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-Egor?- Aghate chiamò, verso i scaffali del suo negozio, era entrato una decina di minuti prima, l'aveva baciata e poi era andato a farsi un giro.

Girò per il negozio trovandolo davanti al reparto BDSM, stava guardando delle cinghie, e delle manette.

-No, niente legature, mi mettono ansia...- Gli sussurrò all'orecchio.

-Potresti legare tu me...- Rispose l'uomo.

-Oddio, ma dove eri nascosto tutti questi anni?- Ridacchiò lei mettendogli le braccia al collo.

Egor alzò la testa di scatto, aveva sentito la porta aprirsi, e vari passi, troppi passi.

-Vai all'uscita secondaria e corri...-

Aghate spalancò gli occhi. -E tu?-

-Sta tranquilla, ma vai e chiama subito Gabriel quando sei fuori di qui. Digli cosa sta succedendo. Digli che è un emergenza, e di chiamare Simon...-

Aghate vide che prendeva da una fondina sotto l'ascella, una pistola.

-Ma...-

Egor scosse la testa. -Te lo spiegherò in un altro momento, ora vai...-

Lei annuì, si nascose fra gli scaffali, fino a raggiungere il retro e scappare dalla porta di emergenza. Corse verso il bar vicino e chiamò il suo amico, dicendo cosa era successo.

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-Sei al sicuro?- Chiese Gabriel.

-Sì...ma temo per Egor...Gab...-

-Si stanno già muovendo, saranno là fra qualche minuto, sta tranquilla...-

-O...ok...-

Guardando verso il suo negozio, vide arrivare un paio di camionette SWAT, e da quelle scendere una ventina di persone vestite come squadre d'assalto, con protezioni di ogni genere, e dei passamontagna a coprire i loro volti.

Uscì dal bar e si avvicinò, ad una macchina della polizia, dicendo chi era.

Il poliziotto fece un gesto con la mano verso alcuni uomini che videro Aghate e annuirono all'uomo che la lasciasse passare.

-Cosa è successo?-

-S...Simon?- Balbettò la donna.

L'uomo scosse il capo. -Finn, il suo gemello...-

Aghate gli raccontò di cosa era successo. E vide la squadra entrare sfondando la porta che era stata chiusa dall'interno.

-Hai visto quanti erano?-

-N...No...Egor mi ha...solo detto di scappare e di chiamare Gab...-

Lo vide portare più vicino alle labbra un microfono collegato ad un auricolare. Dire un paio di parole e poi accompagnarla su una delle camionette SWAT. -Resta qui...-

Dentro la camionetta c'era un uomo che controllava dei monitor, sui caschi avevano delle cam che mandavano in diretta le immagini.

L'uomo le diede una bottiglietta d'acqua. E tornò a visionare le immagini.

Aghate dietro di lui guardava il suo negozio che era stato completamente messo a soqquadro.

-Chi...chi può essere stato?- Balbettò.

L'altro la guardò. -Non volevano te, non ti avrebbero lasciato andare via viva...-

-Egor? Do...dove è Egor...-

Vide negli schermi delle macchie di sangue a terra che andavano nel retro e all'uscita di sicurezza, per poi sparire appena fuori.

-Lo devono aver preso...- Disse una voce da un microfono.

-Controllate tutto, chiudete le porte in modo che non si possano aprire, finché non le faremo riparare, e rientriamo alla base...- Disse l'uomo vicino ad Aghate.

-Tu...tu...chi sei?-

L'uomo si tolse il passamontagna. -Sono Ike, il marito di Finn...- Le disse.

Lei annuì.

-Appena rientrano tutti, andiamo alla base, ci saranno Gabriel e Derek che si prenderanno cura di te.-

L'altra annuì, tirando su con il naso.

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