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Lei era fondamentalmente una persona dai sani principi. Aveva delle regole morali che amava rispettare e c'erano volte in cui si sentiva male proprio fisicamente quando una di queste veniva infranta.
Non rubare a meno che non ti sia stato ordinato.
Non uccidere a meno che non ti sia stato ordinato.
Erano solo alcune delle tante norme che seguiva.
Fintanto che ci si orientava verso quelle cose lì andava tutto bene: in vita sua non si era mai ubriacata, non aveva mai giocato d'azzardo, aveva sempre seguito gli ordini dei suoi superiori per il bene del villaggio.
Il suo carattere si era modellato attorno alla figura del ninja perfetto e difficilmente avrebbe smesso di esserlo, non era stato facile neanche accettare di essere diventata una macchina per uccidere. Soltanto quando aveva conosciuto lui e Rufy si era concessa di lasciarsi andare qualche volta; sì, perché anche se fosse stata disattenta o disarmata, sapeva per certo che non sarebbe morta.
Due dei pirati più forti erano al suo fianco e non avrebbero permesso a nessuno di ferire una loro amica, specialmente Rufy. All'epoca ancora non riusciva a capire cosa pensasse Law, era schivo e freddo, arrogante e permaloso ma estremamente intelligente, astuto e... perverso.
Già. Era la parola esatta.
Le regolette morali con lui non attaccavano mai. Figurarsi!
Era lui ad attaccarsi, a far sgusciare le gambe tra le sue e a renderla paradossalmente disinibita.
Già. Lei, la persona con più autocontrollo che avesse mai incontrato, tremava e gemeva a ogni sua carezza, ogni suo tocco. E se già le cose andavano così, non avrebbe neanche potuto immaginare cosa riuscissero a sentire quei curiosoni dei suoi sottoposti.
E quando li incrociava nei corridoi della Polar Tang dopo una notte nella cabina del capitano, almeno aveva ancora la decenza di evitarli
Evitare loro e le loro battute del cavolo.

La Kunoichi & Il ChirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora