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Fu per il biondo una decisione veloce il seguirlo, cos altro poteva fare se non quello? Lo voleva portare in sala e ucciderlo lì?!
I contorti pensieri di Jimin tornarono a mischiarsi, a sovrapporsi e ad intrecciarsi nella sua testa; non smetteva di pensare da ore e notò solo in quel momento il mal di testa che insisteva e lo disorientava. Sentii il rumore di una sedia muoversi, come trascinata e poi silenzio.
Il nulla era più potente di lui ormai, pure quest ultimo lo turbava. Era stata una giornata pesante e non poteva negarlo ma, non voleva ovviamente lasciarla a metà e con tutta la buona volontà si diresse verso il soggiorno anche se lo inquietava. Pensava che ora sarebbe arrivata la parte peggiore della sua storia, quella parte nelle serie tv in cui il tipico personaggio secondario neutrale andava incontro alla sua morte perché poteva fare solo quello, invece la vicenda era molto più atroce e meschina ma il ragazzo preferiva immergersi e sprofondare nel credere che sarebbe finita lì, sarebbe mancato ai suoi amici e forse anche ai suoi genitori...

Ed ecco che la montagna russa era arrivata in cima alla salita e ora si poteva vedere solo una lunghissima discesa verso le interiora di quella che sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi. Sorrise in faccia al pericolo ricordando che - anche se non era stata delle migliori - la realtà che aveva vissuto era stata usata anche abbastanza bene e che magari qualcuno dopo la fine della sua esistenza lo avrebbe fatto stare bene da qualche parte, chissà dove.

Si sporse leggermente nella parte del soggiorno e vide il mostro seduto tranquillamente con le gambe ben aperte in simbolo di arroganza pronto a fare ciò che voleva fare e davanti a lui c'era una sedia che prima era nel suo posto, vicino al tavolo, insieme alle altre. Seriamente aveva preso una sedia per farlo sedere? magari voleva...parlare faccia a faccia, magari anche lui aveva dei pensieri nella sua testa che voleva esporre al biondo?

"su muoviti"
disse la creatura dietro l'angolo con un tono schietto, deciso e con un fare quasi superiore che funzionò in pieno perchè appena sentite quelle parole - come per automatico - Jimin andò dritto verso la sedia senza degnare l'altro di un solo sguardo, per la troppa paura e sedersi su il mobile mentre iniziò a stringere la stoffa dei pantaloni che aveva addosso. Sudava freddo e non poteva negarlo, magari stava anche leggermente tremando ma le sue attenzioni non erano rivolte a se stesso ma all'essere che stava per parlare.
"Mi chiamo Jungkook e tu piccoletto?"
sorrise nel dirlo e si sporse leggermente in avanti
"Ji-Jimin"
"non balbettare non c'è motivo di essere nervoso con me"
posò il gomito sul ginocchio e la guancia sulla mano mentre lo guardava insistentemente senza mai smettere e probabilmente avrebbe anche voluto continuare per sempre.
"senti Jimin io sono qui per dirti solo due cose e poi me ne andrò ok?"
Il biondo annuì subito dopo senza esitare; voleva se ne andasse e anche velocemente. Desiderava con tutto se stesso la fine di quello schifo ma da quel giorno e quelli che arrivavano a breve  sarebbero passati lentamente tanto da far scivolare Jimin in un cruente buio da cui non sarebbe mai più uscito e in cui affogherà anche dopo aver chiesto in qualche snaturato modo aiuto più volte ma finendo sempre per ricevere un silenzio sgranato e fastidioso.

"prima cosa" alzò l'indice con la mano libera per poi dire "mi devi un favore"
Il biondo saltò leggermente sorpreso e spostò lo sguardo in un altro punto per terra.
Jungkook abbassò la mano e rispose velocemente, come se avesse sentito nella mente del più piccolo l'immediata e elementare domanda del biondo
"quei due non li vedrai più, grazie a me"
Riuscì ad ascoltare solo metà di quello che aveva detto perché i sensi di colpa entrarono nelle budella di Jimin stringendolo, gli occhi si sbarrarono e i suoi pugni divennero più stretti come il suo respiro.
Aveva sempre pensato che nessuno meritava la morte anche dopo reati esageratamente sanguinosi e ora lui, che aveva sempre cercato di rimanere non visibile agli altri, aveva ucciso
- anche se inconsciamente -  due ragazzi in un modo rivoltante.
Non riuscì a dire un'altra parola che l'altro riprese
"seconda cosa..." si sporse ancora di più e la mano con cui si appoggiava accarezzò la guancia del biondo per poi arrivare al mento per fargli alzare brutalmente la testa in modo da vedere il suo viso. Jimin chiuse gli occhi troppo terrorizzato da quel tocco ma ascoltò più attentamente possibile quello che disse subito dopo " ...non sarai mai più solo, te lo dico in anticipo, non puoi scappare" e poi improvvisamente  il minore lo sentii alzarsi dalla sedia e andarsene tranquillamente.

Ricominciò di colpo a respirare e mentre aveva il fiatone, appoggiò i gomiti alle ginocchia e le mani sulla fronte. I diversi ciuffi biondi gli coprivano gli occhi che, al contrario di prima, erano aperti mentre delle lacrime gli scendevano dagli occhi.
Ed ecco che tornava a piangere, per l'ennesima volta, in quel maledetto giorno.
Era a casa da solo, nessuno avrebbe potuto vederlo e così Jimin singhiozzava mentre neanche provava a fermare i suoi occhi. Quella era l'unica cosa che riusciva e poteva fare in quel momento: sfogarsi.
Non riusciva neanche lui stesso a realizzare quello che era successo, non capiva più nulla e sentiva come non gliene importasse neanche più.
Gli si riproponeva la stessa immagine davanti, tutto quel sangue, quegli occhi e quel suono acuto nelle orecchie; si malediceva più e più volte per essere se stesso, per essere un ragazzo del genere, senza alcuna idea o ambizione e totalmente passivo ad ogni situazione si trovasse davanti non dicendo mai la sua, senza mai partecipare.
Quella stanza tranquilla si era riempita di orrore e tristezza tanto che era diventata anche abbastanza buia, le stelle non erano mai state così spente per lui e la luna era coperta e invisibile.

L'orologio ticchettava sonoramente nelle orecchie del biondo che a digiuno si era messo nel letto con le coperte fino sotto gli occhi, non respirava bene ma il tenere intero viso fuori lo intimoriva. Aveva la pancia rivolta verso l'alto, le gambe erano intrecciate una tra l'altra e i suoi occhi erano spalancati non volendosi chiudere per nessun motivo. Era buio ma c'era abbastanza luce dall'esterno per rendere visibile l'ambiente attorno a lui.
La prima domanda che vi sorgerà in mente leggendo una tale situazione è perché non avesse accese le luci? È circa lo stesso principio del < andare in una stanza e dimenticarsi cosa si voleva fare >, quasi automaticamente Jimin troppo assonato e dopo aver preso qualcosa per la testa - non volendone più sapere di questa stramaledetta giornata - si era messo a letto e dopo essersi messo sotto le coperte e aver spento la lampada sul soffitto dall'interruttore affianco al letto si mise nella posizione attuale notando solo in quel momento il quanto fosse il buio in quella stanza di solito piena di luce.

" io vorrei solo dormire, vorrei dimenticarmi tutto questo dio " disse mentre, con il poco fiato che aveva, si mise completamente sotto le coperte non osando neanche pensare di mettere un dito fuori dal bordo del materasso.
La forza di gravità lo faceva pesare sulla rete sottostante rendendo ogni suo minimo movimento rumoroso, una cosa fin troppo fastidiosa, chiuse gli occhi per un ultima volta perché per la stanchezza si addormentò.

Un respiro affannato e freddo entrava e usciva dalla sua bocca mentre aveva appena spalancato gli occhi. Sdraiato a pancia in su muoveva le orbite velocemente per guardare tutto quello che poteva attorno a lui, il silenzio era più assordante di quanto non lo era mai stato e infine il resto del corpo, era diventato un peso inutile che non era in grado di muovere, Il corpo non era più suo ma era solo una gabbia, non gli apparteneva più.
Si affacciava dalle sbarre e si guardava intorno non capendo perché dall'essere libero che era, ora non poteva più muoversi se non guardare e guardare e guardare ancora, anche se magari sarebbe stato meglio essere cechi perché proprio affianco a quel letto c'erano due riflessi rossi che in quel buio affogante lo stavano sviscerando. Avrebbe voluto respirare più forte ma non poteva, stava affogando lentamente in quel rosso che gli stava strappando la pelle e rompendo le ossa, gli bucava gli organi e li strappava ma soprattutto non lo uccideva, perché anche Jimin stesso sapeva che il suo obbiettivo era solo quello di farlo impazzire.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 26, 2022 ⏰

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