Seconde Chance

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«Hai detto che ci sono creature talmente potenti che potrebbero riuscire a rompere il sigillo sulla mia schiena. A chi ti riferivi?» Se fossi riuscita a trovarli forse avrei potuto avere delle risposte.

«Creature con le quali è meglio non avere nulla a che fare. Vivono nel sottosuolo, lontano da tutti gli altri. Sono tenute lontano, anche da Yongjundar, nonostante abbiano richiesto la sua protezione come tutti noi.»

«Demoni?» chiesi, fermandomi.

«Ci sono creature peggiori dei demoni.» Spiegò, sferzando l'aria con la coda

«Io non ho paura.» Mi era stato insegnato a non temere niente, la paura è il più grande nemico di un cacciatore.

«Yongjundar non ti lascerà andare da loro. Dovrai cercare di convincerlo a farlo e non sarà facile.»
Mi lanciò un'occhiata, mentre ci fermavamo accanto ad un ruscello dall'acqua cristallina, probabilmente unico vero elemento naturale, e non magico, di quel luogo.

«Il drago ha intenzione di farmi morire di freddo in una cella. Non mi lascerà andare, lo so.»
Non avrebbe risolto niente tenendomi segregata, tanto non potevo andare da nessuna parte e, di sicuro, non potevo essere un pericolo per lui ed il suo popolo, anche perché sarebbe stato un vero e proprio suicidio torcere anche solo un capello ad una delle creature.

«Ti ha dato una coperta, mi pare. Forse, non vuole farti morire di freddo in una cella. Inoltre questo posto è il più adeguato per te, non credi?» domandò, inclinando il muso di lato. «Risparmiami il fatto che tutti ti odierebbero per il tuo passato. Sei una creatura magica anche tu.»

«Mi stai suggerendo di restare qui?» chiesi sorpresa, guardandolo con diffidenza. Avevo seri problemi a fidarmi di chiunque e dubitavo seriamente che mi avrebbero accolta a braccia aperte nel luogo di degenza di coloro che avevo contribuito a sterminare.

«Perché ti sembra strano? Hai altri luoghi in cui andare?» domandò, sbuffando appena, scuotendo il collo e muovendo appena i sottili crini della criniera, simili a fili d'argento. «Cosa c'è che qui non ti va bene?»

«Non ho nessun luogo in cui andare. Sono stata cresciuta come una cacciatrice, non so fare altro. Mi è stato insegnato che fidarmi degli altri può essere letale.»
Non avevo mai incontrato qualcuno che non volesse vedermi morta. Il cacciatore dagli occhi grigi mi aveva insegnato a diffidare degli altri cacciatori per via del colore delle mie iridi, e delle creature magiche per via delle vesti che indossavo e per il fatto che simpatizzare con uno di loro equivaleva ad essere come loro.

«Ti hanno insegnato bene. Ma non è proprio così. Te lo posso assicurare. Spesso è necessario fidarsi degli altri.» fece una pausa, guardandosi attorno prima di tornare di nuovo su di me. «Yongjundar mi ha detto che il tuo mentore è Lothar.» ammise, sorprendendomi nel sentirlo chiamare con il suo nome. «Di lui ti sarai fidata no?»

«Si è sbarazzato di me, provava disgusto ogni volta che mi guardava. Evidentemente non avrei dovuto fidarmi neanche di lui.» replicai con tono cupo. Lothar era la persona che maggiormente mi aveva ferita.

«Ma in missione ti fidavi? Certo, purtroppo resta sempre un umano e gli umani tendono a comportarsi in maniera strana. Ma per noi è diverso.»

«Mi ha tirata su per dieci anni, insegnandomi tutto quello che so. Siamo andati in missione insieme un numero infinito di volte. Ho eseguito gli ordini, fatto del mio meglio, gli ho guardato le spalle... eppure, non riusciva a guardarmi, non vedeva altro che un mostro. Appena ha potuto mi ha scaricata, sapendo che per me avrebbe significato la morte. È da stupidi fidarsi!» mi bruciava terribilmente il suo tradimento, più del fatto che non mi avesse mai davvero visto come una donna.

L'ultimo nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora