Capitolo 6 - Chi sarà la spia?

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Non ho il coraggio di rientrare in casa e passeggio per il porto. Prima ho parlato con il fornitore di mio padre e gli ho dato l'assegno di quaranta mila lire e assicurarmi così che il debito è stato saldato. Se la settimana passata qualcuno mi avrebbe detto che avrei assicurato il futuro del negozio della mia famiglia grazie al mio lavoro, avrei riso nella sua faccia, però ora osservo l'acqua del Bosforo pensando nei cambi che ci sono stati nella mia vita e un bacio, un solo bacio che fa si che tutti gli altri sembrino un'inezia.
Cerco di fare memoria. Il mio Albatros è un compagno della mia impresa. Qualcuno che è stato in una stanza oscura vicino all'ingresso per un capriccio del destino e apparte il suo odore e il sapore delle sue labbra, l'unica caratteristica con il quale posso identificarlo è la sua barba. Questo mi aiuterebbe a scartare dei candidati. Ma che cosa importa ora? Con il nuovo lavoro che mi ha dato il signor Emre?
Domani comincio il mio secondo giorno e mi sento come se fossi nello studio da mesi. Sospiro. È meglio ritornare a casa, ascoltando una delle discussioni da innamorati dei miei genitori e sopportare le domande di Leyla sul mio primo giorno di lavoro. Chissà, anche Ayhan mi chiama per farmi tirare fuori più informazioni sul mio Albatros, anche se oggi non ho avuto nemmeno un po' di tempo per pensare a lui.
La luna mi osserva, preziosa, ignora i miei sogni con un uomo di cui non so neanche il nome.
Sembro un'adolescente.
In realtà, sono sempre stata una ragazza sfortunata nell'amore, l'unico che mi ha sempre amato è Zebercet (Muzzafer), il mio amico d'infanzia, e io nemmeno posso chiamarlo con il suo nome e penso a lui come se fosse uno stupido.
Povero Muzzafer.
Ritorno dalla mia famiglia, con la mia routine, e al stendermi nel mio letto già non penso più ai debiti e neanche al mio tema di spionaggio, solo all'amore.
Il giorno dopo, mi congedo da mamma e accompagno papà al negozio per assicurarmi che il fornitore non continui ancora a dargli fastidio.
In ufficio, Deren mi fa di nuovo distribuire cartelle che non mi permette di guardare e il signor Emre mi ha chiamato per dirmi che comincerò come aiutante di Can dopo una riunione che avrà dopo pranzo.
In una pausa, Ceycey si avvicina a me preoccupato insieme a Guliz.
Ceycey: Che ti succede, Sanem?
Mi giro come un gatto che mi si avvicinano con una brocca di acqua.
Sanem: Che che mi succede? Che sono tornata a lavorare come la ragazza delle consegne per un'arpia che è incapace di memorizzare un nome così semplice come Sanem. Dopo, se ho fortuna, mi toccherà essere l'aiutante di un uomo innamorato solo di se stesso che si diverte a sorridermi come se fossi tonta.
Ceycey e Guliz fanno delle faccie strane. Non mi importa. Mi sto solo scaricando come se fossi una mitraglietta quello che avrei voluto fare gritare a Deren e Can.
Sanem: Oltretutto qua sono tutti dei signorini. Mi prenderei un tè per rilassarmi solo che oh, sorpresa, la gente qui prende solo caffè di esportazione e sembrano che muoiono se mangiano qualcosa in più con delle calorie.
Ceycey: Sanem.
Sanem: No, Ceycey, mi sto sfogando perché non dobbiamo dirigere una banda di tiranni presuntuosi.
Can: Dici tutto Sanem. Voglio ascoltare tutto quello che pensi. Dice dietro di me Can Divit.
Quasi soffoco solo nel respirare. Can mi osserva con uno dei suoi sorrisi di controllo assoluto, divertendosi per la situazione. Mi guarda negli occhi, sfudandomi a continuare a farneticare su di lui, però ho bisogno del lavoro, soprattutto dopo il casino in cui mi sono messa con il signor Emre.
Sanem: Io... Volevo solo...
Can: Non c'è bisogno che dici più niente, Sanem. Vi aspetto nella riunione del personale. Siate puntuali. Se ne va.
Quando se ne va, c'è silenzio. Ne Ceycey e ne Guliz si azzardano a dirmi una parola.
Sanem: Mi licenzierà. Affermo quando ricordo come si parla.
Ceycey scrolla le spalle. Per la prima volta non sa cosa dire. Fino alla riunione, mi concentro per essere il cane più obbediente per Deren. Stilo le relazioni. Per questo lavoro non ci vuole altro se non chiudere la bocca e saper portare cose come un burrito.
Quando arriva l'ora della riunione, lo staff si riunisce intorno al signor Can e lo osservano con nervosismo. Il direttore dimostra carisma e sa come mantenere il suo pubblico in silenzio. Non veste con giacca e cravatta come il signor Emre, solo porta un abito giusto per passare la serata in un locale di moda dei quartieri più ricchi di Istanbul.
Can: Buongiorno a tutti. Spero di non rubarvi molto tempo. Saluta con falsa umiltà. Can:Uff, ho la bocca secca. Sila, puoi passare un bicchiere di tè, per favore?
Deren: non c'è tè, Can.
Can: E perché?
Deren: perché abbiamo il menu della caffetteria dei migliori caffè.
Can: Però non c'è niente di meglio di un buon tè turco. Risponde lui
Sanem: questo lo penso anche io.
Can sorride. È uno sbruffone che non sa mantenere le forme di un'impresa, e il mio capo anche. Chissà con un po' di fortuna si dimentica quello che ho detto prima con Ceycey e Guliz. Tuttavia, i miei compagni mi osservano. Sono come la pazza che è appena scappata dal manicomio.
Ceycey: Sanem, siediti per favore.
Can: Deren, prendi due tè, per favore. Ordina Can mentre io mi siedo lentamente.
Anche se dieci minuti dopo devo avere attenzione affinché il piatto dove sostengo la mia tazza di tè non faccia molto rumore. In cambio, Can gode del suo tè e dimostra comodità.
Can: Mi scuso per il ritardo. Comunque, la questione che mi ha portato a convocare questa riunione è breve. Come saprete, questo studio è stato fondato a partire dalla nostra antica agenzia di pubblicità.
Molti di voi siete venuti da lì e mi piacerebbe dire che confido pienamente in tutti voi, però abbiamo una spia nell'impresa che filtra i nostri progetti ad imprese concorrenti e temiamo che questo si possa ripetere. Per tanto, vi chiediamo massima riservatezza con tutto quello che trattiamo qui in ufficio e dobbiamo investigare tra i vecchi impiegati.
Se qualcuno conosce dati che possano aiutarci a svelare l'identità della spia, deve riunirsi con me. Mio padre era il direttore della nostra impresa, però ora io mi farò carico dello studio momentaneamente. Qualche domanda?
Nessuna. Nessuno parla. Tuttavia, molti si sussurrano fra loro. Alcuni si conoscono da tanti anni e ora cominciano a sospettare l'uno dell'altro.
Così è il mondo adulto? Nel negozio, l'unico problema che c'è è quando papà si emoziona e chiede molta più carne ai fornitori di quella che può vendere. Non mi immaginavo che nel mondo degli altri affari c'erano spie che trattavano di distruggere gli affari dei compagni. Anche se questo non dovrebbe importarmi ora. Devo parlare con Can Divit e il mio impiego pende da un filo molto sottile.

"La Fenice e l'Albatros" la storia di Can e SanemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora