CAPITOLO 6

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CAPITOLO 6

Valentino uscì dal bagno con dei vestiti che ormai Francesco non usava più da tempo, ma che comunque gli andavano larghi. Nel frattempo il suo amico gli aveva preparato una cioccolata calda. I due si sedettero su un divano a penisola uno accanto all'altro, con di fronte un tavolino di vetro sul quale Valentino appoggiò la tazza bollente, e più in là un grande televisore posto su un mobile lungo la parete.

"Partitina a Fifa, Cap?" disse Francesco.

"Non mi va tanto. Mi scoppia la testa"

"Mh, d'accordo. Gioco io" e accese la PS4. Poi riprese "Se vuoi parla, ti ascolto anche mentre faccio il culo a qualcuno".

"Sì, mi servirebbe proprio sfogarmi", prese la tazza dal tavolino, soffiò un po' sul contenuto e iniziò a sorseggiare la cioccolata. Pose nuovamente la tazza sul tavolo e si scrocchiò le dita delle mani, come se avesse dovuto iniziare a costruire un qualcosa di complesso.

"Prima di tutto che ci facevi a quest'ora alla finestra al posto di dormire?"

"Ah, lo sai Cap. Mi sono preso un anno sabbatico e il tempo passa in modo molto confuso quando non si ha nulla da fare. Ho dormito tutto il mattino e sono rimasto a sonnecchiare tutto il pomeriggio, ormai una routine. Praticamente mi sono svegliato per cenare e non mi è più venuto sonno. Volevo fumarmi una sigaretta vedendo le macchine che passano per strada e lanciando qualche insulto per manifestare il mio odio contro il mondo, come facevo con i tacchetti sulle caviglie degli avversari. Ah, bei tempi! Comunque, prima di aprire la finestra non mi ero accorto che stesse piovendo. Quindi ho avuto il tempo per vedere una testa di cazzo lì da sola sotto la pioggia."

"Continuando a vivere così non combinerai un cazzo"

"Già, ma in questo momento mi verrebbe da dirti la stessa cosa. Guarda come sei ridotto Cap."

Era da tempo che Valentino non veniva chiamato "Cap". In squadra lo chiamavano un po' tutti così, era il capitano che tutti desiderano. Era quello che si faceva metri e metri di campo se ti vedeva in difficoltà, quello che ti toglieva di torno gli avversari con i suoi movimenti intelligenti, quello che amministrava i palloni a tutta la squadra senza sbagliare mai, era quello che ti dava la mano quando cadevi e non avevi più voglia di rialzarti. Lui era fatto così, aveva l'atteggiamento da leader.

"Da dove iniziare..." ruppe il silenzio Valentino "te la ricordi Aurora? Beh è tornata."

"In che senso?"

"È tornata nella mia vita. Sai, stavo iniziando a conoscere una nuova ragazza e sembrava interessarmi per davvero, ma ad un tratto è sbucata lei. Mi ha portato a casa sua e ha provato a portarmi a letto"

"Cielo! Aveva l'intimo abbinato?"

"No Fra, l'intimo non ce l'aveva proprio"

"Ohoh Cap, subito al sodo"

"Ma che. Noi uomini non siamo tutti come te. Io la amavo, per lei ho sofferto. Non farei sesso con una qualunque senza sentimento, figurati con Aurora, senza sapere cosa prova lei, cosa provo io."

"Sei sempre così labirintico quando parli" disse Francesco subito dopo aver inveito per aver preso palo pieno su un'azione perfetta.

"Lo so, me lo dicono in molti. Ma nessuno capisce. Vabbè, non so che fare. Io non so cosa provo, non so se posso fidarmi."

"Parla e basta, ad aprirti gli occhi ci pensa il caro vecchio Ciccio".

"Io temo di essere ancora innamorato di lei, e se non è amore sarà sicuramente un qualcosa di forte. Forse è la nostalgia delle nostre abitudini, il feeling che avevamo a letto, il fatto che lei conoscesse già tutto di me. Non lo so."

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