| 𝐜𝐡𝐚𝐧𝐜𝐞

160 17 16
                                    






──── 𝐧𝐨𝐭𝐞 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞Non so se qualcuno sia riuscito a leggere questo "capitolo" su White Flag prima che la togliessi, comunque questa oneshot è esattamente quel capitolo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

















──── 𝐧𝐨𝐭𝐞 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Non so se qualcuno sia riuscito a leggere questo "capitolo" su White Flag prima che la togliessi, comunque questa oneshot è esattamente quel capitolo. Questo perché non sono sicura se White Flag diventerà mai una storia, per ora quel capitolo che ho scritto lo vedo più come una oneshot ecco. Ma si sa, dalle oneshot può sempre nascere qualcosa quindi... non si sa mai.
Spero vi piaccia!
Laura















› 𝐜𝐡𝐚𝐧𝐜𝐞 : castigo.





Ci sono giorni in cui Chance Sinclair vorrebbe solo resettare la sua vita, mettere pausa agli incubi nella sua testa, alle voci sempre pronte a puntargli il dito contro e, semplicemente, ricominciare. Il problema è che ricominciare non è facile, non lo è mai stato per nessuno e lui di certo non sarà il primo.

, potrebbe imbottirsi di farmaci fino a perdere i sensi o ubriacarsi fino a non ricordare più il suo nome, ma a cosa porterebbe? Probabilmente alla sua morte, nel primo caso. Nel secondo, invece, il giorno dopo tutto ritornerebbe alla normalità. Nulla di nuovo, sempre lo stesso Chance Sinclair.

E' per questo che, negli ultimi tre anni, il modo più efficace che ha trovato per estraniarsi dal mondo è quello di immergersi, dalla testa ai piedi, dentro una grande vasca piena di ghiaccio. Quello sì che gli fa perdere la sensibilità, fisica e mentale.

Ed è proprio lì dentro che si trova adesso, in una delle sue sedute serali che non salta neanche il giorno di Natale. Perché dopo una giornata passata ad allenare ragazzini di strada nella sua palestra, l'unico modo per togliersi il pugilato da dosso è solamente anestetizzare il suo corpo con il ghiaccio.

Tiene gli occhi chiusi mentre la pelle ha smesso di bruciare già da un po', un perfetto analgesico naturale a quanto pare. I brividi di freddo non li sente più e le scosse di adrenalina hanno smesso di pulsare all'interno della spina dorsale, lasciandolo in un totale stato di apnea.Non è neanche più sicuro che stia respirando sotto tutto quel ghiaccio. Ghiaccio che, comunque, si è sciolto solo appena. Ma tanto, la superficie liscia e dura dei cubetti non la sente. Non sente niente.

Ed è questo che vuole infondo. Non sentire più niente.

Sul corpo funziona, sulle mente invece è tutto un altro paio di maniche. Il ghiaccio non agisce lì, ma è il concentrarsi sulla sensazione di vuoto che il freddo gli dona, che poi lo fa veramente estraniare dalla realtà, anche mentalmente.

Lì, fermo, immobile.

Sa di potersi muoversi - forse - ma sa di non volerlo fare. Non prima che siano passati venti minuti o non prima che il ghiaccio si sia iniziato a sciogliere. Dell'ipotermia non gliene frega proprio niente. Perché se il pensiero di imbottirsi di farmaci gli è passato, almeno per un secondo, nella testa, quello di finire all'ospedale per il freddo non lo preoccupa affatto.

Sotto sotto quasi spera di finirci al pronto soccorso per ipotermia. Tanto il freddo non lo sente più. Non si rende più conto di quale sia il limite. Non sa neanche se ce l'ha, lui, un limite. Però un cedimento alla fine lo compie. E' solo un misero ed effimero movimento della punta delle dita. La mano destra freme e sfiora la superficie liscia della vasca.

E' quello l'errore. Per un attimo, sente di nuovo tutto. Si rende conto del ghiaccio, delle voci, della morte di Sebastian Wayne che gli pesa sulla coscienza.

E allora l'unico modo per tacerle quelle voci, è chiudersi in uno stato di estraniazione totale. Vuole solo alienarsi da una realtà che gli fa risalire la bile in gola.

Un altro movimento, il bacino scivola in avanti, le mani si arpionano leggere ai bordi della vasca - leggere perché la sensibilità è ancora poca. Scivola sempre più giù, giù, giù.

Finché il livello dell'acqua non gli arriva sotto il mento e lui sente arrivare una scarica di brividi che partono dalla nuca. Ma la corsa non si ferma e lui scivola ancora più giù, le ginocchia si piegano - ma lui non la sente la rotula che si muove - e alla fine ci vuole un attimo.

La testa gli finisce giù, al di sotto del livello dell'acqua. Qualche schizzo bagna il pavimento impolverato della palestra. I capelli gli si bagnano e il mondo si ferma. Sott'acqua non c'è nessun rumore, sente solo il fischio del vuoto. I polmoni sono contratti, l'istinto di sopravvivenza gli dice di trattenere il fiato il più possibile. L'istinto gli dice di vivere. Ma a lui quella sensazione di vuoto piace troppo.

Dopo trenta secondi sente già il respiro mancargli, ma resta sotto. Dopo un minuto, il cervello è in carenza di ossigeno e non c'è più niente da sentire. Dopo un minuto e mezzo, sta per varcare la soglia che gli procurerà danni celebrali.

Di nuovo, è un attimo. Con uno scatto e le ultime energie a disposizione, le dita delle mani si arpionano ai bordi della vasca. La testa viene su come una molla e le ginocchia sbattono contro le pareti per il movimento troppo brusco. I polmoni si dilatano, l'ossigeno rientra in circolo e Chance spalanca gli occhi. Vede nero.

L'acqua schizza fuori dai bordi, le mani sono scosse dai fremiti. La vista torna, ma è costellata da puntini neri. E come la vista, torna anche la realtà.

Gli ci vuole un minuto buono prima che i polmoni ricomincino a funzionare in modo normale, minuto che passa ad osservare il vuoto, le spalle contro la vasca.

Poi il braccio destro si allunga al di fuori del bordo, sul pavimento. Ci sono i suoi vestiti sparpagliati ed un pacchetto di sigarette sgualcito.

I polmoni sono ancora sotto stress ma ciò non gli impedisce di dargli il ben servito con un po' di nicotina.






















10 novembre 2019 © slutindie

𝐀𝐒𝐓𝐑𝐎𝐖𝐎𝐑𝐋𝐃, oneshotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora