mi votu e mi rivotu

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Il suo nome era Gianluca Pericolo.
Da bambino, era stato molto malato. Giusto quando i dottori avevano perso le speranze, Passione era intervenuta e lo aveva salvato. Lui e suo padre, Nunzio Pericolo, entrarono nell'organizzazione per ripagare quel debito.
Sei mesi fa, era venuto a conoscenza della morte di suo padre. Suo padre si era puntato una pistola alla tempia, e aveva premuto il grilletto.
La maggior parte degli uomini vedrebbe ciò come un suicidio. Gianluca non era la maggior parte degli uomini.
Papà ha dato la vita al Boss per la mia.
Sapeva che questa era la verità. A suo padre era stata data una missione tanto segreta che non aveva detto nemmeno una parola su di essa a suo figlio. Certo che vi sarebbe stato uno sconvolgimento in Passione, egli aveva assemblato i suoi uomini, preparandosi al peggio. Meno di una settimana più tardi, il Boss aveva rivelato la propria identità a tutti. Tutti erano scioccati...tutti tranne Pericolo. Aveva fatto visita ad ogni caporegime a turno, disarmato, allettando i loro sospetti.
"Giurare lealtà incrollabile a Giorno è la scelta giusta." gli predicava.
Suo padre aveva dato la vita per mantenere Passione stabile; adesso era il suo turno. In cambio del suo impegno, gli era stato dato tutto il territorio che suo padre aveva gestito, elevandosi con velocità ad una posizione importante per mano del Boss, lavorando direttamente al di sotto di Guido Mista.
Ma non ne andava fiero. Quello era il lavoro di suo padre; lui aveva semplicemente preso il posto di suo padre. Lui si manteneva umile, ad una rispettosa distanza.
Non appena Pericolo aveva ricevuto il messaggio, era andato a riferirne il contenuto al Boss.
"Mi perdoni," disse lui.
Il capo era in una biblioteca a Napoli, al servizio della scuola media, superiore e dell'università. Il capo era, ufficialmente, uno studente qui. Raramente partecipava alle lezioni, ma quando desiderava rimanere solo con i suoi pensieri veniva spesso qui- o almeno, nella notte, quando non vi era nessuno studente.
La libreria non era ancora aperta, quindi le luci erano spente. Pericolo si incamminò nel buio. I bibliotecari sapevano bene di non dover interferire con gli affari dell'organizzazione, e non si facevano vivi quando lui era lì.
Non c'era nessun rumore da nessuna parte. Nessun rumore salvo l'eco dei suoi passi.
Più si addentrava, più i libri diventavano vecchi, finché non vi furono solo libri in latino.
Un ragazzo era nel reparto di storia dell'arte, seduto su un alto sgabello progettato per raggiungere gli scaffali più elevati, sfogliando un libro. Politicità di Michelangelo, di Giorgio Spini.
"La sto disturbando?"
Il ragazzo mosse un dito, indicandogli di procedere.
Pericolo si inchinò, ed iniziò, "Abbiamo ricevuto un rapporto da Cannolo Murolo, dai servizi segreti. Hanno sconfitto il leader della Sezione Droghe, Vladimir Kocaqi. Ne rimangono solo tre."
"Un peccato," disse il ragazzo. "Era un brav'uomo."
Lui stesso aveva emesso l'ordine, ma portava comunque rispetto.
Come spesso faceva, Pericolo ammirò il timbro della voce del ragazzo; aveva la solenne dignità dell'organo a canne che suonavano in chiesa.
"Non è ancora affatto finita," aggiunse il ragazzo.
Pericolo si rizzò.
"Sì, temo sia così. Il messaggio non parlava di Massimo Volpe. Kocaqi deve aver attaccato da solo per guadagnare tempo per far fuggire la sua squadra. Loro non sono ancora stati localizzati."
Il ragazzo annuì, e riportò lo sguardo sul libro. C'era eleganza nel modo in cui girava le pagine che era una meraviglia per gli occhi.
"Altre istruzioni?"
Il ragazzo mosse un dito. Nessuna necessaria.
" è certo di non volere me e dei miei uomini per questa missione? Vista la forza dei bersagli, abbiamo mandato così poca gente alle loro calcagna..."
Lo aveva già proposto in precedenza. Il ragazzo non lo degnò nemmeno di una risposta. Ripetersi era inutile.
"Se potessi chiedere una cosa...?" chiese Pericolo, radunando tutto il suo coraggio.
Il ragazzo annuì.
"Lei si fida di Fugo? Trovo difficile poggiare su di lui la mia fiducia. Mio padre ha dato la vita per la missione che lui ha scelto di disertare. Abbandonando i suoi compagni di squadra ed una ragazza innocente per salvare sé stesso. Dare ad un uomo come lui una missione così importante... sembra poco saggio."
Era completamente preparato ad essere rimproverato per quell'affermazione, ma il ragazzo non era nemmeno un po' arrabbiato.
"So cosa intendi." Disse egli.
"Allora... perché?"
Non arrivò nessuna risposta. Pericolo fu costretto a lasciar cadere l'argomento.
"Dovrei mettere sotto torchio la polizia siciliana, farli stare all'erta per Volpe?"
Ancora una volta, il ragazzo agitò il dito.
Quello che disse subito dopo fece strabuzzare gli occhi fuori dalle orbite a Pericolo.
"Cosa?! Cosa intende, loro ci diranno dove sono?"

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