L'amante del Drago

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Tornammo di sopra, nella zona adibita agli alloggi del drago. «Non potrai andare in giro da sola. Inoltre alcune stanze sono solo mie e non può entrarci nessuno.» Spiegò senza guardarmi. «Salvo che non voglia io stesso che tu ci entri!»

«Sì, d'accordo.» Niente di nuovo, stessa politica della Gilda. «Sono a mio agio con queste regole.» Mi soffermai poi a guardarlo, restando qualche istante in silenzio. «Cosa devo indossare? Avete un'uniforme?»

«No, puoi indossare quello che preferisci, tranne gli abiti da cacciatrice, ovviamente. Kalia ti aiuterà a scegliere dei vestiti. Ti seguirà lei e se avessi delle domande sarà il tuo riferimento.»

«Ci sarà anche quell'elfo insopportabile? Vargas?»

Lui non lo tolleravo proprio. Non avevo nulla contro quelle creature, ma dall'inizio l'elfo mi aveva dimostrato tutto il suo astio, senza nasconderlo. Sebbene sapessi il perché e ne capissi le ragioni, non riuscivo proprio a sopportarlo.

«No, lui no. Ha già espresso quello che pensa di te e non è il caso che lavoriate assieme.»

«Tanto meglio. Penso che non avrei potuto prenderlo a pugni.» osservai sorridendo divertita.

«Mi Basta che tu non lo uccida!» sghignazzò lui. «Per il resto potete anche regolarvi i conti tra di voi.»

«Buono a sapersi.» gli risposi senza guardarlo.

Mi portò fino a una delle sale principali, dove Kalia ci venne incontro. «Da oggi in poi dovrai occuparti di lei, finché non sarò certo di potermi fidare.» le spiegò, lanciandomi poi un'occhiata. «Dalle una stanza e degli abiti da indossare!»

Aveva ordinato cosa doveva essere fatto senza tergiversare troppo o perdere tempo, per poi avanzare senza più degnarmi d'attenzione, mentre lei chinava il capo, rispettosa.

«Si mio signore!» rispose, tornando poi a guardarmi.

«Se ho bisogno di parlare con te devo aspettare che mi chiami?» chiesi al drago, avvicinandomi di più a lui nonostante sembrasse aver chiuso la questione.

«Basta che tu lo dica a Kalia o che mi venga a cercare direttamente. Se non sarò nelle mie stanze, non ci saranno problemi!» disse tornando a guardarmi.

«Va bene.» Annuii, per poi andare verso l'elfa. «Ti ringrazio, drago.»

«Vostra maestà, o vostra altezza.» sottolineò, lanciandomi un'altra occhiata. «Ricorda che qui dentro sono io che comando. Questa è la mia tana, non dimenticarlo, Antea!» Il tono che utilizzò non aveva nulla di sarcastico o ironico, anzi, fu tanto basso da farmi rizzare di nuovo i capelli sulla nuca.

Mi voltai verso di lui, in reazione a quanto avevo udito, non capivo quella sensazione che mi provocava, non era paura e neppure ribrezzo, era strana. «Non lo dimenticherò, non temere.» Gli sorrisi brevemente prima di seguire l'elfa, non vedendo l'ora di ficcarmi in un letto vero e mangiare qualcosa.

Kalia non aggiunse altro, voltandosi e iniziando a camminare dalla parte opposta a quella dell'enorme creatura.

Si fermò dopo poco di fronte a una porta, aprendola e anticipandomi dentro. «Non è gran che, ma almeno non è una cella.» considerò, restando fredda.

La stanza era ampia, chiusa su tutti i quattro lati, con un semplice letto di legno con sopra materasso, cuscino e coperta. Qualche armadio che, notai, era comunque di fattura pregiata ed elegante, nonostante l'apparenza spartana dell'alloggio.

Dopotutto era la tana di un drago. Non dovevo sorprendermi di trovare oggetti simili, per quanto ai miei fini mi era indifferente l'estetica o la bellezza di un semplice armadio, l'importante è che avessi potuto appendervi dentro gli abiti e gli oggetti che mi avrebbero dato. Alla Gilda mi avevano insegnato a non dare valore ai beni materiali, non dovevo desiderare nulla, né possedere qualcosa che non fosse essenziale per un cacciatore.

L'ultimo nido del DragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora