PROLOGO - VISIONI DAL FUTURO...

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Il vento emetteva un rumore flebile e lontano. Nonostante questo, però, l'aria che si respirava era gelida come quella percepita durante un inverno rigido. Un suono ovattato, come di un tintinnio, si sentiva a malapena e solo concentrandosi si poteva provare a capire da che direzione provenisse.

Per non parlare della nebbia fitta che impediva di scrutare qualcosa oltre un palmo dal proprio naso. C'era una calma fin troppo spettrale che circondava l'area imperscrutabile. Strizzò gli occhi per mettere a fuoco e tese la mano in direzione delle nuvole di fumo biancastro che la rendevano incapace di distinguere cosa avesse intorno a sé. Come mosse la mano, quella sparì in mezzo alla nebbia apparentemente impenetrabile. Marinette, colta da un'improvvisa agitazione, chiuse gli occhi e respirò profondamente per tentare di calmarsi. Cercò di ragionare su dove si trovasse, dato che non vedeva niente e non aveva la minima idea di come fosse finita lì. Il suo istinto però le suggerì di muoversi a tentoni in mezzo alla coltre di nebbia perché sicuramente il percorso l'avrebbe condotta alla fine del tunnel di fumo. Prima, si mosse quasi gattonando poiché, come aveva provato spostarsi in avanti aveva urtato qualcosa che le aveva fatto perdere quell'equilibrio precario, che caratterizzava sempre la sua vita colma di buche e cadute. Sperava comunque di non imbattersi in un burrone e caderci dentro. Si fidava dei suoi "sensi da coccinella", un po' di meno dell'imbranataggine che la sorprendeva nei momenti peggiori o imbarazzanti. Catalogo questo in particolare sicuramente come "momento peggiore". Per quelli imbarazzanti le bastava la sua "Adrienite acuta". L'unica cosa in cui doveva sperare era di confidare nel suo fiuto di supereroina ed essere ottimista come solo la sua controparte – Ladybug – sapeva fare meglio.

Davanti a lei si estendeva solo un terreno imprecisato. Si chinò per toccarlo e notò come apparisse liscio al tatto. "Che poi era davvero un terreno o più un pavimento? Non le sembrava di trovarsi in una casa ma neppure di trovarsi all'esterno. Che fosse allora una strada levigata? Oppure qualcosa come una teca di vetro che ti protegge dal vuoto? Non ne era del tutto sicura e non riusciva ad intuirlo nemmeno con la suola delle scarpe. Tutto appariva buio quindi anche fosse stata una teca di vetro questa si sarebbe coperta e avvolta dalla nebbia biancastra.

Marinette mosse un passo e, come poggiò un piede sul pavimento, questo fece muovere prima la polvere che si trovava per terra creando dei piccoli vortici che fluttuavano per aria. Come se fosse stata solo una illusione creata dalla sua mente, come se il suo cervello si fosse destato da un sogno opaco, vide una folata di vento aveva spazzato via il grigiore circonstante. La nebbia si stava diradando e questo solo grazie al piccolo movimento commesso dal piede della ragazza

La nebbia lasciò il posto ad una serie di immagini più nitide di un luogo stavolta decisamente più visibile. Nonostante non ne conoscesse l'origine e la zona circostante sembrasse fuori dal tempo e dallo spazio, a Marinette fu più che chiaro che di fronte a lei fossero apparse delle porte. Non erano delle semplici porte con pomello. Sembravano più dei simboli intagliati nel legno che, tuttavia, le ricordavano qualcosa di molto familiare. Linee rosse geometriche e ben definite disegnavano l'architettura delle fessure. La giovane portatrice del Miraculous provò a mettere più a fuoco e a spremere le meningi sul perché non ricordasse bene dove avesse già visto quel tipo di geroglifico scolpito sulla parete. Ciò che però distolse dai suoi pensieri la dolce Marinette non fu l'incapacità di rimembrare, quanto un rumore abbastanza inquietante proveniente da una delle porte... Il suo corpo non rispondeva più alla sua volontà. Era come immobilizzato dall'influsso ipnotico che sentiva essere emanato da una porta in particolare. Situata nell'angolo più a nord rispetto a dove si trovava, Marinette vide di sfuggita un'emblema che inizialmente fece fatica a riconoscere. Guardandolo meglio, però, lo riconobbe: il Miraculous della falena era inciso su una porta rotonda, incorniciato dai ghirigori color mattone già intravisti sugli altri infissi. Poi, come il sussurro di un diavolo tentatore, percepì nella sua testa una voce che la invogliava a raggiungere la porta, aprirla ed entrarvici dentro. Le sue gambe si mossero automaticamente e senza che se ne rendesse conto, la mano posseduta di Marinette aveva già girato il pomello della maniglia...

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