«Eccoci.» Larry gira il collo verso le sue spalle avvisandomi.
«Eril...»
«Dai, è ora di scendere.» Tenta di nuovo.
Larry scorge nello specchietto, dove c'è il riflesso del mio volto. Mi analizza e sospira.
«Ma guarda tu...» Innalza gli occhi al cielo emettendo una risata nervosa per poi posare gli occhi sul mio riflesso.
«La piccola bestiolina é addormentata.» Parla nel silenzio dei dintorni.
«Incredibile. É calma solo quando dorme.» Sorride.
Larry abbassa lo sguardo sul suo addome e nota le mie braccia ancora aggrappate a lui.
Rimane in silenzio, fissando le mie mani, più di una volta, come se stesse per commettere un crimine.
Toglie la mano dal manubrio della moto e la avvicina lentamente alle mie. Poggiando la sua mano sulle mie, essendo molto più piccole, le avvolge completamente accarezzandole dolcemente.«Sei una bella persona Eril.» Borbotta.
Di colpo, la mia testa scivola dalla sua schiena verso il basso facendomi reagire di scatto.
«Accidenti.» Clamp.
«Sei sveglia...» Larry stacca di scatto la mano.
«Sai quante volte ho tentato di svegliarti? Potresti benissimo andare in letargo per un mese intero.» Mi prende in giro.
«Sai una cosa?» Punto l'indice agitandola dall'insù all'ingiù con gli occhi socchiusi.
«Hai ragione.»
Lui ride.
Con i capelli sparati in aria mi incammino verso la porta, stanca e assonnata.
Mi giro e lo guardo.«Perché sei ancora lì?» Gli domando.
«Starò qui finché non ti avrò visto entrare sana e salva.»
«Huh.» Emetto un sospiro.
Sto davanti alla porta di casa senza bussare.
Mi rigiro di nuovo.«Ei Larry...I tuoi motivi per prima quali sono?» Lo guardo fermamente con un mezzo sorriso.
«I miei motivi per prima?...» Nei suoi occhi si intravede agitazione.
«Si, prima. I motivi per qui non eri al college oggi.» Incrocio le braccia divertita.
«Oh! Si. Ma certo!» Si gratta il capo sollevato.
«Nulla di grave, a volte mi chiedono di fare dei turni non previsti, sai il proprietario si sta prendendo cura della sua moglie malata, e ha bisogno di me.»
«Oh. Mi dispiace per lui, immagino sarà preoccupato.» Mi acciglio dispiaciuta.
«Anche a me.» Mi fissa.
«Ciao.» Gli sorrido.
Larry ricambia con un occhiolino.
Busso e subito apre mio padre.
«Eril, ci hai fatto preoccupare.» Mi prende per le mani.
Mio padre é stato sempre un uomo che sa essere composto e calmo, anche nei peggio momenti.
Mi ha sempre detto che urlando non si ottiene nulla di buono.«Scusami papà.» Lo abbraccio.
«Tesoro vieni dentro.» Mi accarezza i capelli.
«Aspetta, ti voglio presentare il mio amico. Larry lui è mio...» Mi giro e non trovo nessuno. Rimango di stucco.
«Chi?» Mio padre domanda confuso.
«Era qui...» Parlo tra me e me con la mano fra i capelli.
«Tesoro non mi dire che hai ancora i tuoi amici immaginari di quando avevi 5 anni.» Sogghigna mio padre.
«No papà ti giuro che...» Reclamo confusa.
«Eril, non giurare. Entra su dai.» Spalanca la porta e mi accompagna dentro mentre mi fisso ancora alle spalle.
...
Dopo qualche oretta mi lascio cadere sul letto e ripenso al momento in cui Larry mi ha toccato la mano senza accorgersi che non dormivo, stavo solo riposando.
Mi giro da un lato all'altro sul letto.
«Gli lo avevo detto che non volevo contatti fisici. Proprio come un bambino, gli dici dove non può andare e ci va lo stesso. Non ho detto nulla solo perché mi sono posato prima io su di lui.» Sposto i capelli dietro un orecchio mentre si scorge la mia guancia arrossita.
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Mi passi a prendere?
Teen FictionAccompagnata dai genitori, un'adolescente studiosa con grande determinazione è arrivata nella città di Bromley, una grande città nel sud-est di Londra, si chiama Eril una ragazza scozzese. Dopo un po' di tempo trascorso nel tentativo di conoscere me...