Capitolo 12. - Promesse.

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Una settimana prima.

Eravamo abbracciati, finalmente.

Era caldo e accogliente, ci sarei rimasto ore ed ore tra quelle braccia.

Ore ad odorare il suo profumo dolce e forte.

A sentirmi al sicuro, perché lì mi sentivo davvero al sicuro.

Sentivo il suo respiro battermi sulla guancia e una sua mano accarezzarmi i capelli.

Stavo così bene al punto da credere che nulla potesse rovinare il momento.

Anche tutti i lividi e i graffi sul corpo non facevano più male.

Era come se mi stesse guarendo tutte quelle ferite e speravo che pian piano mi curasse anche il cuore.

Il cellulare, il suo, squillò e lui si scostò per rispondere, lasciando al freddo di assalirmi di nuovo.

-Si, sto arrivando mamma. - Disse e riattaccò il telefono.

Si infilò la giacca di pelle che giaceva sul pavimento e guardandomi sorrise.

-Se non scappo mia madre mi uccide. Ci vediamo ok?

-Non andare via, ti prego. - dissi mettendomi a sedere.

Si sedette di nuovo, accanto a me, e fissò il muro di fronte a lui.

Restammo in silenzio un po’, quanto bastava peché l'imbarazzo che fin ora si era appartato in un angolo si fecesse avanti.

Soprattutto il suo. Io non avevo problemi ad essere me stesso; lui sì.

Si girò a guardarmi e sorrise accarezzandomi la guancia:

-Non succederà più, te lo prometto Mio.

Mi diede un bacio veloce e scappò via chiudendosi dietro la porta, lasciandomi su quel letto freddo da rifare e con la consapevolezza che non avrebbe mai mantenuto quella promessa.

Era troppo importante essere "normale" per lui.

Io non valevo la pena di mettere tutto in discussione.

MirkoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora