Dopo quell'episodio, passò una settimana, da quel giorno praticamente a stento ci rivolgemmo la parola se non per le cose essenziali come "Mi passi l'acqua?" o "Posso usare il bagno?", insomma, solo perché eravamo in un certo senso costretti. Forse era stata tutta colpa mia. Non dovevo comportarmi in un modo così infantile. Magari, è proprio dopo quello che era successo nel bosco che gli ho confermato di essere un immaturo (essendo più piccolo di lui di 3 anni. Ed era proprio così da un lato, io davanti a lui mi sentivo più piccolo che mai, ogni gesto che compiva mi trasmetteva tanta maturità, come parlava. Io mi sentivo solo ridicolo ed infantile. Non ho parlato però poi così tanto con Maxence quindi non sapevo proprio con certezza che il motivo fosse quello. E avrei voluto continuato a non saperlo. Non avrei sopportato l'idea di sapermi ridicolo agli occhi di uno più grande di me. Ma in generale ho sempre odiato quando le persone mi valutavano immaturo a primo impatto.
Stavo preparando lo zaino con le cose essenziali per passare la serata in tenda. Qualche pacchetto di patatine, una coperta da mettere nel sacco a pelo, la mia macchina fotografica che gira pure i filmini (si praticamente avevo risparmiato un anno di paghetta per potermi permettere questo affare.) e i miei occhiali da sole, che avrei messo appena sceso di casa. Era tutto pronto, così mi carico lo zaino sulle spalle e scendo giù ad aspettare Maxence. E bene si, ci sarebbe stato pure lui. I miei amici erano tutti fin troppo d'accordo per far si che non glielo chiedessero, quindi no potevo mica deviare, anche perchè, non me ne importava niente.
Finalmente scese e, okay, era vestito benissimo. Aveva uno stile così particolare, così diverso da qualsiasi altra persona che io abbia mai visto in vita mia. Ma gli si addiceva maledettamente bene. Suonò il campanello, segno che la cerchia era arrivata. Aprì la porta e li vidi aspettare appoggiati alla macchina. Andai verso di loro e li salutai per poi posare le valigie nel cofano. Erano le 4 di pomeriggio, e avevamo deciso quell'ora perchè nessuno voleva svegliarsi alle 6 del mattino, quindi optammo per un orario comodo. Il tragitto fu molto piacevole, c'eravamo messi a cantare e a ridere per delle cose stupide, ma tutto ciò mi piaceva tanto, a me sono sempre piaciute le cose semplici. Non so perchè ma pensavo sempre al fatto che io nella mia vita avrei voluto fare cose che poi avrei voluto ricordare col sorriso, quindi cercavo di godermi al massimo anche quelle piccole cose che facevano per me dei ricordi.
Arrivammo nel luogo dove dovevamo soggiornare circa due ore più tardi, quindi iniziammo a montare le tende. In tutto eravamo: io, Maxence, Charles, André, Corinne, Inés, Clément il cugino di André, Alexia la migliore amica di Corinne e poi Diane e Tristan, amici di Alexia e Clément. Insomma, eravamo più che numerosi. Sistemammo un piccolo focolare al centro delle tende e poi ci mettemmo a mangiare attorno al fuoco.
"No ti giuro è stato troppo figo, si scivolava che era una meraviglia! E poi la piscina era gigantesca." stava raccontando André, di alcuni residui di una giornata agli acquascivoli. "Come fate a rilassarvi al mare con le urla dei bambini, stando costantemente sudati e sporchi di sabbia." intervenni disgustato dall'idea di andare al mare. "Abbiamo capito che odi l'estete ma non spezzare nostri sogni." rise Clément facendo scappare qualche risatina anche agli altri, compreso Maxence che quella sera era particolarmente silenzioso. "Max come mai non parli sta sera?" mi lesse nel pensiero Inés. Lui fece spallucce. "Non sono un amante del mare nemmeno io, non saprei che raccontarvi." si giustificò. "Ah ho capito! tu e Axel la coppia perfetta." disse Charles facendo ridere tutti. Tutti tranne me e Maxence che ci guardammo per un lasso di tempo negli occhi. "Corinne, per favore dormi con me in tenda che non mi sento bene." disse Inés tenendosi con una mano le tempie e con l'altra lo stomaco. "Ma come mai?" chiese Charles. "Emicranie, le ha sempre, e le viene anche senso di nausea, una dormita e si rimetterà in sesto." rispose Corinne, accarezzando la schiena della sorella. "Oh ma si son fatte le due di notte, andiamo a dormire?" chiese Tristan sbadigliando. Tutti annuimmo e cominciarono ad andare nelle tende prendendo i rispettivi sacchi a pelo e zaini. Nelle tende c'era spazio per due persone soltanto, così, Charles e André andarono insieme.
Corinne e Inés naturalmente insieme, così come Alexia e Diane e Tristan e Clément. Era così scontato? Era come se fosse ovvio che saremmo rimasti noi due, e che noi due avremmo dovuto condividerla. Erano tutti in tenda quando io e Maxence ci guardammo, capendo che avremmo dovuto necessariamente stare in tenda insieme, che tra le altre cose, era quella situata un po' più lontano rispetto alle altre.
Benissimo, pensai, è proprio il mio giorno fortunato. Sbuaffai lievemente e presi le mie cose, andando in tenda.
In altri momenti non mi sarebbe dispiaciuto per niente che fossi capitato con Maxence, ma non ci parlavamo da quasi due settimane, e non sapevo che dire né come comportarmi. Entrò poi anche lui, molto silenziosamente. Stendemmo i sacchi e ci ficca mo dentro. Devo ammettere che faceva abbastanza freddo. Così, presi a sfregarmi le mani.
"Vuoi una felpa?" mi chiese ad un tratto, rompendo quel silenzio. Quasi mi spaventai, davvero.
"No tranquillo." dissi in po' con i denti che svattevano. "Sei proprio cocciuto eh?" rispose aprendo il suo zaino e tirò fuori una felpa nera, che ovviamente a me avrebbe calzato molto più grande dato che ero molto più basso di lui. "Forza, non accetto un no" disse molto serio porgendomela. Lo guardai, non me la sentì di dirgli no, stavamo ricominciando a parlare, e dire no sarebbe solo stato un gesto di scortesia. Così, presi la felpa e lo ringraziai, mettendomela. Era totalmente pregna del suo profumo e questa cosa mi stava facendo impazzire. "Meglio?" mi chiese sorridendomi dolcemente. Mi sciolsi, davvero. Era incredibile come riusciva ad essere così tante persone nello stesso tempo. "Avrò fatto qualcosa di tanto sbagliato." dissi.
Dovevo capire perché non mi aveva parlato in quei giorni, ero fin troppo curioso. "Che intendi?" mi chiese, non capendo di ciò che stavo parlando.
"Non mi parli da quasi due settimane." dissi infine in modo diretto. Lui mi guardò pe run attima quasi stupito. "Io pensavo che tu fossi tu ad avercela con me!" esclamò ovvio. "E perché mai?" chiesi ridacchiando. "Non lo so, ma non hai fatto niente." rispose poi alla coma da di prima. "Posso azzardare un menoamale?" dissi poi voltando i totalmente verso la sua direzione. "Beh in fondo ti capisco, non parlarmi per più di sette giorni sarà stata proprio un'agonia." scherzò in modo molto teatrale e avvicinandosi un po' più verso la mia direzione. "Da morire." gli ressi il gioco.
Ci guardavamo negli occhi sorridendo e con i volti molto più sereni di prima. "E così siamo una coppia perfetta." disse poi prendendo a giocare con il laccio del cappuccio della felpa che mi aveva dato. "Può darsi." risposi, e cercai con tutto me stesso di non arrossire, mentre fissavo i suoi movimenti.
"Tu ne hai sonno?" mi chiese poi.
"Per niente." ridacchiai.
"Che ne dici se usciamo da qui?" chiese ancora mettendosi seduto e mi guardava aspettandosi una risposta positiva. "E dove andiamo?" mi misi seduto anch'io e continuai a domandargli. "Non lo so" disse ovvio e aprì la tenda, uscendo subito dopo.
Così mi alzai anch'io e lo seguì.
Notai man mano che ci allontanavamo dalla nostra tenda che alcune piccole goccioline mi cadevano sul naso. Dedussi che stava per cominciare a piovere. Però non dissi nulla, magari era solo una mia impressione. Camminavamo accompagnati da un confortevole silenzio, non come di quello di prima durante il falò, un silenzio molto più intimo e confortevole. "Verso di là c'è il fiume, andiamo lì?" mi chiese girandosi a guardarmi. Indicò un punto dietro gli alberi che portava al fiume li vicino. Mi stesi nell'erba per guardare le stelle ma in realtà si vedevano solo grossi nuvoloni. "Ti sei accorto che tra pochissimo tipo inizierà a piovere?" dissi poi avvertendolo che da li a poco, se non fossimo andati via prima, saremmo tornati in tenda bagnati fradici. "Si." rispose come se fosse la cosa più ovvia da dire in quel momento. "Tu non hai regole di niente." risi e scossi la testa divertito, per poi alzarmi il cappuccio della felpa e mettere le mani in tasca. "Le regole sono solo un'invenzione di chi non ha mai avuto coraggio." rispose diretto come poche volte lo era stato con me fino ad allora. "E tu hai questo coraggio?" risposi. "Non voglio impressionarti, o, metterti paura." credo mi stesse sfidando. "Paura? Tu non mi fai paura." dissi poi guardandolo dritto negli occhi. Si avvicinò un pò più a me e scosse la testa. "Okay." disse semplicemente. Cominciò a piovere ed anche abbastanza forte. Non riuscì a dire nient'altro. Gli presi una mano e la portai vicino al mio viso. La osservai attentamente prima di poggiarla sulla mia guancia e accoccolarmici contro. Mi guardò e sembrava che stesse trattenendo il fiato. "Io non potrei mai avere paura di te." ribadì. Fu un attimo. Mise l'altra mano libera dietro il mi collo e fece unire le nostre labbra. Mi sentivo sudare freddo nonostante fossi sotto la pioggia. Più mi baciava e più avevo voglia di quelle labbra e di lui. Ci staccammo per guardarci negli occhi e sorridemmo come due bambini. Ci stringemmo sotto il continuo tamburellare della pioggia sui nostri indumenti, lontani da occhi indiscreti.
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Parfois. || Maxel ||
RomansaEstate del 1982. Marsiglia, Francia. Una data che Maxence e Axel non dimenticheranno facilmente. (volevo dire in anticipo che farò dei riferimenti alla serie TV in sè "Skam" e ad alcune parti dell'omonimo film "Call me by your name." La storia sar...