Dopo tre giorni passati a bere, piangere abbracciata a Lily, parlare a vanvera mentre Marshall rimboccava le coperte ad entrambe, maledire Barney sul pavimento del bagno e, soprattutto, a riflettere nel buio della stanza; Robin tornò a New York. Ted era stato invitato a una raccolta fondi di beneficenza organizzata al museo naturale e aveva esteso l'invito per lei. C'erano persone di alto rango, in primis alcuni dei dipendenti della Goliath National Bank, come Marshall e Barney.
Quindi i due coniugi si erano preparati, vestendosi con abiti eleganti e portandola all'appartamento di Ted così che avrebbe potuto fare lo stesso.
A Robin tremavano le gambe mentre infilava il suo vestito attillato blu elettrico. L'avrebbe rivisto a breve ed era in bilico tra lo scappare di nuovo e il corrergli incontro. Maledizione, perché doveva essere così difficile?
Lily l'aiutò a sistemare i capelli, facendole una crocchia ordinata che le lasciava il collo scoperto e permetteva di vedere gli orecchini che portava.
Ted era a casa, le aspettava già vestito nel suo completo nero. L'aveva accolta con un abbraccio prima e le aveva sorriso, come per dirle che a lui andava bene. Probabilmente anche lui aveva riflettuto in quei tre giorni.Appena entrati nel museo Ted iniziò a parlare di un aneddoto, che lui definiva divertente, riguardante il luogo. In pratica se eri in un punto preciso della grande stanza e sussurravi un qualcosa, le persone dall'altro lato ti avrebbero udito come se fossi stato accanto a loro. Era interessante, ma lei aveva visto Barney dall'altro lato e non aveva ascoltato le dimostrazioni imbarazzanti di Ted. Il biondo indossava uno smoking e in una delle sue mani aveva un alcolico, parlottava con un piccolo sorriso cortese insieme al suo capo e alcuni uomini d'affari. Le venne da fare un passo indietro, ma si dimenticò di avere il braccio attorno a quello di Ted, che le impedì di muoversi.
Lui la guardò, sorridendole bonariamente: si era accorto di Barney.
«Lo affronterete insieme» disse, lasciandola e allontanandosi.
Lei scosse la testa, «Ho bisogno di bere qualcosa».
Si ritrovò accanto a un modellino a grandezza naturale di un uomo egiziano, a bere e a toccare i tessuti che ricoprivano il manichino.
«Io ho fatto molto peggio» esordì Barney, apparso dal nulla, con voce calda e leggera.
«Tipo?»
«Sai la balenottera appesa al soffitto? Quando avevo sei anni la feci cadere» disse quasi per vantarsi.
«Non ci credo» lo sbeffeggiò lei, cercando di darsi una calmata: stava sudando e il cuore le batteva a mille.
Barney le sorrise, avvicinandosi, e lei tremò ancora. A quel punto il biondo si fermò, allontanando lo sguardo da lei per un attimo e perdendo il sorriso. Quando la guardò di nuovo era riapparso e aveva messo su un'espressione giocosa.
«Andiamo a toccare altro?» le propose e lei, entusiasta, accettò.
Accarezzarono e toccarono una grossa alce, suonarono il guscio di una tartaruga come se fosse un tamburo, Robin stappò le bottiglie di birra con i denti di un leone a grandezza naturale mentre Barney era in groppa a questo, lei prese un pinguino e lo portò in giro con loro; finché una guardia li sorprese e li scortò nell'ufficio del direttore.
I due non smettevano di ridere e anche lì toccarono ogni cosa che il tipo aveva sulla scrivania.«Credete di essere i primi a fare una cosa del genere?» gli domandò quello con una certa pazienza e a Robin venne di nuovo da ridere per la sua voce buffa.
Era giusto un po' alticcia.
«Figuratevi che una volta un bambino tirò giù la balenottera» continuò e Barney alzò un sopracciglio verso di lei.
