Capitolo 14

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Sono le dodici di mattina. Io e Larry siamo ancora una volta sulla vecchia panchina affacciata allo splendore della città.
Fa veramente freddo, ho il viso gelido come la neve ma le mani calde quanto un forno.

«Eccoci di nuovo qui.» Larry mi guarda.

Il riflesso dei suoi occhi specchiano le luci della città lontana, e sono ancora più belli.

«Eccoci.» Ripiego le ginocchia sul petto avvolgendomi.

«Ho pensato che ti poteva far bene prendere un po' d'aria. Come ti senti?» Poggio la testa sulle ginocchia e attendo una risposta.

«Se dicessi bene, mentirei.» Sforza un sorriso.

«Ma grazie. Grazie tante.» Prende un bastoncino e comincia a spezzarlo pezzo per pezzo.

«Voglio che sia chiaro, non sono una vittima. Se la vita va così, devi prenderla com'è. Non saprei tante cose se non fossi diventato io l'uomo di casa già da ragazzino.» Prende le ginocchia.

«Se un ragazzo cresce senza momenti di pressione nella vita, cresce debole.» Afferma.

Ragione sull'ultima frase e annuisco. Passano minuti interi di silenzio, nessuno parla, ci concertiamo solo sull'essere presenti nel momento.

"Sarei mai impertinente?" Esito.

"No devo sapere chi è davvero."

«Larry hai amici? Fin ora ti ho visto quasi sempre da solo.» Mi incuriosisco.

«Se ho amici? Si. Tanti, anzi moltissimi. E tossici.» Si mette le mani fredde in tasca.

«Tossici?» Ribadisco.

«Non sai molte cose del mio passato. Non ero nulla di ciò che vedi ora.»

«In effetti, i rumori che girano su di te sembrano quasi ridicoli, davvero.»

«Bugie? Sono tutti veri...Ero testardo, ribelle, freddo e senza nessun tipo di vulnerabilità...o almeno non lo mostravo. Andavo ogni giorno a feste diverse e non ero mai a casa. Facevo preoccupare mia madre e finivo sempre nei guai.» Si acciglia.

«Cosa ti ha fatto cambiare?» Lo invito ad aprirsi.

«Sei curiosa.» Sogghigna.

«Saprai tutto quando sarà il momento. Ora è troppo presto, lascia che il tempo faccia il suo lavoro.» Mi sposta il cappuccio sulla testa, coprendomi metà viso.

«E quando sarebbe il momento giusto?» Non mi arrendo.

Larry si alza dalla panchina e io tento di guardarlo dall'alto.

«Di certo non adesso, guarda che ore sono.»

«Se potessi. Quando sono caduta mi si era spaccato lo schermo del cellulare, ora non funziona come prima.» Mi alzo di scatto con i piedi fermi sulla panchina con le braccia conserte.

«Ah, mi dispiace...» Si gratta il sopracciglio.

Sentiamo l'aria fredda passarci sul viso, così fredda che mi si traversa un brivido lungo la spina dorsale e rabbrividisco.

«Adesso sei della mia altezza.» Ride.

«Quanto è bella la vista da qua sù. Vorrei essere alta così.» Apro le braccia, chiudo gli occhi e faccio un bel respiro.

Apprezzo l'atmosfera con tutti i miei sensi e permetto al mio corpo di rilassarsi.
Quando apro gli occhi mi ritrovo Larry a pochi centimetri dal viso.

"Perché è cosi vicino?!" Mi faccio prendere dall'agitazione.

Larry senza troppi sforzi mi prende per le anche e mi porta giú. Mi fissa senza togliere lo sguardo.
Sento la tensione nei miei muscoli e mi blocco sul posto.

"Sto per morire. Il mio battito cardiaco è fuori controllo! Devo uscire da questa situazione al più presto!" Rimango con gli occhi leggermente spalancati.

«Andiamo?» Interrompo in tempo il momento, e senza esitare mi giro a destra e salgo per prima sulla moto.

Larry si avvicina.

«Stavo ammirando l'insetto che hai sulla fronte, non ho mai visto uno del genere...attenta che sta facendo strada nei tuoi capelli!» Mi avvisa.

«Ah!» Urlo e scendo dalla moto con uno scatto.
Mi picchietto in testa come un pazza.

«Larry! Prendilo! Prendilo!» Chiamo in aiuto.

«Ferma...» Parla estrema tranquillità.

Si inchina e si avvicina.

«Stai ferma, lo sto cercando.» Mi sposta i capelli dal viso.

«Fai veloce per favore!
Levamelo!» Mi mordo le labbra e stringo gli occhi.

«Oh Dio oh Dio...» Borbotto.

Larry si abbassa fino a posizionarsi faccia a faccia con me, sento la sua presenza e apro lentamente gli occhi.

"Ancora?! Di nuovo. Perché fa così? Mi viene da trattere il respiro..."

Mi picchietta un bacio sul naso senza dire nulla.

Rimango di ghiaccio sul posto, non avendo nessuna esperienza in situazioni del genere comincio a sentirmi in imbarazzo.

«Andiamo?» Mi richiama la sua voce, che all'udirsi sembra estendersi in un eco nel silenzio tombale.

Mi passi a prendere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora