Capitolo 8

29 6 0
                                    

Dominic

Vengo svegliato dal suono persistente del telefono.

Avrei preferito essere svegliato di gran lunga dalla piccola mora che mi porta la colazione, ma non si può desiderare tutto dalla vita.

Afferro il telefono e rispondo, ancora con gli occhi chiusi.

<Pronto?> un sospiro stizzito esce dalla mia bocca non appena non sento nessuna parola dall'altra parte.

<Non ci credo> questa voce, questa dannatissima voce. Ricordi dolorosi che tornano in mente.

<Perché cazzo mi hai chiamato?> sbotto fuori di me. Scosto le coperte e vado verso la finestra spalancandola, mi st iniziando a mancare l'aria.

<Lo so che non vuoi parlarmi, ma...>

<Nessun ma, è così e basta. Non voglio più saperne niente di te, non dopo quello che è successo> sto continuando ad urlare e se non mi calmo non farò altro che svegliare tutta la casa.

<Come posso farmi perdonare?> chiede con la voce incrinata.

<Niente, assolutamente niente. Non chiamarmi più, per te sono morto da oggi> le chiudo il telefono in faccia.

Sono incazzato nero e non è un bene, avevo deciso di lasciarmi il passato alle spalle e stavo iniziando a farlo. E lei cosa fa, arriva e inizia a mettere a soqquadro tutto.

È colpa sua, sua e di nessun altro. Se fosse rimasta al suo posto niente di tutto quello sarebbe successo.

Per colpa sua io ho perso tutto.

<Porca puttana> do un pugno all'armadio facendomi un male boia e generando un rumore incredibile.

<Ehi Dom ho portato la colazione a letto, come richiesto dal signore> la porta viene spalancata da Ruby che entra con un vassoio in mano.

E quasi vorrei sorriderle ma sono troppo incazzato.

<Non è il momento e non chiamarmi più così, hai capito? Mai più> le dico lanciandole uno sguardo di ghiaccio tanto che le si spegne quel meraviglioso sorriso e indietreggia di un passo.

Dominic la stai spaventando, chiedile scusa, ti ha portato quella fottuta colazione pure.

Non ci riesco, ho bisogno di sfogarmi.

<Vattene, ti prego> la sto praticamente implorando di andarsene cosicché non possa vedermi in queste condizioni, perché sono consapevole che lei non centra niente.

E forse lei nel mio sguardo ha colto qualcosa perché la vedo annuire leggermente, poggiare delicatamente il vassoio sopra il comodino e farmi un triste sorriso prima di chiudere la porta senza fare nessun tipo di rumore.

Poggio la testa contro il muro e sospiro.

Dominic le stai permettendo di rovinarti ancora una volta l'esistenza, tira fuori i coglioni.

E so pure che la mia coscienza ha fottutamente ragione.

Mi metto dei pantaloncini da basket e una canotta, prendo le cuffiette ed esco di casa.

Corro, corro cercando di isolarmi dal resto del mondo.

Penso a quanto sia stronza la vita, prima ti da tutto e ti fa toccare il cielo con un dito e poi ti spedisce direttamente all'inferno.

Scuoto il capo e senza neanche accorgermi mi ritrovo ad Hyde Park.

Quante sere passate qui ad ammirare il cielo con te, pensando al futuro.

Dal tramonto all'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora