Prologo.

455 31 0
                                    

LEVI P.O.V.

E questo è l'ultimo.

Posai a terra l'ultimo scatolone, accanto a quello che Erwin aveva appena portato dentro la nuova casa.
Mi guardai intorno pensieroso e, indubbiamente, un po' nervoso.
Ero tornato dal fronte da pochi giorni e mi avevano congedato con il grado di Capitano, per il momento, perché secondo il nuovo Comandante ero troppo stressato e avevo bisogno di riposo mentale.
E senza dubbio ne avevo.

Approfittai di quel congedo, comunque, e mi ritirai nella cittadina di Nordlingen, per rilassarmi completamente, dopo aver fronteggiato le opposizioni di Hanji ed Erwin.
Quest'ultimo era il mio precedente Comandante, poi una bomba gli fece saltare il braccio, e la sua carriera da soldato venne definitivamente sbarrata.

"Grazie dell'aiuto, mi hai dimezzato una rottura di coglioni"
"Mi sono offerto io, non ringraziare"
Passai un dito sul pavimento, e storsi la bocca alla vista di quel filo di polvere creato dalle scatole.
"Per fortuna l'ho pulita da cima a fondo, prima di metterci piede"
"Non esagerare, Levi..." mi guardava, attento ai miei movimenti. "L'ultima famiglia se ne è andata qualche settimana prima che tornassi dal fronte"
"Ti assicuro che era un disastro"

Alzò gli occhi al cielo e io distolsi i miei, per poi posare una mano sul corrimano delle scale.
Sentii un dolore bruciante alla mano, tipico delle scosse elettriche, e la ritirai di scatto, attirando l'attenzione di Erwin.
"...Che c'è?"
"Una scossa elettrica... Dal legno."
"E' il quartiere più vicino ai cavi di alta tensione"
"Fantastico"

Portammo gli scatoloni con la roba di bagno e camere di sopra, e le posammo nel corridoio.
"Finalmente abbiamo finito..." sbuffai.
"Levi" la sua voce divenne preoccupata all'improvviso. "Se vuoi, resto un paio di giorni con te..."
"Erwin , non preoccuparti. Vai pure"
"Starai bene...?"
Lo guardai negli occhi, consapevole della sua preoccupazione verso il mio stress da ordine e pulizia.

"Starò bene, promesso"
Scendemmo di sotto e lo accompagnai alla macchina.
"Guida piano. E saluta Mike"
"Chiama, qualche volta. E se ti inviterò per un caffè, ti converrà accettare"
Ci separano 456 km e 6 ore di viaggio.
"So a cosa pensi" mi zittì e salì in macchina.

"Stai attento, Erwin" mormorai mentre si allontanava da me.
Non mi era nuova la distanza da lui, data la separazione di quando venne congedato, ma quel tipo di lontananza mi strinse lo stomaco, nonostante fossi felice di stare da solo e in pace con me stesso.
Entrai e, nel momento in cui chiusi la porta, uno scricchiolio mi fece alzare gli occhi di scatto, verso le scale. Salii i primi gradini, lentamente, come se fossi pronto a sorprendere qualcuno, quando una porta si chiuse di botto, facendomi sobbalzare.

Mi affacciai in corridoio e vidi la finestra aperta, con le tende che svolazzavano a causa del vento.
Sono solo correnti d'aria, Rivaille. Devi rilassarti.
Una volta chiusa la finestra mi rimboccai le maniche e cominciai a sistemare le mie cose in giro per la casa.

E' un umano.... Un ragazzo..... No, un uomo...... C'è molta energia.... C'è sangue, molto sangue......
Ack....Acker...ACKERMAN. KENNY.

Sobbalzai appena sentii dei tonfi al piano di sotto.
Che casa fottutamente rumorosa.
Scesi di sotto, controllando se fosse rimasta aperta qualche finestra, e mi accorsi che i rumori provenivano dalla porta accanto alle scale per il piano di sopra.

Che palle. Pure i topi mi rompono il cazzo.
La aprii, e l'oscurità mi avvolse, ma ci misi poco a farla sparire accendendo la luce.
Scesi una piccola rampa di gradini e mi venne in mente il fatto che non avevo mai aperto quella porta, neanche quando ero venuto a vedere la casa per acquistarla.

Le scale terminavano in una piccola stanza, abbastanza sporca, dove c'era il contatore della corrente e una cassetta di attrezzi arrugginiti, in un angolo.
Feci per avvicinarmi ad essi quando mi accorsi della presenza di un'altra porta, che attirò immediatamente la mia attenzione, soprattutto per la serratura molto vecchia.
Mi avvicinai, ma appena posai la mano sulla maniglia, una scossa elettrica tornò a ferirmi come in precedenza, e dovetti ritirarla.

Neanche una casa mi dà pace...

Bring me to life.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora