Capitolo 3 - Chi è Albatros?

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Il mio respiro s'affanna, anche se dopo si conforma ai dolci battiti del mio cuore. Voglio corrispondere il bacio perché questo tesoro mi fa sentire come se fossi a casa, però la ragione mi obbliga a separarmi dal mio meraviglioso sconosciuto.
Chi sei? Domanda lui.
Naturalmente quel bacio non era per me, nonostante tutto questa voce da seduttore mi porta dolci ricordi. Esco correndo ed esco da quel passaggio proibito, ritornando all'ingresso dell'hotel dove io dovevo essere, godendo della festa d'impresa.
Vicino al tavolo delle tartine, Leyla gira intorno come un uccello di preda. Anche lei stava cercando me. Fingendo naturalità, vado verso di lei, anche se mi schianto con altre due persone, guadagnandomi lo sguardo sdegnoso della mia cara sorella.
Leyla : Hai bevuto? Mi domanda
Naturalmente gli dimostro che chi non ha cervello nella famiglia è lei non io, però ora posso solo esprimermi con sproloqui.
Leyla: andiamocene a casa, già è tardi e i fratelli Divit sono nervosi.
La seguo e mi lascio guidare fino al taxi. Leyla si trova nel suo mondo, anche se di tanto in tanto mi lancia degli sguardi di rimprovero.
Accendo il mio cellulare. Forse mi distraggo giocando o chattando con qualcuno. Nell'accenderlo mi arrivano un sacco di messaggi che illuminano il mio schermo. È la mia amica Ayhan. Mia madre avrà raccontato a tutto il quartiere che mi hanno assunto e ha bruciato il mio telefono da tante chiamate perse. Il mio telefono vibra ancora, penso che così esploderà, però è solo Ayhan, che mi chiama un'altra volta.
Sanem: Ciao Ayhan
Ayhan: che cos'hai Sanem? Mi domanda agitata
Sanem: Che dici?
Ayhan: Ti è successo qualcosa Sanem? E non è per il lavoro nuovo. Dove sei ora?
Oddio. Mi sono appena ricordata chi ho affianco. Leyla non smette di spiare le mie conversazioni.
Tornando a casa con il taxi, con Leyla. Eravamo in una festa dell'impresa.
Ayhan: in una festa? Con Leyla? Mi devi raccontare tutto. Ayhan parlava come una mitraglietta. Nella sua testa deve aver filato una storia che poteva avvicinarsi pericolosamente alla realtà.
Sanem: non è successo niente. Sussurro
Ayhan: hai conosciuto un ragazzo? Si deve essere questo. È questo?
Sanem: No.
Ayhan: ti sei baciata con qualcuno?
Sanem: che dici Ayhan! Balbetto ricordandomi quella voce conosciuta e quel bacio che si riceve solo quando si è amati.
Ayhan: Va bene con Leyla qua non mi puoi dire niente. Parleremo più tardi allora.
Mi giro e Leyla mi domanda chi era?
Gli dico che era Ayhan. Sanem : mi chiamava per domandarmi del lavoro.
E per questo sussurravi? Bene, preferisco non scoprire le tue storie.
Sempre uguale. Così male mi veniva mentire? Per questo mia mamma dice che la mia immaginazione è di un'altro mondo. Forse mi sono sbagliato con il sogno di essere una scrittrice. Dovrei focalizzarmi in qualcosa che mi fa bene come... Non lo so. Mi verrà in mente qualcosa. O forse non devo lasciare la scrittura. Non era l'amore una delle principali fonti d'ispirazione dell'arte? Però io non ero innamorata. Uno sconosciuto con una voce da seduttore mi aveva abbracciato confondendomi con qualcun'altra. Questo bacio dolce e sincero era per un'altra persona, una donna come le bellezze che avevo visto nella festa.
Respiro profondamente. Ispiro e espiro ignorando Leyla. E ricordo una citazione sull'amore e penso che questo sentimento sta nascendo nel mio cuore. La ragione mi dice che è un'emozione stupida e senza fondamento, però come ha detto Orhan Pamuk, puoi che l'amore è vero, sia quello che sia per una persona che non vedi. Solo ricordi l'odore, suoni, sapori; ricordo tutto. Ricordo questa voce che mi ha domandato chi ero, che non era arrabbiato con me, solo che si interessava per me, per conoscermi in profondità e nella mia testa penso che mi sono innamorata senza vederti, dolce sconosciuto. So che sognerò con te ogni giorno, le tue mani e la tua faccia. Non mi importa. Solo ti chiedo di venire a cercarmi, guardarmi, di restare con me.
