Capitolo 3

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La suoneria del telefono mi distoglie dal mondo dei sogni.
Mi rigiro nel letto e mi copro la testa con il cuscino.
Finalmente dopo circa trenta secondi la persona che ha osato disturbarmi riattacca.

Mi rigiro, pronta per addormentarmi un altra volta, finché sento il telefono squillare, di nuovo.

Lo prendo senza guardare neanche chi è e lo porto all'orecchio.

<Pronto?> rispondo con la voce ancora impastata dal sonno.

<Finalmente, sono le dieci e mezza, ti aspetto da venti minuti davanti al bar> strilla dall'altro capo del telefono quella che riconosco essere la voce della mia migliore amica.

<Perché mi stavi aspettando scusa?> chiedo spiegazioni alzando il busto dal materasso.

<Ma come perché! Dobbiamo andare a comprare qualche vestito al bambino o bambina!> urlacchia ancora.

<Ma mancano ancora otto mesi, c'è tempo> mormorò stiracchiandomi.

<Il tempo passa molto velocemente, dai muovi il tuo fondoschiena e raggiungimi. Che poi te lo avevo pure detto che ci dovevamo vedere ma te lo sei completamente dimenticata> mi accusa e poi riattacca senza darmi il tempo di replicare.

Bah...

<Ehi piccolino, oggi si va a fare shopping>alzo gli occhi al cielo e mi vado a vestire.

***

Ho sempre odiato fare shopping, è proprio una cosa che mi stressa mortalmente.
Preferirei starmene a casa a vedere un bel film piuttosto che passare da un negozio all'altro alla ricerca di vestiti.

<Dai avanti, accelera il passo ora che puoi, sei ancora al primo mese. Pensa a quando invece di camminare dovrei rotolare> le lanciò un'occhiata mentre lei ride sotto ai baffi.

Eh sì sono entrata nel secondo mese. È passata una settimana da quando ho parlato con i miei e ho fatto la visita.
Sembra passata un'eternità e ancora mi fa strano pensare che dentro di me sta crescendo una nuova vita che poi darò alla luce.
Questo non fa altro che portarmi a capire come la vita possa combinare in un attimo.
Come, anche quando sei piena di certezze e ideali, lei ti spiazza cambiandoti tutte le carte in tavola.

<Allora? Ti muovi?> mi sprona ancora Mary, distogliendomi dai miei pensieri.
Ora l'ammazzo

<Arrivo, arrivo. La prossima volta ti chiudo il telefono in faccia> alzo gli occhi al cielo e la guardo con un sorriso perfido in viso.

<Non oseresti mai> mi sfida incrociando le braccia al petto.

<Non sottovalutarmi> la raggiungo sorridendo.

<La gravidanza ti fa diventare crudele> afferma fingendosi risentita.

<Dai andiamo> la prendo a braccetto e ci dirigiamo verso il prossimo negozio.

***
Dopo tre pacchi pieni di body, scarpette e calzette, tutte cose regalate dalla zia Mary, che ha intenzione di viziare mia figlia o mio figlio che è ancora un ammasso di cellule nella mia pancia, e mille lamentele da parte mia finalmente riusciamo ad entrare in un bar per mangiare qualcosa.

<Allora, quando dovrebbe arrivare il nuovo coinquilino? > mi chiede mentre addentra una pattina fritta.

Mando giù il mio boccone e rispondo.
<Ancora non lo so, i miei non hanno accennato nulla a riguardo>
Mio padre ha postato l'annuncio circa una settimana fa ma ancora, evidentemente, nessuno l'ha contattato.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora