12. Solo per rivederti.

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Condussi Eren di fronte la porta della casa di Zeke, e bussai.
La porta venne aperta, rivelando Karina, che aveva un viso non proprio gioioso.
"...Salve, Signor Ackerman" abbozzò un leggero sorriso tirato, per educazione.
"Salve, Signorina"
Merda. Non dirmi che...
"Karina, chi è?" la voce di Zeke mi raggiunse le orecchie come una estranea.

Era una voce debole e stanca, quasi sul punto di cedere.
Non riuscii a spiccicare parola, nemmeno quando Eren scattò in casa, spostando in malo modo la ragazza, per poi bloccarsi di fronte l'entrata del salone.
"Aspetta, Eren!" entrai, con il permesso di Karina e mi fermai accanto a lui.
"Zeke... Zeke, sei davvero tu?!" i suoi occhi erano pieni di lacrime, mentre quelli di Zeke si sgranarono, come se avessero visto la cosa più preziosa del mondo.
"....piccolo mio..." sussurrò d'un fiato.
Eren gli si lanciò tra le braccia, probabilmente ignorando gli anni passati, ed entrambi scoppiarono a piangere disperati.

Dopo due minuti erano ancora uno nelle braccia dell'altro, a sorridere come, probabilmente, facevano quando si abbracciavano da piccoli. Mi si lucidarono gli occhi e dovetti distogliere lo sguardo per un attimo, prima di scoppiargli in lacrime di fronte.
"E' un miracolo...." sussurrò, affaticato, ma nonostante quello era così felice da sembrare...vivo...
Chissà quanto poco tempo gli manca...
"Anche che tu sia vivo lo è..." rise Eren fra le lacrime. "L'erba cattiva non muore mai"
"E' per questo che siamo entrambi vivi" affannò mentre il fratellino lo ricopriva di baci sul viso.
Karina, in tutto quel contesto, si era nascosta in cucina, troppo sconvolta per assistere quella scena.

La cosa che più mi stringeva il cuore era vedere Eren così gioioso, senza che si rendesse conto delle condizioni di Zeke.
Non aveva ancora realizzato che suo fratello stava morendo...
I suoi occhi dorati si soffermarono sui miei, e mi invitarono a fare un passo verso di sé, perdendo la compostezza da soldato che avevo visto nel nostro primo incontro.
"Avvicinati... Levi Ackerman... Non saprò mai...come sdebitarmi..."
Alzai le spalle, evitando di pronunciare un qualsiasi suono, che sarebbe uscito tremante.

"Come ti senti?" si rivolse ad Eren.
"Mi sento...fuori tempo..."
"E lo sei" ridacchiò, debolmente.
"Adesso...possiamo continuare a vivere insieme" tirò su col naso.
"...Non credo che sarei in grado di prendermi cura di te, piccolo mio..."
"...Posso farlo io con te..." si aggrappò alla sua maglietta. "Zeke... Cos'hai?"

"Sono malato, Eren..." gli carezzò una guancia, dolcemente, con una mano tremante. "...malato e vecchio..."
"Ma... Che stai dicendo..."
"Ho vissuto solo per rivederti" fece passare le sue dita fra i capelli del fratellino, e gli scesero le lacrime lungo il viso, mentre Eren aveva ricominciato a piangere quanto lui.
"So che sarai...in buone mani"
...sto per assistere alla morte di Zeke Jaeger?...

"Zeke, ti prego" singhiozzò. "Non mi rimane nessuno...non puoi..."
"Sei stato l'ultimo regalo che questo mondo potesse offirmi" gli notai la mano iniziare a cedere, e guardai Eren.
Non merita tutto questo. Non meritava di soffrire così,questo ragazzino...

"Zeke..." gliel'afferrò, forte, tentando in tutti i modi di fargliela rimanere stabile sul suo viso.
Distolsi lo sguardo di fronte a quella scena e dopo pochi secondi le urla disperate di Eren mi dissero che era morto.
"ZEKE! NO! TI PREGO!"
Lo guardai posato al suo petto, mentre piangeva singhiozzando.
"RESTA CON ME. SOLO ALTRI 5 MINUTI..... " abbassò improvvisamente la voce. "Ti prego...Solo 5 minuti..."

Mi avvicinai a lui, e mi guardò con quegli occhi verdi colmi di lacrime e disperazione.
"Vieni..." sussurrai.
"No!" strinse Zeke. "Voglio...voglio Zeke!"
Allungai una mano, porgendogliela, e lui la guardò confuso. "Vieni, Eren..."
"NO!" urlò, scacciandomi di nuovo.
"Eren... Tuo fratello non c'è più" mi fissò, forse sorpreso dalla mia onestà diretta.
"Ma rivederti, è stata la gioia più grande che avesse mai potuto provare. Sta riposando, sa che stai bene, è in pace"

Sembrò calmarsi leggermente, a quelle parole, e mentre gli feci una carezza, approfittai della distrazione per attirarlo a me e mettermelo in braccio.
Si posò immediatamente sul mio petto, dove scoppiò di nuovo in lacrime, mettendo a dura prova i miei nervi d'acciaio.
La mia missione è compiuta... Non mi resta che prendermi cura di te...

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