Oh Dio! Avevo bevuto mentre chiacchieravo con Ceycey? Non lo ricordo. Nella mia testa solo è presente questo bacio che non era per me, però che il destino si è impegnato a regalarmi. Non dovrebbero avermi assunto in questo studio di cinema. Il mio curriculum era ridicolo. Quella festa era lo scenario perfetto per le ragazze come Leyla. Però, anche io ero lì. Sono andata avanti nell'oscurità, aprendomi la strada verso un uomo che sapeva quello che significava la parola amore.
Leyla: Sanem, svegliati Sanem!
Il taxi si è fermato di fronte casa. Le luci del salone erano accese. Sicuramente i nostri genitori ci aspettano per domandarci come è andato tutto. Oh no! Mia madre caccia le mie menzogne come se l'avevano addestrata da piccola per questo.
Leyla mi trascina sotto. Papà legge il giornale mentre mamma pulisce la cucina, anche se nell'arrivare si avvicinano a noi per bombardarci di domande sulla festa di ieri.
Mevkibe: che ti succede, Sanem? Guarda la mia faccia e l'analizza. Suppongo che anche lei penserà che ho preso dei bicchieri in più nella festa.
Sanem: Niente. Sono stanca. C'era molta gente e mi costa socializzare con sconosciuti.
Con questa scusa mi lasciano in pace e mi chiudo nella mia camera.
Fino a quando non mi chiama Ayhan nel mio telefono.
Rispondo. Ciao Ayhan.
Ayhan: dimmi tutto, Sanem.
Come gli potevo spiegare quel bacio come se fosse di un film romantico? Le parole erano insufficienti per trasmettere il momento che abbiamo condiviso il mio sconosciuto e me.
Sanem: niente. Mi hanno preso come disegnatrice in un nuovo studio di cinema. E a uno dei direttori gli sono piaciuti i miei disegni, mi hanno assunto e mi hanno invitato alla festa d'impresa. Ho conosciuto un ragazzo molto simpatico, si chiama Ceycey, e mi sono persa perché i miei capi si sono messi a gritare a una donna. Sono andata a cercare Ceycey, e per caso sono entrata in una stanza oscura e lì c'era... c'era... un uomo che mi ha abbracciato. Oh, Ayhan, mai mi avevano abbracciato così e quel bacio...
Mi sono rifugiata nelle parole di Ayhan mentre ricordavo il bacio dello sconosciuto che sicuramente non lo avrei visto più.
Ayhan: chi era? Deve essere un impiegato della tua impresa.
Sanem: non lo so. Era forte, muscoloso. Con la barba. Mi sentivo protetta. Era il mio Albatros.
Ayhan: Albatros?
Non so perché ho associato questo bacio alla poesia che mi ha menzionato Can Divit, però le parole fluivano da sole, come succede nelle migliore telenovele.
È un uccello forte, non si stanca mai. Mi sentivo molto protetta, Ayhan. Sai che Albatros vola per tutta la sua vita? E ritorna a casa solo per stare con la sua amata e il resto del tempo sta nel mare.
Non so se un giorno potrò andare nelle Galapagos, anche solo per pochi secondo quella notte ho trovato il mio piccolo paradiso persone. Un angolo dove ho conosciuto l'amore, un sentimento unico, non è un capriccio come quello che ha con me Muzzafer, il figlio della vicina, che da quando sa dire due parole messe insieme cerca di conquistarmi con un ti amo. Madre mia. Magari fosse così. Muzzafer sa dire solo frasi imbarazzanti di una telenovela economica con il quale crede di potermi sedurre. Poverino. In realtà, mi fa pena. Crede che sono una ragazza speciale perché non ha guardato oltre, ad altre ragazze che aprrezzano il suo modo di essere, che desiderano ascoltare le sue parole d'amore.
Vado a letto. Domani è il mio primo giorno di lavoro. Forse ritroverò il mio cavaliere misterioso e lui mi riconoscerà. Dirà che in realtà non aspettava a nessuno che non ero io. Che mi ama e non vuole separarsi da me.
Oddio. Sicuramente Ceycey e io abbiamo bevuto una bottiglia tra noi. Solo questo spiegherebbe il mio essermi rimbambita per un bacio. Per un piccolo bacio fugace.
Mai mi avevano dato un bacio così. Uno che gritava ti amo!

"La Fenice e l'Albatros" la storia di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora