Capitolo 3

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Le scarpe ormai troppo consumate battono sul suolo con passo accelerato, mentre il respiro diventa sempre più affannoso.
Ho ancora i postumi della sera scorsa, ma correre mi aiuta a liberare la mente.
La musica colma il silenzio che regna in questo parco desolato e forse, anche me.

Essere una persona attiva non è mai stata una mia prerogativa. Tuttavia sembra l'unica soluzione alle immagine sfuocate che appaiono come nella mia mente.
Ricordo solo di aver esagerato con l'alcool, di essere uscita fuori per prendere un po' d'aria, ma poi solo un grande vuoto.

Dopo aver percorso quasi un kilometro, mi appoggio al tronco di un albero e lascio ricadere il mio corpo sull'erba bagnata.
Respiro l'aria fresca di questa giornata autunnale e do un'occhiata al cellulare.

Cora: Eli, stai bene? Cos'è successo?
Eve: ehii! Dove sei finita?

Unknown: Come sta la mia stronzetta?

Aggrotto le sopracciglia e comincio ad analizzare ogni minimo dettaglio della sera prima.
Non ho la più pallida idea di cosa sia successo.

Decido di rispondere subito alle prime due, mentre continuo a riflettere sul terzo.

Chi sei?
Unknown: Non ricordi più niente?

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, odio quando le persone si servono di stupidi giri di parole, sperando che tu ti ricorda almeno per un secondo.
Ma no, la mia mente non riesce ad allacciarsi a nessuna rete.

Se mi ricordassi, non ti chiederei.
Unknown: Qualcuno ti ha mai detto che da ubriaca sei più simpatica?

In realtà mi dicono che sembro ritardata.
Unknown: Beh, anche.

Sorrido divertita dalla strana situazione in cui mi ritrovo.
Parlare con degli sconosciuti ha dei grandi benefici sul mio umore, dovrei farlo più spesso.

Quando mi accorgo che ormai il sole sta per tramontare, decido di riprendere la strada per tornare a casa.
Concentrata nei mie pensieri, tengo lo sguardo vago e non pongo attenzione a ciò che i miei piedi calpestano.
Ma è proprio quando la mia scarpa avverte qualcosa di morbido, che inorridita guardo verso il basso.

Ho appena pestato delle feci.
Vorrei piangere ed urlare contemporaneamente.

Provo subito a strofinare la scarpa sul marciapiede, ma non faccio altro che trasferire la puzza ovunque.
Impreco così forte da dimenticare gli sguardi infastiditi delle madri che passeggiano con le carrozzine.

Le slaccio rapidamente, poi prendendo la rincorsa le getto nel cassonetto più vicino.
Adesso mi sento sollevata e nonostante sia letteralmente scalza, mi sento a posto con me stessa.

Continuo a camminare come prima, facendo finta di niente. E quasi ci riesco.
Ma presto avverto il rombo di un motore che si accosta accanto a me.

La paura comincia a ribollirmi nelle vene, così accelero il passo e guardo avanti.
Tutte le persone che c'erano prima, adesso sono sparite. Il mio cuore potrebbe esplodere e nessuno lo sentirebbe.

All'improvviso il conducente spegne il motore, così mi volto intimorita.
Quando toglie via il casco, finalmente la paura svanisce ed al suo posto subentrano degli istinti omicidi

Even the ice melts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora