Capitolo 5. - Gli occhi della gente.

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Il giorno dopo tornai a scuola.

Arrivai pochi minuti prima che la campanella suonasse.

Gli occhi della gente lungo i corridoi continuavano a posarsi su di me, ma mi ero preparato.

Sapevo che non sarebbe stato facile, ma mi ero convinto che ce l'avrei fatta.

Qualcuno litigava in classe. Mentre i corridoi si svuotavano all'imminente suono della campanella, le urla si diffondevano.

Rimasi sulla soglia della porta senza fare alcun rumore.

Denise gridava contro Valerio e lui la fissava senza alcuna espressione in volto e senza proferire parola. Mai l'avevo vista così arrabbiata, quasi furiosa.

- Non capisci niente coglione! - urlò.

Lui la incenerì con lo sguardo e le disse:

- Sei tu che non capisci niente puttana!

Denise restò a bocca aperta per qualche secondo e poi con tutte le forze che aveva gli tirò uno schiaffo.

- Non osare mai più, ti dovresti vergognare ipocrita. Fai tanto il bravo ragazzo, ma sei solo un idiota come tutti gli altri.

Lei si girò e nel vedermi sorrise e se ne andò al suo posto. Feci per andarci anche io ma Marco mi chiamò:

- Ei frocio, hai ingaggiato una gallinella come guardia del corpo?

Mi girai a guardarlo e senza sapere cosa dire rimasi zitto e me ne andai a sedermi al mio posto.

Guardai Denise dall'altra parte della classe e pensai che io "non avevo fatto proprio niente".

All'uscita le chiesi perché l'avesse fatto e mi disse che Valerio si meritava di sapere quanto fosse stupido.

- Non è stupido. Tu lascialo stare, ti prego. - Dissi.

- Hai completamente perso la testa sai? Tu lo ami troppo.

Scosse la testa e salì sul suo bus senza voltarsi.

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