- risposi girandomi a malapena -dove sta andando?- chiese -sto andando dalla madre di mia figlia, vorrei...vorrei starle accanto, per quanto mi può essere possibile.- dissi -non può in questo momento, sono le sei signore, è il momento di darle da mangiare, non vuole fare il padre?- sorrise allungandomi il biberon, lo afferrai, insicuro, non avevo la minima idea di come si desse da mangiare ad un bambino. -ma sta dormendo, non può aspettare?- chiesi appena mi avvicinai alla culla -mi spiace signore, ma è così.- disse -glielo dia lei, per favore.- risposi -non posso.- rispose -e poi lei non si può muovere, è responsabile di sua figlia.- continuò. Cazzo. -e va bene d'accordo.- sbuffai, posai il biberon sul tavolino e presi la bambina -mi raccomando, stia attento alla testolina.- disse la donna per poi andare via. Ma per chi mi aveva preso?

-ehi bimba...dai svegliati, lo so, non vuoi, hai ragione. Ma è ora di mangiare, non vuoi? Dai non piangere. Tranquilla, tranquilla piccolina...Ceci, per favore, sei stata tranquilla fino ad ora, dai- come si fa a far tacere una bambina? Ma che cazzo, un biberon voglio dargli.

-scusi...- disse una ragazza entrando nella stanza. E mo chi è questa? -non ci sono le infermiere?- chiese, iniziai a cullare la bambina e scossi la testa. Solo questa ci manca. -ha bisogno di una mano?- chiese avvicinandosi -guardi, se riesce a darmela, mi fa un favore.- sorrisi alzandomi in piedi. Le diedi la bambina e lei, come se fosse una cosa naturale, la mise in posizione, la cullo in po', facendole qualche carezza -ecco, ha visto? C'è bisogno di un po' di pazienza, e soprattutto, bisogna tenerla bene, vede?- disse indicando la posizione che aveva assunto. Annuì, sentendomi per la prima volta in imbarazzo.

Come fanno tutti qui dentro? Pare che l'unico che non ha la minima idea di come si tenga un bambino sia io. Sono inutile.

-mi può dare il biberon?- sorrise -sa, così le do da mangiare, ora che sono qua e la bambina è calma.- sorrise -prego.- risposi porgendole la bottiglietta di plastica. -guardi, le faccio vedere una cosa.- sorrise la ragazza, mi avvicinai leggermente, la bambina aveva gli occhi semi aperti, e mi guardava. Non guardarmi così, ti prego, non è colpa mia. -le avvicini il biberon alle labbra, sentirà il sapore del latte e così, potrà dargli da mangiare.- sorrise -vuole provare?- chiese, annuì. Presi la bambina, e assieme al suo aiuto la sistemai per bene sul braccio, e le avvicinai il biberon. In poco tempo, Cecilia iniziò a bere il latte, pareva molto affamata. Come biasimarla. -vede? Non è così difficile come sembrava.- rise, sorrisi anch'io -come fa a conoscere tutti questi trucchi?- chiesi -esperienza.- alzò le spalle -questo è il mio secondo bambino, e sto aspettando il travaglio, non vedo l'ora che nasca.- sorrise -comunque se le devo dire una cosa, questa bambina è davvero bellissima. Sa le assomiglia, ma credo che abbia preso qualcosa dalla madre...scusi la domanda..ma la madre?- chiese.

Ginevra.

-Signor Rizzo! Signor Rizzo!- disse una voce femminile, facendo attenzione alla bambina mi avvicinai alla porta -eccola.- disse la donna con il fiatone -sto dando il latte a mia figlia.- dissi -cosa è successo?- chiesi, silenzio. Che cazzo è successo?! -mi può dire che cazzo è successo?- dissi iniziando ad alterarmi. La donna rimase in silenzio. Fanculo.

-signor Rizzo! Stia attento, la bambina, le avrebbe potuto far male! Dove va!!!- urlò la donna mentre, con una fretta che nemmeno io pensavo potessi avere corsi nel reparto dove tenevano Ginevra, che le era successo? Era peggiorata? Aveva avuto un altro attaccato al cuore? Cosa le era accaduto, perché non mi ha detto niente, quella cazzo di infermiera. Arrivai davanti alla sala, c'era un dottore che si stava confrontando, con sguardo serio con un suo collega, sembravano tristi, come se qualcosa fosse andando storto. Mi avvicinai, cercai di calmare il respiro. Calmo Fabio, sta calmo.

-cos'è successo?- chiesi, appena il dottore si accorse della mia presenza, la persona difronte a me si tolse gli occhiali e sospiro. No, non è possibile. No, Ginevra, ti prego. Che cosa è cambiato da ieri sera? Niente. Non mi rispondeva, come non mi risponde ora. Ma adesso non devo più sperare che si svegli. La speranza è morta.

Raccolsi quel poco di coraggio che mi era rimasto -ha...ha avuto...un altro attacco al cuore?- dissi con voce tremante -no, signor Rizzo, il cuore stava bene, si era ripreso. E' deceduta per una fortissima emorragia interna, quasi tre litri di sangue. E' un rischio abbastanza frequente nei cesarei d'urgenza, ma d'altra parte, può capire che non potevamo fare altro. Abbiamo provato in tutti i modi a fermare l'emorragia, ma niente, non abbiamo potuto fare niente. Ci dispiace.- disse l'uomo, per poi rimettersi gli occhiali, regalandomi un sorriso malinconico e andò via.

Era morta l'amore della mia vita era morta, ed io non ho potuto fare nulla per impedire questa cosa, non sono rimasto con lei, non mi hanno fatto rimanere assieme a lei, perché la responsabilità che avevo dietro di me mi impediva di stare con la persona più importante della mai vita. L'ho lasciata da sola a morire, e questa cosa non me la sarei mai potuta perdonare.

Ti amo Ginevra, perdonami.

Untitled|| MarracashDove le storie prendono vita. Scoprilo ora