2. Allucinazioni?

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Era un'idea pessima.
Lo sapevo.
Forse la mia indole da soldato mi faceva avvicinare all'ignoto, al pericolo, con il tentativo di capirne l'essenza.
Con la cassetta degli attrezzi in mano, mi inginocchiai di fronte a quella serratura, che avrebbe dovuto contare minimo 50 anni, e presi a studiarla per cominciare a scassinarla.

Posai la mano sul pomello, e questo mi diede l'ennesima scossa, cosa che mi portò a tirare un pugno sulla porta per i nervi.
E si aprì.
Restai per una decina di secondi a fissarla, incerto sul perché si fosse aperta con un semplice pugno, senza nemmeno rompersi.
Meglio così. Mi sono risparmiato dal buttarla giù.

Aprii lentamente la porta, alzandomi con altrettanta lentezza, e mi affacciai al suo interno, non vedendo praticamente nulla.
E' buio pesto in questa stanza.
Mi chiedevo come facesse a non essere minimamente illuminata, dal momento che la luce della stanza alle mie spalle era abbastanza luminosa.
Qualcosa non quadrava, e andava oltre le leggi della fisica.

Misi piede all'interno, nel tentativo di trovare un interruttore.
Mannaggia a questa fottuta casa che non ha una fottuta torcia in una fottuta cassetta degli attrezzi!
Sbuffai all'idea di infilarmi in una stanza completamente nera, ma la curiosità vinse e quando feci scivolare la mia mano lungo il muro sentii, sotto le mie dita, qualcosa di tangibile.
Mi si accapponò la pelle.
Un'altra mano.
OH CAZZO.
Nel momento in cui realizzai cosa stavo toccando, quelle dita mi afferrarono il polso, e la porta si chiuse con un tonfo alle mie spalle, inghiottendomi nell'oscurità.

Resta lucido. Resta lucido. Resta lucido.
Me lo ripetevo mentre tentavo di liberarmi da qualsiasi cosa mi stesse bloccando lì dentro e, quando ci riuscii, provai ad aprire a porta.
Presi a spallate la porta, senza smuoverla di un millimetro, e un brivido mi corse lungo la schiena quando, dall'altra parte, qualcuno rispose con colpi più forti.
In quel momento la luce si accese, e potei vedere finalmente la porta, che rimasi a fissare per un bel po'.
Col cazzo che mi giro, pensai, sentendo una presenza alle mie spalle.

L'odore di polvere e muffa mi entrò nei polmoni, e dovetti posarmi alla porta e fare dei respiri profondi, per evitare di andare completamente nel panico.
Mi sentivo chiuso, soffocato, e l'idea di avere dello sporco nelle vicinanze, specie in una stanza chiusa, mi fece passare una mano sulla gola.

La porta si aprì, facendomi mancare l'appoggio sotto le dita, e mi ritrovai a terra, nella stanza sotto le scale.
Un forte tonfo mi fece sobbalzare, e quando mi girai la trovai chiusa, così com'era prima che ci mettessi piede. Mi guardai attorno, alzandomi lentamente, cercando qualche traccia di qualcuno che potesse aver risposto ai miei precedenti colpi.
Un improvviso e momentaneo gelo mi investì il corpo, e mi resi conto che mi stavo soffermando troppo, così a passo svelto tornai di sopra, chiudendomi la porta in cima alle scale, alle spalle, quasi sbattendola.

Mi posai ad essa e scivolai a sedere a terra, cercando di riprendere fiato.
Portai una mano sul petto, sentendo il mio cuore battere ad una velocità pari a quella che raggiungeva sul campo di battaglia, e cercai di alzarmi, ancora sconvolto per ciò che era successo.
Che cazzo sta succedendo... Posso avere anche le allucinazioni, ma non a livelli del genere...
Se la porta non si fosse chiusa, bloccata e aperta da sola, avrei potuto pensare che era tutto frutto della mia mente.
Ma non in quel caso. E non sapevo che fare.

Guardai la cucina con un nodo alla gola, così come il resto della casa, e dopo un bel respiro, entrai, deciso a farmi una camomilla.
La versai nella tazzina e un suono improvviso mi fece quasi cadere la teiera dalle mani.
Mi rilassai di colpo, appena mi accorsi che era solo il telefono che squillava, e mi posai le dita tremanti sulle tempie.
Se non mantengo la fottuta calma, rischio di rimanerci. mi ripetei mentre rispondevo ad Erwin.

"Oi"
"Hey... Non ti sei fatto sentire... Come ti trovi?"
"Bene. Mi sono concentrato troppo sull'arredamento, scusami" mentii, spudoratamente.
"Non ti sento affatto bene, invece"
"Sto bene, davvero"
"Hai trovato qualcosa da fare? Non ti fa bene stare troppo fermo a pulire in casa"
"Pensavo di iniziare la palestra, così continuo a tenermi in forma" mi stavo pian piano riprendendo.
Questo è l'effetto che mi fa Erwin...

"Ho fatto un giro in paese, ieri, e ho fatto spese" raccontai.
"...Va bene. Fai quello che vuoi, non voglio opprimerti, tutto quello che ti chiedo è di non sparire..."
Sentii una pausa dall'altro capo del telefono e abbassai gli occhi, come se lui fosse davanti a me.
"...per favore" aggiunse.
"Erwin..." sussurrai. "Sto bene. Prometto che ci terremo in contatto"
"Ti credo. Quando vuoi, chiamami"
"Sì. Allora ciao"
"...Ciao" e attaccò.

Guardai il telefono e sospirai, posandolo sul tavolo.
Eppure sono sempre stato io quello iperprotettivo, e quando ha perso il braccio non ho fatto così!
Bevvi un sorso di camomilla.
...forse ho fatto peggio.
In ogni caso, in quel momento aveva più che ragione.
Perfino io non mi stavo più fidando di me stesso.

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