Capitolo 1

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Amalo, Amalo, Amalo.
Non dovrebbe essere una cosa difficile, l'hai sempre fatto, perché ora non ci riesci più?
Si domandava fissando l'uomo seduto sul divano davanti a sé.
Era intento a guardare i goal più belli della giornata sul canale 251 di sky con addosso un vecchio pigiama a scacchi blu, mentre si grattava vigorosamente le natiche con una mano infilata nei pantaloni.
Elena si premette forte due dita sugli occhi, strofinandoli, col disperato bisogno di trovare una risposta. Ultimamente iniziava sempre così, sempre più spesso, una flebile fiammella che le bruciava sotto la pelle, un fastidio costante che grattava sempre più forte, fino a farla quasi urlare. Un impellente bisogno di trovare un perché. Passava gran parte del suo tempo chiedendosi dove avesse sbagliato, cosa fosse successo per farla smettere di sentirsi anche minimamente attratta da quello che era il padre di sua figlia. Si ripeteva che c'era qualcosa di sbagliato in lei, qualcosa sicuramente non funzionava se a 27 anni non faceva sesso con il suo compagno da più di un anno per sua scelta, e non riusciva a sentire niente che andsasse oltre un tiepido affetto familiare per quell'uomo.
Tommaso era una brava persona, una di quelle che le altre donne non smettono mai di ripeterti quanto tu sia stata fortunata ad avere incontrato, e lei sapeva che era vero. E forse era proprio quello a farla soffrire di più. Era premuroso nei suoi confronti e tutto sommato un buon padre, magari non era sempre educato né molto affascinante, però aveva un cuore buono e cosa ancora più importante non aveva occhi che per lei, di questo ne era certa. Aveva anche un buon lavoro, e non era affatto uno scansa fatiche come la maggioranza degli uomini della sua età, tutti presi da qualche fantasticheria sul futuro; no lui aveva i piedi ben piantati a terra, era un uomo solido come avrebbe detto sua nonna, non beveva e naturalmente non si drogava, ma fumava. E seppur unico quel suo piccolo vizio, ahimè, era una tra le tante cose di lui che col tempo avevano iniziato ad infastidila. Elena avevo smesso appena saputo di essere rimasta incinta all'età di 22 anni: non avrebbe permesso a niente e nessuno, lei stessa in primis, di fare del male a quella piccola creatura che le cresceva dentro. Lui invece rimandava sempre, promettendo che un giorno lo avrebbe fatto ma non era ancora il momento giusto; oggi, a distanza di quattro anni dalla nascita di Matilde, ancora non pensava a niente altro che ad andare a fumare appena sveglio e subito prima di andare a dormire. Quel odore acre addosso a lui nel letto prima di addormentarsi aveva iniziato a darle la nausea, ma si era ripromessa di tenerlo per se quel pensiero perché non voleva fargli pesare quell'unico piccolo piacere che si concedeva.
Sospirò, piegandosi ad infilare gli stivali. "È solo un periodo passerà" , se lo ripeteva da troppo tempo ormai. All'inizio pensava che se se lo fosse detto abbastanza spesso alla fine la sua irragionevole testa avrebbe convinto il suo cuore che era vero, ma in una remota landa nascosta dentro di sé sapeva che non era possibile, e così anche la sua vocina interiore aveva iniziato a ridere di lei. Qualcosa si era rotto e Elena non era in grado di aggiustarlo.
Prese fiato un ultima volta e scaraventò nel ripostiglio quei pensieri tristi.
Matilde aveva bisogno che lei fosse serena, e anche se dentro il gomitolo dei suoi pensieri non aveva né inizio né fine, poteva almeno fingere di essere felice per lei, perché come le aveva insegnato sua madre "solo una mamma felice é una brava madre", e lei proprio non voleva essere un cattivo genitore.
"Mati vieni qua, mamma va a portare fuori Arnold!"
La piccolina arrivò correndo a braccia aperte, i sottili capelli dorati legati in una piccola coda, le tonde guancette arrossate.
"Mamma dopo torni?"
"Certo, mamma torna sempre da te, lo sai". Glie lo ripeteva ogni volta che doveva lasciarla,anche se solo per pochi minuti, così che non lo dimenticasse mai. La strinse a sé forte, la sua piccola ancora di salvezza.
Si infilò il cappotto e salutò Tommaso, che nel frattempo aveva dovuto staccare gli occhi dal televisore perché Salem, il gatto, aveva ricominciato a farsi le unghie nel divano di finta pelle.

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