Presi il telefono in mano e composi il numero velocemente, senza perder tempo a cercare nella rubrica.
Me lo portai all'orecchio e non fece nemmeno due squilli, che la voce gioiosa e acuta di Hanji mi perforò il timpano.
"AMORE MIOOOO" urlò.
"Senti, Hanji..." sospirai. "Io...-"
"Non dire altro, arrivo" e attaccò.
Fissai davanti a me per un bel po', per poi guardare lo schermo del telefono.Grazie... pensai.
Mi stiracchiai e uscii sul portico, per controllare se c'era la posta, e in effetti la cassetta era piena.
La presi e, mentre raggiungevo la cucina per preparare la cena, posai il giornale sul tavolo.
Un rumore di carta strappata mi fece girare, e trovai le pagine tutte stracciate, e i pezzi erano mossi a comporre delle parole.Mi avvicinai, cauto, e lessi.
Non ti voglio.
Voi portate solo guai.
Raccattai tutti quei pezzi di carta e li gettai nel fuoco, causando uno scricchiolio proveniente dalle scale del piano di sotto.
Sbuffai, oramai abituato ad avere timore, lì dentro, e aspettai Hanji.Circa 4 ore dopo, sentii suonare.
Guardai l'orologio.
Non può averci messo così poco...
Il mio sguardo si fece freddo mentre afferravo il coltello nel cassetto della cucina.
Forse stavolta sarò io a fotterlo.
A passo felpato andai verso l'ingresso, afferrai il pomello della porta e l'aprii di scatto, pronto a sferrare il fendente.Mi bloccai all'improvviso quando vidi gli occhi del figlio di Hanji, in braccio a lei, che si riempirono di lacrime.
Merda.
"Levi..." mormorò, mentre prendevo Joey in braccio.
"Shh, shh..." tentai di calmarlo, scusandomi con Hanji attraverso lo sguardo.
"Eh no, Rivaille "Levi" Ackerman. Non te la scamperai così" disse, dura."Mi dispiace, Hanji"<
La sua espressione si addolcì mentre chiudeva la porta.
Nell'esatto momento in cui la chiuse, il clima in quella casa cambiò.
Non mi ero mai sentito così bene stando in quelle mura, come se l'ambiente si fosse rallegrato di colpo con l'arrivo di Hanji e Joey.
"E' molto bella!" cominciò a toccare dappertutto, facendomi venire un tic all'occhio."Cosa ti offro?" posai Joey, ormai calmo, a terra, e andai in cucina.
"Una cioccolata" disse, anticipandomi, e sedendosi su uno sgabello.
"Moblit è a lavoro?"
"Già..." sospirò, e mi guardò, come a chiedermi spiegazioni con lo sguardo.
"Questa casa è strana..."
"Strana?! E' così allegra! Mi viene voglia di ridere!"
Sospirai.
"Sono rimasto chiuso nella cantina, qualche giorno fa. E qualcosa mi ha afferrato"
"Una ragnatela gigante?"Joey si alzò in piedi, perlustrando con curiosità il salone, con un sorriso dipinto sul volto, data l'allegra di quel luogo.
Joey...
Una voce, dolce e vellutata, lo fece girare verso la TV, in quel momento accesa.
Vieni, Joey."No, era una mano"
"Una mano? Un ladro?"
"No... Era buio. La luce si è riaccesa senza che si aprisse la porta e quando mi sono guardato intorno non c'era niente e nessuno. Solo polvere"
"Forse...è uscito prima di te?"
"La porta era già chiusa quando mi ha afferrato"Joey posò una mano sulla televisione, confuso.
"Chi sei?" sussurrò.
Vivo in questa casa da molto tempo...Sono molto solo...Nessuno gioca con me...
"Vuoi che giochi io con te?"
Ti va? Davvero? Ma per farlo devi venire da me. Io sono al piano di sotto, devi entrare in quella porta
La porta accanto alle scale si aprì lentamente, attirando l'attenzione del bambino, e da essa uscì un dolce profumo di cioccolata.
Mangiamo tanta cioccolata insieme. Senti il profumo?
"Va bene vengo... Però non mettermi paura..."
Ma no... Ti accendo la luce, ecco!
E la luce si accese. Joey sorrise appena e si diresse verso la porta.
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Bring me to life.
FanficLevi, un soldato congedato per motivi di salute, si trasferisce a Nördlingen, una cittadina medievale in Germania, per lasciarsi alle spalle le ferite della guerra. Ma ben presto troverà tutt'altro che quiete in una casa che nasconde gli orrori dell...