26. "Stai tremando"

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Love of my life, you've hurt me
You've broken my heart and now you leave me
Love of my life, can't you see?
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me
Because you don't know what it means to me

Love of my life, don't leave me
You've taken my love and now desert me (All my love)
Love of my life, can't you see? (Please, bring it back, back)
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me
Because you don't know what it means to me

You'll remember when this is blown over
And everything's all by the way (Ooh, yeah)
When I grow older, I will be there at your side
To remind you how I still love you
I still love you

Back, hurry back
Please, bring it back home to me
Because you don't know what it means to me

Love of my life
Love of my life (Ooh, ooh).
-"Love of my life", Queen

Tamburellai nervosamente le dita fredde sulla coscia sinistra, morsi l'interno della guancia e contai mentalmente i minuti che, lenti, scorrevano come piccoli granelli di sabbia in una clessidra gigante.

Avevo aiutato Harry a raggiungere il bagno, ma purtroppo, per motivi di privacy, ero dovuta uscire.

"Non riesco a fare pipì se mi fissi in quel modo", aveva riso, ma dietro il sorriso smagliante e le fossette pronunciate, lessi quel pizzico di malinconia che non lo abbandonava da giorni ormai.

Dopo i primi giorni passati tra controlli e fisioterapia, Lucas aveva portato nella camera d'ospedale la nuova gamba di Harry, ma ci erano voluti altre tre interminabili giornate perché Harry la indossasse.
Lo infastidiva, soprattutto perché quel pezzo di ferro, quella gamba da automa, lo privava di tutte le piccole libertà, fino allora date per scontate.

Con il senso di colpa a divorarmi lo stomaco e i lunghi silenzi in cui mio marito cadeva di tanto in tanto, avevo iniziato ad occuparmi di ogni piccolo dettaglio, per evitare che Harry sentisse troppo il vuoto lasciato dall'amputazione della gamba.
Così, gli avvicinavo, ancor prima che li chiedesse, gli oggetti di cui aveva bisogno, gli offrivo la spalla, prima ancora che accennasse ad alzarsi, e mi premuravo che mai, accanto al letto, mancassero le stampelle.

Camminare sulla gamba artificiale, però, si mostrava più difficile di quanto temessimo: Harry era caparbio, ma la stanchezza si faceva sentire dopo i primi pochi passi e, quando lo riportavo in stanza sulla sedia a rotelle, si infilava sotto le coperte senza dire più una parola.

"Harry, tutto okay?", mi spazientii alla fine, alzandomi con uno scatto dal letto e portandomi con poche falcate davanti la porta in legno che ci separava.

Picchiai con il pugno un paio di volte, prima di sentire un sonoro gemito di frustrazione, che mi giunse ovattato a causa della barriera fra noi.

"Harry!".

"Sto bene! La cazzo di gamba si è... Merda!", sbottò, dopo che il rumore di un tessuto stracciato fendesse l'aria come la punta di una freccia, tirata con potenza nell'aria.
Aprii il palmo della mano contro la porta.

"Posso entrare?", chiesi esitante, sperando che non iniziasse ad urlare per la frustrazione e la collera.

Ci fu un attimo di silenzio, che mi sembrò interminabile, prima che Harry sussurrasse un debole e sconfitto "Sì".

Quando aprii la porta, la scena che mi si presentò davanti fu così buffa che a stento riuscii a trattenere un sorriso. Incastrato fra le giunture della gamba artificiale, il tessuto rosso del pantalone del pigiama esibiva uno spacco lungo tutto il cavallo, lasciando scoperta parte della coscia pelosa.

The sins of the father [H.S]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora