Quella notte però non fu così serena come previsto. Si rigirava nel letto facendo incubi continui, si svegliava con l'affanno e piangeva silenziosamente nel sonno, lamentandosi continuamente. Cercavo di aiutarlo ma prontamente mi respingeva e si scansava. Non mi sembrava neanche lui.
I primi raggi del sole filtravano dai fori delle persiane della camera di Maxence. Fissavo il soffitto con la testa poggiata sulla testiera del letto. Avevo cercato di prendere meno spazio possibile per farlo stare più comodo. Sentì Maxence muoversi al mio fianco e finalmente si svegliò mettendosi seduto. Il suo sguardo era totalmente assente e i suoi occhi erano vitrei, ridotti ad una fessura, così come la bocca, serrata in una dura linea. Mi sporsi verso la sua visuale e finalmente posò il suo sguardo su di me. "Ciao", dissi semplicemente. Mi scrutò per un attimo il volto prima di iniziare a parlare. "Hai gli occhi rossi e gonfi, non hai dormito tutta la notte. Per quanto pensi ancora di farmi da badante?". Aggrottai la fronte stranito dal suo tono di voce così freddo e duro. "Io non ho fatto da badante a nessuno-" risposi cercando di prendergli la mano ma, come fece per tutta la notte, si ritrasse immediatamente. "Ascolta Axel, non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a dormire, so farlo benissimo, sono bipolare non stupido." e detto ciò si fiondò nuovamente sotto le coperte, tirandole fino alla testa. Sospirai e mi alzai dirigendomi verso la porta per poi scendere le scale di fretta.
Andai giù in cucina a bere del caffè. E' vero, non avevo dormito tutta la notte e avevo gli occhi pesanti. In cucina c'erano solo mia nonna e mia madre che parlottavano tra di loro ma appena notarono la mia presenza smisero subito. Le guardai accigliato e sbuffai, versandomi del caffè in una tazzina. Mia nonna si dileguò velocemente sentendo il telefono squillare in soggiorno e rimasi solo con mia madre. Presi posto in una sedia a tavola e sconfitto poggiai la testa nella superficie fredda di quest'ultima. Mia madre si avvicinò cauta e mi mise una mano fra i capelli. "Non hai dormito vero piccino?" non risposi e alzai la testa per guardarla. Esitò un pò prima di continuare a parlare. "Come sta?". Mi stava guardando in una maniera troppo strana. Conoscevo quello sguardo. "Mamma.." sospirai e mi gettai fra le sue braccia. Mi strinse a se e sospirò come a dire <lo sapevo.>
"M-mamma..i-io.." balbettavo e non sapevo che dire, lei già aveva capito tutto. "Va tutto bene Axel." disse con un tono d voce decisamente sicuro e mi prese il viso tra le mani costringendomi a guardarla. "I-io non so come sia successo.." provai a continuare il mio discorso ma lei mi bloccò. "Aspetta, ti stai davvero giustificando? Certo che non hai preso niente da me!" disse con l'intento di strapparmi una risata, ed in effetti lo fece. "Non ci provare nemmeno Axel, non sentirò mai uno <<scusa mamma, mi sono innamorato>> da parte tua. E' chiaro?" e di nuovo quel tono che non ammetteva repliche. "Io n-non sono innamorato.." arrossì violentemente e nascosi la testa nella sua spalla. Lei rise. "Ascolta tesoro, Maxence ci tiene davvero a te. Ieri sera quando gli è cominciato l'episodio è venuto da me e ti cercava." Mi tirò il viso per guardarla nuovamente e io spalancai gli occhi. Maxence era andato a cercarmi da mia madre? "Che ti ha detto?" gli strinsi una mano e lei mi diede un bacio nella fronte. "Ti cercava piccino. Stagli vicino. Adesso Maxence non starà nel migliore dei modi, ma devi semplicemente aspettare che riemerga su e lo farà prima che tu te ne accorga." Chiusi gli occhi per un attimo, mi poggiai contro lo schienale della sedia e sospirai. "Grazie mamma."
Ma lei stava guardando dietro di me, e mi fece un segnale con lo sguardo. Mi girai e mi ritrovai Maxence che si strofinava gli occhi che si avvicinava alla caffettiera. "Vado a fare la spesa, a dopo cherì." mi salutò con un bacio sulla guancia e le sorrisi triste. Mi stava guardando tipo per dire <<va tutto bene>>.Prese posto a tavola, dal lato opposto al mio. Non mi guardava neanche per sbaglio, fissava il vuoto e contemplava la sua tazzina di caffè, dalla quale ogni tanto ne beveva un sorso. Capì che era inutile restare li seduto a guardarlo, gli avrei solo dato fastidio in quel momento. Mi alzai e posai sul lavello la tazza di caffè che non avevo neanche bevuto e feci per andarmene in camera mia, quando la sua voce catturò la mia attenzione. "Axel?" mi girai e tornai indietro per guardarlo. "Si?" cercai di mantenere il mio tono di voce quanto più neutro possibile anche se internamente stavo esultando. "Quando torna tua madre, dille che non ci sarò a pranzo." detto ciò, nella frazione di pochi secondi, lasciò la sua tazza nel lavello, accanto alla mia e mi sorpassò andando verso le scale, per probabilmente rintanarsi nuovamente in camera sua.
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Parfois. || Maxel ||
RomansaEstate del 1982. Marsiglia, Francia. Una data che Maxence e Axel non dimenticheranno facilmente. (volevo dire in anticipo che farò dei riferimenti alla serie TV in sè "Skam" e ad alcune parti dell'omonimo film "Call me by your name." La storia sar...