Jimin posò velocemente la tracolla sul divanetto nel soggiorno dopo il corridoio.
Non era povero ma neanche ricco, semplicemente poteva -più la famiglia che lui- permettersi un appartamento decente, non troppo piccolo e dove ci si poteva muoversi liberamente. Si buttò di schiena anche lui su quel divanetto per due, il tramonto era quasi al termine e i colori pastello si erano trasformati in un blu chiaro che sarebbe diventato poco a poco scuro.Aspettò qualche minuto prima di rialzarsi stiracchiandosi, i suoi pensieri stavano diventando troppo pesanti per una tipica serata noiosa ma le tante domande nella sua testa non gli davano tregua, la aveva vista e uccisa? o magari erano amici e lei non sapeva chi, o meglio, cosa fosse in verità quel "ragazzo"?
Non sapeva neanche lui bene come ma di quei pochi secondi non ne ricordava già la metà, l'unica cosa che aveva inpresso nella sua anima erano quegli occhi rubino che lo spaventavano ma che continuandoci a pensare diventavano quasi attraenti e ipnotici, i diversi brividi nel corpo tornarono dandogli un certo senso di inquietudine.
Si guardò intorno quasi spaventato cercando qualcosa di cui non era a conoscenza, cosa stava cercando? Cosa stava facendo lì? Doveva dire a qualcuno che quella ragazza era morta, doveva dirlo alla polizia ma dopo averlo pensato si diede solo dello stupido, neanche lui sapeva cosa si era ritrovato davanti e ora voleva pure dirlo a delle persone che gli avrebbero solo riso in faccia dicendogli di curarsi? Il respiro tornò leggermente pesante, cosa stava succedendo? Sentiva un vuoto, un gigantesco buco che si ingrandiva nel suo corpo divorandolo, si sentiva quasi morir-
Jimin saltò quasi in aria perdendosi qualche battito quando il telefono iniziò a squillare a tutto volume anche se dal suono un po' ovattato perché quest ultimo si trovava nella borsa, scosse velocemente la testa e tirò fuori il telefono ma appena lo fece e dopo aver osservato qualche secondo lo schermo per vedere chi era dalle sua labbra uscì un:
"merda", non che l'individuo dall'altra parte fosse antipatico - anzi la persona era un suo caro amico d'infanzia - ma perché le sue mani stavano tremando, che cavolo gli stava prendendo? Non ci pensò troppo e rispose alla chiamata prima che l'amico riattaccasse"Hey Jin" disse cercando di tenere un tono normale e di non balbettare.
I brividi stavano sparendo poco a poco come il tremolio insistente che gli procurava solo fastidio.
"Hey Jimin" la sua voce era solare come al solito; il biondo lo aveva da anni ammirato per essere sempre così stupidamente solare e positivo tanto da non vedere il bicchiere mezzo pieno ma che straboccava d'acqua.
Era un paio di anni più grande di lui ma fin da piccoli andavano d'accordo, avendo instaurato praticamente subito un forte legame.
"so che oggi ci sono stati dei problemi nella parte retrostante la scuola con un certo Kim Taehyung...se ricordo bene è un tuo amico..."
e prese - per qualche secondo - una pausa, non che gli mancasse il fiato ma per dare un opportunità all'amico di realizzare cosa era successo se non lo sapeva ancora. Jin era davvero molto informato su queste cose, nell'istituto erano molto presenti attacchi di bullismo e lui era il vice rappresentante di esso insomma subito dopo il rappresentante le cose le sapeva lui. Jimin fece in risposta - quasi in modo naturale - un sorriso che era l'opposto di felice, infatti esso emanava un dolore o meglio, un senso di colpa.
"grazie di esserti preoccupato ma tranquillo, so già tutto" e fin troppo bene aggiunse nella sua testa dopo aver sospirato e aver sentito in risposta un "bene" detto in un modo triste dall'amico e infine piombò il silenzio.
Quella fu la prima volta in cui i due non sapevano cosa dire, molte volte il silenzio valeva più di qualche parola davanti a l'altra ma questo oblio era pesante, affondava facendo diventare l'aria difficile da mettere in gola perché quando entrava era quasi ruvida tanto da graffiarti l'intera gola poco a poco.
"ehm...ci si vede!" "sì certo!...a domani Jin"
Questa non era stata una delle migliori rappresentazioni della loro amicizia, anzi era stata tra le peggiori.
Di solito le loro chiamate erano tranquille e divertenti anche se gli argomenti erano pesanti, non era mai successa una cosa del genere ma come tutti sappiamo niente dura per sempre, anche quella quasi fratellanza aveva dei punti deboli che potevano distruggere con un piccolo sforzo il loro rapporto, come quello di tutti.
Ognuno ha i propri limiti, i propri obbiettivi e talenti, l'essere umano è una creatura ingenua quanto egoista che farebbe di tutto pur di raggiungere i propri scopi, ci sono cose più semplici come comprarsi una nuova tv o dei bei vestiti e cose difficili come essere felici o riuscire a essere - su tutti i punti di vista - soddisfatti di sé stessi. L'uomo è contorto e a volte sleale e potete credermi o non credermi quando vi dico che è pronto a tutto pur di essere compiaciuto e di raggiunge il proprio traguardo da soli. Credo, anzi sono sicura che tutti siano più soddisfatti quando riescono a fare qualcosa da soli o ancora peggio - o meglio secondo i punti di vista - a essere se stessi e non essere omologati in questo mondo chiamato società e sì, dipende dai punti di vista. Non tutti ti accettano per chi sei veramente, basta pensare magari ai propri genitori, ai propri amici o a se stessi ma vabbè, ora direi di tornare al nostro Jimin che sembra un pochino perso.
Il biondo, dopo essere andato nell'area cucina e aver posato il telefono sul tavolo, cercava negli scaffali una merendina - probabilmente una di quelle energetiche che amava tanto e che non lo avrebbero fatto ingrassare - tra i mobili della cucina.
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𝕥𝕠𝕦𝕔𝕙 // kookmin {monster au}
HorrorJimin è il tipico studente: voti nella media, qualche amico e non è famoso nella sua scuola e vive in un appartamento vicino alla scuola che frequenta. Insomma segue la stessa routine tutti i giorni. lo lo giudicherei come un persona monotona...no...