«No aspetti un attimo, ha detto che qualcuno ha tirato giù la balenottera?» fece lei scettica.
«No, non qualcuno, un bambino: aveva sei anni.»
«E lei si ricorda il nome di questo bambino?»
«No» le rispose, «Però posso controllare sul registro».
Barney già la guardava vittorioso e quando il direttore disse il suo nome con tanta enfasi le fece un occhiolino.
I due furono liberi di restare al museo. Si fermarono su dei posti a sedere, entrambi con un nuovo bicchiere di champagne in mano.
Si respirava aria di tensione. Nessuno dei due sapeva da dove iniziare o cosa dire, qualcuno lo aveva fatto per loro o semplicemente non ci erano mai arrivati come nel caso del biondo.«Non sono bravo a parlare» confessò, scusandosi e lei, d'istinto, gli prese la mano; lasciando il bicchiere sul divanetto piano.
«Devi scusarmi per essermene andata Barney..Io ho avuto paura. Per la prima volta sentivo di guardare qualcuno con i suoi stessi occhi e me la sono fatta sotto. Non sono brava ad impegnarmi, ho sempre odiato le relazioni serie, ogni volta che c'era la possibilità che mi legassi a qualcuno alzavo delle mura talmente alte da farli rinunciare» iniziò a parlare, sentendo come lui incrociava le loro dita, «Ho avuto paura perché non volevo alzare quelle mura questa volta, perché ho considerato di impegnarmi per noi e di voler rischiare anche se alla fine ne sarei uscita distrutta» disse ancora, «Voglio provarci Barney.»
Lui le sorrise e poi parve prendere un grosso respiro: era il suo turno.
«Prima avevo una sensazione di vuoto incolmabile dentro di me. E pensavo che quel vuoto potesse essere colmato guidando un auto costosa, o andando a letto con svariate donne. Ho interpretato tanti di quei ruoli per farlo, mi sono finto un dottore, un uomo in fin di vita, il creatore dei nachos addirittura! Ma più raggiungevo quei traguardi più la voragine dentro di me si ingrandiva. Mi hai visto in un milione di vesti, mentre accettavo le sfide più assurde e sai? Neanche con quelle riuscivo a sentirmi meglio. L'unica volta in cui il vuoto si colma è con te Robin. E pensa, non devo fingermi un'altra persona, sono me stesso ma migliore. Sei l'unica sfida che voglio accettare Scherbatsky, perché ti amo» toccò a lui stavolta e, accidenti, a Robin venne di nuovo da piangere.
Perché diavolo aveva detto che non era bravo a parlare? Sembrava aver detto tutte le cose giuste nel migliore dei modi.
«Sei un'idiota», scosse la testa lei con un sorriso sulle labbra.
E lui rise perché sapeva che quello voleva dire "ti amo anche io" nella lingua della donna al suo fianco.
Mise una mano sulla sua guancia e si avvicinò, facendo toccare le loro fronti. La guardò negli occhi, finché lei non li chiuse e lasciò che la guidasse verso di sè. Le loro labbra si toccarono, così si baciarono, sospirando nel mentre perché, sì, lo aspettavano entrambi da molto. Fu lungo e intenso, passionale e dolce. Barney l'abbracciò come meglio potè e Robin gli accarezzò il capo, stringendogli piano i capelli e godendosi ogni istante.
Quando si staccarono avevano entrambi il sorriso sulle labbra.«Wow» sussurrarono in sincro, ridacchiando e scambiandosi un altro piccolo bacio.
«Che ne dici, lasciamo questa noia mortale e andiamo a prenderci dei tacos?» le disse il biondo, aiutandola ad alazarsi.
«Solo se prima tocchiamo qualcos'altro.»
Pensandoci, fu un grande primo appuntamento.
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She just wants to feel something
De TodoPiccole storie d'amore su personaggi di film/serie tv/libri o inventati.