Capitolo 40. - Infermiere.

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Denise e Alice stavano diventando amiche, sempre nel limite del possibile. Era riuscita anche a confidarle della sua "bambina", ma continuava a tenere comunque una certa distanza, quasi avesse paura Alice le saltasse addosso. Aveva già deciso il nome di sua figlia e passava quasi interi pomeriggi dentro ai negozi a guardate le tutine da neonati. Il peggio era che mi trascinavano con loro ed io lì nel mezzo mi sentivo tremendamente a disagio.

- Ma non puoi andarci con Alice e basta?

Non mi andava di accompagnarla dal ginecologo. Dov'era Marco?

Per quanto potessi odiarlo non facevo che sperare che tornasse per prendersi cura di Denise e di suo figlio. Non volevo essere cattivo con lei, ma mi sentivo a disagio, non sapevo come gestire la situazione.

- No, ok? Voglio che venga anche tu. Mi sento più sicura se vieni…ti prego.

Sospirai e presi la giacca sul letto.

- Io ti aspetto fuori ok?

Sbuffo e mi tirò un colpetto sulla spalla.

- Per questa volta passi, la prossima non voglio storie.

Perché negli ospedali c'è sempre così tanta gente. Denise entrò con Alice non appena un'infermiera uscì dall'ambulatorio. Io mi ero rifiutato. Non ce la facevo a sopportare tutto quanto così di colpo.

L'infermiera mi guardò e sorrise. Sorrisi debolmente mandandola al diavolo tra me e me.

- Non essere spaventato tesoro andrà tutto bene, un bambino è una cosa bella. - Disse sorridendo e poi se ne andò via lungo il corridoio. L'avrei presa a cazzotti.

Questo era quello che odiavo dello stare con Denise. La sua pancia cresceva, le cose cominciavano a complicarsi. Veniva a scuola e se ne fregava degli sguardi degli altri. Era fine maggio, diceva che ce l'avrebbe fatta a finire almeno questo di anno. Ed io cercavo di essere un buon amico come desiderava, ma la gente me ne faceva passare la voglia e la volontà.

Ma perché tutti credevano che fossi io il padre? Anzi, più che il padre mi sembrava mi guardassero come se io fossi il colpevole. Ma infondo non era cambiato nulla, fino a due mesi prima la gente mi guardava come un mostro perché ero gay, adesso mi guardavano come un mostro che aveva messo incinta una povera ragazza indifesa. Ma insomma, perché dovevo essere sempre io il mostro?

Denise uscì seguita da Alice. Aveva un sorriso smagliante.- La prossima volta devi entrare, è stato meravoglioso!  

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