Il signor Can esce da casa sua dalla porta principale. Lui è maestoso, come un re che esce dal suo castello per mischiarsi con la gente comune. Io in cambio, mi trovo sdraiata sul marciapiede con il pantalone strappato, macchiato di sangue, e una ferita alla gamba.
Can: Sanem, entra per favore. Mi invita come se stesse facendo un'opera di carità.
Sanem: Non è necessario, signore. Gli rispondo. Già ho chiesto una macchina... Cioè un taxi.
Mi allontano zoppicando, senza dignità.
Mi fermo in una fermata dell'autobus. Osservo la mia ferita. Non è grave, però non è neanche una ferita superficiale e se mia madre mi vede tornare così a casa mi chiederà spiegazioni e non so che scusa inventare. Sono già sfinita per tutto quello che ho inventato a Can. Domani non oserò a guardarlo in faccia e sarà peggio quando dovrò incontrare il signor Emre. Infatti, dovrei chiamarlo per spiegargli quello che è successo.
Digito nel mio telefono, ricordando la mia escursione a casa di Can. Subito fantastico sull'aroma di Can. Il suo abbraccio.
Ritorno in una stanza oscura, dove il mio Albatros mi tiene stretta a lui mentre mi bacia. Scuoto la testa. Sto iniziando a perdere la ragione. Ho bisogno di sapere la vera identità del mio Albatros e smetterla di associare il mio capo con lui solo perché ha la barba e ha i suoi stessi muscoli.
Mi concentro sulla voce di Emre, che esige che gli racconti tutto.
Sanem: La cartella continua ad essere in casa di suo fratello
Emre: Però Sanem! Mi grida
Sanem: Mi ascolti, signor Emre. Lo nascosta in modo che suo fratello non la trovi. Tranne se non gli viene l'idea di fare pulizie a mezzanotte. Ma conoscendo il signor Can...
Sanem, non è il momento di fare la spiritosa.
Emre: Dove l'hai lasciata?
Sanem: In un vaso nero del salone. È cinese, coreano. Beh non lo so, però è facile da trovare.
Ascolto come il mio capo controlla respirazione. C'è un mistero dietro questa questione.
Sanem: Perché è così importante questa cartella, signor Emre? Non capisco perché mi sono dovuta intrufolare a casa di suo fratello.
Silenzio. Forse mi sono messa dove non dovevo.
Emre: Ascolta Sanem, quello che ti sto dicendo non lo puoi dire a nessuno. Specialmente a mio fratello. Il futuro dello studio e dell'impresa di mio padre dipende da questo.
Inghiotto saliva. Ora mi confesserà che il signor Can si dedica al traffico di droga.
Emre: Credo che la spia dello studio è mio fratello. Non ha un buon rapporto con mio padre e vuole liberarsi dell'impresa. La filtrazione non gli è funzionato, quindi ora vuole vendere l'impresa alla concorrenza e togliere nostro padre dalla direzione. La cartella che I hai dato è un progetto segreto fatto da me per provare a toglierlo dalla direzione.
Non riesco a credere a quello che ascolto. Come si può essere così contorto? Il signor Can cerca di fingere che non gli importa niente, con le sue arie da artista anticonformista, e dietro invece cerca solo di distruggere la sua famiglia. Povero signor Emre. Ricordo quando stava con suo padre in hotel e mostrava preoccupazione per lui.
Emre: Sanem, mi pento di averti introdotto in questo, però senza il tuo aiuto non potrò sventare il complotto di mio fratello.
Samem: Signore, non so come aiutarla. Sono solo un'umile disegnatrice senza esperienza.
Emre: qui sta la tua principale virtù. Mio fratello non sospetterà mai di te. È troppo fiducioso perché ora dirige lo studio a suo piacimento.
Questo è certo. Can è un presuntuoso e per questo non gli è passato per la testa che mi sono inventata una storia e non ha escluso che ero un'idiota confusa. Ok, la situazione non mi lasciava bene. Tuttavia, un vento gelido mi attraversa la pelle. Potrò dimostrare il mio talento e ringraziare del favore il signor Emre.
Sanem: Può contare su di me. Farò quello che mi chiede.
Si avvicina l'autobus. La gamba ancora mi fa male, però è una piccolezza rispetto a quello che si avvicina.
Emre: Domani ne parleremo in ufficio. Molte grazie, Sanem.
